TROPPO BRUTTO PER NON ESSERE VERO

L’assassinio di Prigozhin non poteva non suscitare mille interrogativi. E mille risposte dei giornalisti, purtroppo tutte diverse e spesso contraddittorie. La Russia si è confermata quel “rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma” di cui parlava Churchill. E in regime di dittatura e di guerra, forse in Russia respirano di nascosto. I nostri giornalisti hanno fatto quello che hanno potuto: spiegare un mondo chiuso a riccio e più proclive alla menzogna che alla verità è impresa cui nessuno è adeguato.
 In Occidente alcuni sono arrivati a mettere in dubbio che il morto fosse proprio Prigozhin: benché i russi abbiano subito detto che si trattava proprio di lui. E chi poteva saperlo meglio di loro? Altri hanno dubitato della responsabilità di Putin, come se un missile sol-air fosse alla portata del primo che passa, capace anche di usarlo contro un aereo che vola a un chilometro d’altezza. Altri, più concreti, si sono lanciati nell’impresa di cavare il deducibile dai pochi fatti sicuri. Altri infine hanno tentato di rispondere a domande più generali e più difficili. Una su tutte: dopo questo crimine Putin è più forte o più debole?
 Notevole il fatto che, immediatamente dopo la tragedia, in Russia nessuno abbia fatto un commento che sia stato riferito in Occidente. Evidentemente tutti aspettavano di sapere quale, fra le differenti bugie (o verità, in Russia è lo stesso) Putin avrebbe scelto di raccontare, per poi allinearsi su quella versione. Il dittatore infatti poteva rivendicare apertamente il fatto per terrorizzare tutti, dimostrando che cos’era disposto a fare per punire “i traditori”. Poteva rifugiarsi nella pretesa mancanza di dati certi, tanto da dover “aspettare le risultanze dell’inchiesta”. Poteva, come al solito, dare la colpa a Kiev o poteva spingere l’audacia fino a negare ogni responsabilità, e il cinismo fino ad offrire le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. Ora sappiamo che alla fine Putin ha scelto quest’ultima versione.
 Qualcuno si chiederà: “Ma è possibile spingere così lontano la mancanza di scrupoli?” La risposta non solo è “sì”, ma è addirittura “ovviamente sì”. Tutta la storia russa è costellata da crimini ad alto livello, tanto che, riguardo a Mosca, il detto: “È troppo brutto per essere vero” diviene: “È tanto brutto da essere sicuramente vero”.
 Non è che qui si voglia dire particolarmente male della Russia. È che la Russia ha tendenza alla tirannia e la tirannia al crimine. Gli zar hanno dato il buon esempio e in seguito abbiamo avuto il recordman mondiale: Stalin. Putin, in questo senso, non rappresenta una totale novità. Ed è quasi divertente vedere molti che, scandalizzati, ricordano che Putin aveva assicurato l’impunità, a Prigozhin: come se la parola data valesse qualcosa, per i dittatori.
 E per dimostrare che la Russia non ha l’esclusiva di storici crimini premeditati, ricordiamo come cominciò la Seconda Guerra Mondiale. Hitler voleva poter affermare che la Germania era stata attaccata (cosa contraria ad ogni evidenza) e per dimostrarlo fece vestire dei soldati tedeschi da soldati polacchi e questi fecero finta di attaccare la frontiera tedesca. I tedeschi li uccisero, credo di ricordare, e quello fu ufficialmente il pretesto per invadere la Polonia. Stalin negò sempre, contro ogni evidenza, perfino la responsabilità per i massacri di Katyn. Per un tiranno la verità non è un valore.
 Nel caso della morte di Prigozhin si è verificato qualcosa di molto curioso. Dopo la marcia verso Mosca, tutti si aspettavano che Putin punisse il “traditore” e non poteva non averci pensato l’interessato. Soprattutto tenendo conto della lunga lista di persone cadute in disgrazia e morte a causa degli “incidenti” più fantasiosi. E allora come mai era rimasto, o tornato, in Russia?
 A mio parere Prigozhin si sarà fidato della parola di Putin e della sua esperienza in materia di delitti per non esporsi al rischio di un attentato. Del resto aveva un esercito – o quel che ne era rimasto – pronto a fargli da guardia del corpo. Ma ha commesso un errore: ha pensato che perfino per Putin fosse troppo brutto abbattere un aereo civile, assassinando dieci persone, per assassinarne una. Ed ha pagato questo errore con la vita. Prigozhin forse non aveva pensato al principio prima enunciato: “In Russia, quando una cosa è troppo brutta per essere vera, è segno che è vera”. Yevgeny si faceva forte degli antichi rapporti di amicizia con Vladimir, si faceva forte della promessa ricevuta, si faceva forte dei meriti acquisiti in guerra da lui e dalla Wagner, senza capire che un tiranno non ha più principi morali e umani di un cobra irritato. Si pensi agli orribili crimini (in famiglia!) di Saddam Hussein, o di Nerone. Per non parlare di Caligola, di Ivan il Terribile, e in particolarte di Pietro il Grande, che fece torturare suo figlio tante volte che alla fine questi morì. Di tortura. E infine di Stalin, che non mosse un dito per salvare il figlio Jacov finito in un lager nazista.
 Questa storia potrebbe comunque avere un risvolto paradossale. Prigozhin è stato un delinquente comune capace di divenire stramiliardario e capo di un esercito privato, ed infine è morto per non avere studiato storia. Chi conosce la storia mai avrebbe pensato che la capacità criminale di un tiranno avesse dei limiti. E quanto agli aeroplani, a proposito di crimini nei cieli, Lukashenko non ha forse sequestrato un aereo di linea che sorvolava la Bielorussia in modo da arrestare un passeggero suo nemico? Un po’ di cultura in più, una migliore conoscenza dei tiranni, e si sarebbe salvato. E con lui gli altri nove poveracci.
TROPPO BRUTTO PER NON ESSERE VEROultima modifica: 2023-08-26T16:16:07+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “TROPPO BRUTTO PER NON ESSERE VERO

I commenti sono chiusi.