SE LA NATO DIVIENE L’ONU

La North Atlantic Treaty Organization (Nato) è un’alleanza che, in origine (1949) è stata sottoscritta da dodici Paesi e oggi ne conta 31. Con la Svezia 32. Se continuasse ad ingrandirsi indefinitamente e un giorno, invece di 32 membri ne contasse cinque volte tanto, finirebbe col soppiantare l’Onu? Questo sviluppo è possibile? È augurabile? E quali sarebbero le conseguenze?
Per quanto riguarda soppiantare l’Onu la prima cosa da dire è che le due organizzazioni sono incomparabili. L’Onu è figlia degli ideali irrealizzabili, e dunque è insignificante (quando non ipocrita) e del tutto inefficace nella realtà concreta. Se sparisse la piangerebbero soltanto quelli cui essa ha fornito l’occasione di un lauto stipendio e di un soggiorno pagato a New York. La Nato invece è un’organizzazione militare, nata dalla necessità, che all’occasione nella pratica si esprime a colpi di cannone. Essa è stata determinata dalla necessità di arginare l’espansionismo russo.
L’espansionismo russo, si sa, deriva dalla paura che ha sempre la Russia di essere invasa, tanto che amerebbe spingere sempre più lontano le sue frontiere. Ma per i terzi queste spiegazioni valgono zero. In concreto la Russia è militarista e tende ad annettersi i suoi vicini. E infatti la spina dorsale del Trattato che i dodici Paesi hanno firmato nel 1949 è quell’art.5 per il quale se un Paese estraneo all’alleanza attacca un Paese che ne fa parte, tutti gli altri devono considerare attaccato il proprio territorio ed accorrere in armi a difendere chi è in pericolo. Il Trattato – come si vede – è essenzialmente difensivo e il suo “core business” – la sua funzione essenziale – è una garanzia contro l’aggressività altrui. E dal momento che oggi è pressoché inconcepibile che la Francia invada la Germania o la Spagna il Portogallo, bisogna pur dirlo: la Nato è stata concepita in funzione anti-Russia. Prova ne sia che la Russia ha voluto controbilanciare l’alleanza creando il “Patto di Varsavia” ma il risultato è stato risibile: in Occidente nessuno mai ha pensato di invadere la Russia, la Polonia o la Bulgaria. Il Patto infatti in concreto è servito per ristabilire con la forza dei carri armati l’ordine di Mosca nelle colonie riottose.
Della natura di “pericolo pubblico” della Russia si è avuta la riprova storica quando l’Unione Sovietica è implosa e molti Stati, avendo ritrovato la propria indipendenza, si sono precipitati ad aderire alla Nato. Dunque non avevano nessun dubbio su chi, un domani, avrebbe potuto essere l’aggressore. La vicenda ucraina ha infine tolto ogni residua perplessità alla Finlandia e alla Svezia, che hanno finalmente capito: “Con la Russia non c’è neutralità che tenga. All’occasione abbiamo bisogno di una folla di eserciti, inclusi quello turco e canadese”.
E con ciò siamo al presente. Con la guerra in Ucraina, smettendola con le fanfaluche di pace eterna e fraternità umana, il mondo ha preso atto di un’ovvietà che risale alla preistoria e che è stata codificata da Fedro con la favola del Lupo e dell’Agnello: contro un aggressore in armi l’unico argomento valido è la forza. E se si è deboli, l’unica garanzia è un’alleanza tanto forte da servire prima da deterrente e un giorno da credibile aiuto armato. “Ma – dirà qualcuno – con tutto ciò non è stata forse descritta l’Organizzazione delle Nazioni Unite?” E la risposta è: “Proprio no”. Non soltanto l’Onu non possiede un proprio esercito e non offre nessun automatismo di difesa militare congiunta, ma soprattutto questa difesa non potrebbe mai offrirla contro l’aggressore più verosimile, cioè la Russia: questa dispone di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu ed ha anche il potere di veto. Insomma è come se si fosse messo il lupo a guardia dell’ovile
La Nato appare l’unica organizzazione capace di fornire quella garanzia che l’Onu non è mai stata capace di dare. Purtroppo l’allargamento indefinito non è scevro da inconvenienti. Infatti quanto più si allargherà tanto meno la Nato sarà coesa ed efficiente. Se domani entrassero nell’alleanza Marocco e Algeria, e uno dei due Paesi attaccasse l’altro nella nota zona di attrito (l’ex Marocco Spagnolo) molti si ricorderebbero del significato di “Nato” e direbbero: “Che c’entra il Nord Atlantico con l’Africa?” Già oggi qualcuno storce il naso pensando che del trattato fa parte la Turchia, che molto nordatlantica (e molto democratica) certo non è. In questo caso la Nato si ricorda che le conviene tenere nell’alleanza le chiavi del Bosforo, ma il giorno in cui si trattasse di difendere il Paraguay dall’Uruguay, non credo che si troverebbero molti volontari. Quando l’Argentina ha invaso le Falkland, l’indomabile Margaret Thatcher ha inviato la flotta. Si sarebbe mossa, la Nato, per qualche centinaio di pecore e il prestigio di Sua Maestà Britannica?
Comunque la storia non ascolta i nostri desiderata. Che cosa ci riserva, il futuro? Una Nato mondiale, in cui mancherebbero soltanto Russia, Cina e India? Una Nato del Nord Atlantico e una Nato del Sud Atlantico? La fine della Nato, quando la Russia si calmerà? Chissà.
In fondo la Nato risponde ad una esigenza di pace tanto forte da accettare il congelamento delle frontiere. Cioè il perpetuarsi di ingiustizie storiche e geografiche. Per non cambiare argomento, alcune sopercherie come le rettificazioni di frontiera attuate dall’Unione Sovietica a proprio vantaggio, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Siamo sicuri che Kaliningrad sia una città russa? Siamo sicuri che Immanuel Kant fosse russo? Chi può escludere che un giorno non risorgano potenti irredentismi?
Forse è bene attenersi a due principi indefettibili: l’umanità è una specie che fa guerre e sempre ne farà; non potendo evitare le guerre è meglio vincerle. Il resto sono chiacchiere.

SE LA NATO DIVIENE L’ONUultima modifica: 2023-07-18T09:01:26+02:00da gianni.pardo
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