FAR STERZARE LA STORIA

A volte la storia si avvia evidentemente in una direzione sbagliata e nociva. Che cosa può fare il singolo? Niente, evidentemente. Ma questo non vale per l’uomo di Stato o per il genio. In questo caso si possono avere grandiosi tentativi di far sterzare la storia.
Un esempio famoso e “stramaledetto” lo troviamo nell’antichità. “Stramaledetto” perché da duemila anni circa la storia la scrivono i cristiani e per loro Flavio Claudio Giuliano si chiama Giuliano l’Apostata. In realtà questo imperatore fu più un pensatore e un filosofo che un apostata. La sua convinzione storico-politica era che una delle cause della decadenza dell’Impero Romano fosse il Cristianesimo e per questa ragione, seppure senza perseguitare i cristiani, cercò – appena una sessantina d’anni dopo l’Editto di Costantino – di riportare in auge il paganesimo. Il paganesimo classico era ormai divenuto sincretico – mescolato con la religione greca, col culto di Mitra e del Sol Invictus – ma per Giuliano essenziale era sottrarsi al monoteismo. Ma egli non riuscì nel suo intento. Fra l’altro perché il suo regno durò soltanto tre anni. E tuttavia il fatto che qualcuno abbia tentato di deviare il corso della storia rimane iscritto negli annali.
Un secondo tentativo interessante fu quello di Pietro il Grande. La sua idea di modernizzare ed “europeizzare” la Russia fu lodevole da molti punti di vista, ma fu macchiata in radice dal fatto che egli cercò di metterla in pratica “alla russa”, cioè in modo brutale e a volte crudele. Lo zar che voleva modernizzare la Russia nel frattempo si comportava all’antica, come gli autocrati spietati che lo avevano preceduto (e purtroppo lo seguiranno). La sua totale noncuranza riguardo alla vita umana non può essere perdonata. San Pietroburgo – per non parlare che di quella città – fu costruita sul sangue dei deportati, a volte cittadini ingiustamente condannati pur di mandarli ai lavori forzati.
Fra l’altro – se ho capito bene ciò che ho letto – la sua riforma non tendeva a rendere migliore la vita del popolo russo, ma a rendere più efficace lo Stato nelle sue capacità militari e nelle sue mire di conquista. Il popolo, nella sua visione, era ancora e sempre bestiame da lavoro. In questo, lui che ammirava tanto l’Olanda, era lontanissimo dalla mentalità democratica e “umana” di quel piccolo ma ammirevole Paese. Pietro è grande dal punto di vista russo, ma dal punto di vista occidentale è uno zar come gli altri, e per certi versi non migliore di altri.
La Turchia presenta il raro fenomeno di due “sterzate” riuscite: una coraggiosa, civile, democratica e verso il futuro, l’altra verso il peggio e il passato. La prima fu quella di Atatürk. La sua vita e la sua opera meriterebbero molte righe ma qui basterà dire che egli è riuscito a portare nella modernità e nell’Occidente laico un sultanato vinto, arcaico e inefficiente, trasformandolo in una repubblica democratica. Purtroppo, benché il suo coraggioso tentativo sia durato ben sessant’anni dopo la sua morte, e benché la sua figura sia stata a lungo venerata come quella di un moderno eroe omerico, egli non è riuscito a farsi capire da tutti i suoi connazionali. Ha convinto la “romana” Costantinopoli, non è riuscito a convincere l’Anatolia profonda. Ottant’anni di Kemalismo non sono bastati a sopprimere una sorta di nostalgia del Medio Evo e infatti la Turchia ha approfittato del voto democratico per ridarsi un potere bigotto e oppressivo. Infatti, mediante un voto democratico, Recep Tayyp Erdoğan ha fatto sterzare la storia verso il peggio, e la stessa repubblica kemaliana è divenuta un’autocrazia. L’impresa rimane storica, ma dà voglia di piangere vedere un grande Paese moderno avviato a ridivenire un ottuso sultanato.
Un altro esempio, stavolta di totale successo, è quello di Charles De Gaulle, il quale per certi versi somiglia ad Atatürk: anche lui si è dovuto confrontare col crollo di un antico impero. Una débâcle tanto grave che, sul momento, sembrava impossibile persino salvare l’onore. La Francia collaborazionista infatti non è stata soltanto la conseguenza della vittoria del Reich, è stata anche la conseguenza di una totale perdita di fiducia in sé. Si dice di Pétain che abbia tradito la Francia, arrivando a condannare a morte De Gaulle perché resistente, ma il suo atteggiamento non fu incomprensibile: la Francia si sentiva (ed era) tanto rovinosamente sconfitta e militarmente umiliata, che ipotizzare una resistenza poteva soltanto incattivire i vincitori, rendendo ancor più difficile la vita dei francesi.
E tuttavia fu dal pozzo senza fondo di quella abiezione che De Gaulle ebbe il coraggio di alzare la testa e la voce, nel giugno del 1940. E non fu del tutto una follia. Come scrisse nelle sue memorie, l’idea centrale fu: “La Francia è stata sconfitta, il suo Impero no. Ripartiamo da quello”. Nessuno o quasi gli dette ascolto ma lui insistette, fino a creare il nucleo di quella valanga che, nel corso degli anni, lo portò dal lontano Ciad ad entrare a Parigi. Prima degli stessi alleati – cosa su cui insistette – alla testa della Seconda Divisione Blindata francese. De Gaulle riuscì perfino a fare avere alla Francia un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, fra i vincitori. Un miracolo. Questo è uno dei pochi casi in cui non sono stati gli uomini ad essere a rimorchio della storia, ma è stata la storia che è stata presa per il collo e costretta ad obbedire ad un uomo dal formato mitologico.
Oggi siamo di fronte ad un’Europa Occidentale che, come l’Impero Romano, si avvia ad un futuro di decadenza e di sudditanza ai barbari. Molti capi di Stato hanno capito come stanno le cose, ma troppi cittadini di questa propaggine dell’Eurasia credono inutile combattere, e sognano la resa come se resa fosse sinonimo di pace. E quando una nazione – se vogliamo considerare l’Europa Occidentale un’unica nazione – arriva a questo stato d’animo, merita Pétain. Merita la schiavitù.

FAR STERZARE LA STORIAultima modifica: 2023-06-15T09:00:34+02:00da gianni.pardo
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