KAKHOVKA

Il danno inflitto alla diga di Kakhovka è grave ma non imprevisto. Secondo gli ucraini è stata fatta saltare in aria “la centrale idroelettrica di Kakhovka” e si è aperta una breccia nel muro di contenimento della diga. E poiché la zona fa parte di quelle occupate dai russi, essi sono responsabili del misfatto. I russi invece dicono che la diga è stata danneggiata dagli stessi ucraini, con un bombardamento. I putiniani sfegatati chiederanno: “Come si può stabilire chi è il responsabile, se Mosca e Kiev si accusano vicendevolmente?” Risposta: si può, semplicemente ragionando. E la certezza finale sarà simile a quella con cui, mediante un processo indiziario, si può mandare qualcuno all’ergastolo. Ecco gli argomenti.
1 I russi occupano la zona, e sono dunque quelli che più facilmente possono agire su di essa. 2 In Ucraina abitano ucraini, e una diga che si rompe e allaga una regione può provocare anche migliaia di morti. Non è immaginabile che Kiev faccia questo, al proprio popolo, senza ritrarne nessuna utilità. 3 I russi hanno ripetutamente cercato di distruggere le centrali elettriche dell’Ucraina, e dunque nessuno può dire che questo “atto di guerra” sia escluso dai loro metodi. Tutto questo sembra in linea con ciò che essi hanno fatto fino a non molto tempo fa, in particolare sino a quando hanno visto che la contraerea abbatteva i loro missili prima che arrivassero a destinazione. Uno stupratore seriale non può stupirsi se la polizia, in occasione di un nuovo stupro, pensa in primo luogo a lui.
4 Gli ucraini hanno tenacemente rimesso in funzione le centrali elettriche danneggiate dai russi ed ora distruggerebbero una delle più grandi e delle più importanti centrali? Suvvia. 5 Poi c’è un vecchio “topos” della criminologia: cui prodest? A vantaggio di chi va questo delitto? Non si sottolinea abbastanza che la Diga di Kakhova è (era) anche un ponte. Essa non si limita a contenere l’acqua del Dnepr e a far girare le turbine della centrale elettrica: dal momento che sbarra il corso del fiume, è sormontata da una strada che collega la riva destra e la riva sinistra del Dnper. Ed è noto che i ponti su questo immenso fiume sono rari. Dunque avrebbe più interesse la Russia a distruggere quel collegamento (soprattutto in vista dell’annunciata controffensiva) che l’Ucraina. Infatti la breccia è in un sol punto, quanto basta per impedire l’uso della diga come ponte. 6 Dicono che la centrale elettrica sia stata fatta saltare con esplosivi posti all’interno, addirittura – credo di ricordare – nella sala macchine. E questi esplosivi, dal momento che la zona è in mano ai russi, chi potrebbe averli messi, se non loro?
7 I russi parlano di un “bombardamento” ucraino. E certo, non potrebbero dire altro, dal momento che la diga è in mano loro. Ma si dimentica che gli ucraini non potrebbero correre il rischio che questo bombardamento inneschi le conseguenze del principio di Pascal, secondo cui “La pressione esercitata su un fluido viene trasmessa inalterata in ogni punto del fluido e sulla superficie del suo contenitore”. In altre parole se la bomba, esplodendo, provocasse un’enorme pressione sull’acqua che circonda la bomba, questa pressione si avrebbe in tutta l’acqua del bacino e su ogni centimetro quadrato del muro di contenimento, verso valle. Potrei sbagliarmi ma è assurdo, teoricamente, che questo muro (già sottoposto alla pressione statica dell’acqua contenuta nel bacino artificiale) non ceda di schianto, riversando a valle non un fiume d’acqua, come attualmente, ma una valanga di chilometri quadrati di acqua? L’intero contenuto del bacino artificiale in pochi minuti? E questo potrebbe volerlo provocare il governo ucraino? 8 Non è vero che la tesi di Kiev e quella di Mosca si equivalgano, perché Mosca ha talmente mentito, e talmente continua a mentire, da essere credibile molto meno di Pinocchio. Se il suo naso si allungasse corrispondentemente, alla fine avremmo una lancia degna della falange macedone.
La conclusione, per quanto si può ragionevolmente dedurre dai fatti, è che Mosca ha voluto distruggere il ponte sul Dnepr, essendo nel contempo felice di privare di corrente elettrica migliaia di ucraini. I russi del resto, come è evidente guardando i danni, hanno più voluto distruggere il ponte che la diga. Infatti quando il livello dell’acqua nel bacino artificiale, defluendo, avrà raggiunto il bordo inferiore della breccia, tutto si stabilizzerà. Non defluirà più acqua e tutto rientrerà nell’ordine. Ma il ponte rimarrà intransitabile.
Ciò naturalmente non li giustifica: perché chi fa sorgere il pericolo di una catastrofe biblica poi ne risponde di fronte alla storia. Purtroppo Mosca non ha molti problemi di onorabilità. Dopo il massacro di Katyn, e dopo i milioni di morti nel Gulag, battendo i record di Hitler, ha poco da perdere.

KAKHOVKAultima modifica: 2023-06-08T20:01:25+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “KAKHOVKA

  1. Dedicato ai tetragoni pacifisti “a senso unico” afferenti all’estrema Destra e all’estrema Sinistra nostrane (=occidentali), secondo cui la Popolazione ucraina avrebbe già da tempo dovuto arrendersi senza fare tante storie ovvero sottomettersi volontariamente al pesante tallone clerico-nazionalista russo.

  2. Certo. Perché se si rompe un tubicino, poi fuori c’è l’aria, che non oppone nessuna resistenza.
    Un incidente del genere fa una paura che non passa in tutta la vita. Congratulazioni per essere ancora vivo.

  3. L’esempio dei freni idraulici fa ancora riferimenti ad un circuito CHIUSO. A me è successo che si sia rotto uno dei tubicini che portano l’olio in pressione al freno della ruota posteriore destra: pedale a fondo corsa senza il minimo sforzo e con effetto frenante assolutamente nullo. Spavento indicibile (e conseguente incidente).

  4. Giusto. È vero che l’enorme pressione di un’esplosione, in un lago, trova sfogo verso l’alto, ma per far questo deve sollevare un’enorme quantità di metri cubi d’acqua. e negli istanti che seguono lo scoppio la pressione è enorme in tutte le direzioni. E mentre le pareti e il fondo del lago non possono cedere, una parete laterale, artificiale, può cedere in quel momento, se rappresenta un ostacolo alla dilatazione meno forte di quello rappresentato dal peso dell’acqua soprastante. Ma non sono un tecnico, Volevo solo dire all’amico Falcone che avevo preso in considerazione il fatto che un lago non è un contenitore chiuso.
    Nei freni idraulici, la pressione del piede sul pedale non fa cedere le pareti dei tubi, ma influisce su ciò che offre meno resistenza; le ganasce dei freni.
    Salvo errori & omissioni.

  5. Concordo, ma non sul “principio di Pascal”: il lago artificiale formato dalla diga NON è un contenitore chiuso. Altrimenti si potrebbe sostenere che una forte esplosione sottomarina distrugge … il mondo!

  6. Giusto il ragionamento, aggiungendo inoltre che Zelenski avrebbe già messo in guardia – secondo quanto riportato dai giornali, che non ho tempo, voglia e strumenti per verificare l’autenticità della dichiarazione – che i russi avrebbero già minato la sala macchine all’epoca in cui si impossessarono della diga, con l’idea di farla saltare in aria “al momento opportuno”.

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