FRANCIA E ITALIA

Pur amando un Paese deve essere lecito sottolineare i difetti dei suoi abitanti. Per giunta, dicendo ad esempio che i greci sono bugiardi, non diciamo con questo che i turchi siano sinceri. Se dunque oggi parlo dei difetti dei francesi non dico con questo che gli italiani ne siano immuni o per caso non ne abbiano di più gravi. La verità è anzi che, quando si tratta di Italia e Francia, mi trovo nella condizione del bambino al quale chiedono: “Vuoi più bene alla mamma o al papà?”
La Francia è un grande Paese, per molti secoli il più importante d’Europa. In primo luogo politicamente e militarmente. Poi perfino dal punto di vista culturale, a partire da quando, alla fine del Cinquecento, la fiaccola dell’arte superò le Alpi verso ovest. Ma mentre in un francese colto questo concentrato di gloria diviene grande umanità, grande comprensione della realtà, e perfino grande simpatia per le altre nazioni europee, negli ignoranti – o nelle persone arroganti per temperamento – esso induce comportamenti censurabili.
I francesi di categoria B – quelli che della Francia sanno tanto meno del francesista straniero – passano continuamente da un estremo all’altro. Da un lato criticano tanto aspramente il loro Paese da far pensare che sia il peggiore del mondo, addirittura degno di essere rivoltato come un calzino (con la prossima rivoluzione), dall’altro riguardo a tutto ciò che non è francese hanno una visione tra il folcloristico e l’infantile. In Spagna sono tutti toreri, e soprattutto gente che parla una lingua ridicola. I tedeschi sono tutti dei testoni e gentaglia infrequentabile. In una parola, barbari. Gli inglesi sono fatui, snob e vagamente comici. E non parliamo degli italiani. Mentre le persone colte parlano della penisola col cappello in mano, gli ignoranti la irridono in tutto. L’Italia è un Paese da barzelletta. Militarmente gli italiani valgono un po’ meno dei conigli e si può parlare di un esercito italiano come si parla della marina da guerra svizzera. Molti italiani sono simpatici, certo, ma come albergatori, pizzaioli, bagnini, insomma servitori. L’intera Italia è un Paese da operetta. Più o meno come il Pontevedro, patria del Conte Danilo e della “Vedova Allegra”. Tutto questo fa sì che parecchi francesi spingano tanto lontano alcuni giudizi negativi sull’Italia da divenire essi stessi più criticabili degli italiani.
Così si spiegano le recenti, imperdonabili gaffe di alcuni uomini politici francesi nei confronti dell’Italia e del suo governo. Individualmente quei signori, pure grands seigneurs, sono rimasti al livello del bistrot.
Ovviamente, neanche noi siamo innocenti. Conosco questa mentalità provinciale anche per esperienza personale. Quand’ero bambino io, al livello del popolino, tutti i francesi erano considerati dei froci inconsistenti, imbelli e arroganti. Quando sua nuora, francese, la chiamò “Madame”, mia madre a momenti si offendeva a morte: “Madame” per lei era una tenutaria di casino.
Malauguratamente i popoli sono in parte colpevoli delle leggende nere che li affliggono. Ogni gruppo umano ha contribuito in qualche misura a creare i pregiudizi sul suo conto. È l’Italia stessa che ha creato la sua fama di slealtà e inaffidabilità internazionale. I germani sono stati per secoli pacifici (fino al 1870) ma dopo la Seconda Guerra Mondiale a causa del comportamento dei nazisti, nell’immaginario collettivo sono diventati tutt’altro. Anche senza il classico elmetto a chiodo, sono rimasti tutti in divisa, pronti a combattere e soprattutto a sterminare persone innocenti.
Per molti il mondo è nato nel 1940: basta vedere di che cosa trattano i programmi storici televisivi. Da quei giorni orrendi sono passati ottant’anni ma non molto è cambiato. I tedeschi sembrano democratici e pacifici ma chissà che, grattando un po’, non troviamo, dietro la facciata, degli “SS” pronti a sterminare donne e bambini. Episodio indimenticabile: siamo negli Anni Sessanta e sulla spiaggia una giovane signora tedesca è turbata vedendo boccheggiare un pesce appena pescato. Un uomo presente le dice: “Ma come, lei è tedesca e si preoccupa del pesce…” Non finì la frase ma tutti capimmo. Ed io, forse più carogna di tutti gli altri, non ho ancora dimenticato.
Si può lottare contro questo oceano di ignoranza e pregiudizi? “Vaste programme!”, esclamerebbe De Gaulle. Ma è sicuro che ridurre i propri vicini a macchiette truculente o ridicole non rende un gran servizio alla convivenza fra i popoli.
Eppure non dovrebbe essere difficile rendersi conto che gli uomini non sono fabbricati in serie. Basta viaggiare per constatare che in qualunque Paese europeo occidentale si trova di tutto, il meglio e il peggio. Bisognerebbe rispettare il prossimo e attendere i fatti concreti, prima di giudicarlo bene o male.
Ma questo forse è appunto il “Vaste programme!” di De Gaulle.

FRANCIA E ITALIAultima modifica: 2023-05-23T08:12:55+02:00da gianni.pardo
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