LA COSTITUZIONE E LA GUERRA

Molti sono convinti che la nostra Costituzione vieti all’Italia di entrare in guerra. Ma la cosa è più complessa. Ecco l’art.11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Il principio è ottimo ma il difetto è nel manico: nessuno Stato ha mai confessato d’aver dato inizio ad una guerra d’aggressione. Roma conquistò un immenso Impero “per difendersi”, per avere un altro Stato cuscinetto che allontanasse la minaccia successiva. Perfino Hitler – un vero aggressore, se mai ce n’è stato uno – si aggrappò al concetto di Lebensraum, spazio vitale: insomma attaccò la Polonia e la Russia per sopravvivere. E niente di diverso ha fatto quest’ultima, soprattutto perché priva di confini naturali: prova ne sia che ancora oggi, mentre tenta di annettersi l’Ucraina con la forza, ed occupa circa il 16% del suo territorio, sostiene di difendersi dall’aggressione occidentale. Pretendere che uno Stato riconosca di avere intrapreso una guerra “per offendere la libertà degli altri popoli” è come pretendere che, in un romanzo giallo, dopo un paio di pagine l’assassino si presenti spontaneamente e dica: “Sì, sono stato io”. Neanche l’Italia può pretendersi innocente: a suo tempo abbiamo bombardato la Serbia – che certo non ci aveva attaccato – ed abbiamo contribuito ad aggredire la Libia e ad assassinare Gheddafi.
La formulazione dell’art.11 è tanto reboante quanto inutile. Se l’Italia sarà pacifica, non aggredirà mai nessuno; e se aggressiva vorrà essere, dirà come tutti che la sua non è una guerra d’aggressione. È un’operazione di polizia. I nostri militari compiono “missioni di pace”. Sono armati, certo, ma poco. Sparano, ma a malincuore. Magari conquistano un territorio altrui, ma è per la nostra sicurezza. Se perfino la Russia, mentre invade un territorio altrui, dichiara di star combattendo una guerra difensiva, che speranze si hanno di avere quell’ammissione di responsabilità?
Fra l’altro fa sorridere la stessa espressione linguistica dell’articolo. La guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” è un concetto ai limiti del ridicolo. E a chi mai potrebbe venire in mente una simile idea? Nei secoli la guerra è servita a procurarsi delle risorse, ad allargare i propri confini, ad eliminare una minaccia, perfino alla vanità di dimostrare la propria potenza, come alcune guerre di Luigi XIV, ma mai a perseguire uno scopo teorico ed inutile come quello di “offendere la libertà altrui”. Chi deciderebbe di far morire alcune migliaia dei propri soldati pur di andare a dar fastidio ad un altro popolo?
Né è meno discutibile la rinuncia alla guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Cercare di evitare i conflitti mediante negoziati è cosa giustissima: ma si potrebbe essere sicuri di evitare i conflitti soltanto se si potesse essere certi che la trattativa avrà sempre e comunque successo. E così non è. Per giunta, se l’Italia fosse risoluta a non ricorrere in nessun caso alle armi, sarebbe soccombente in ogni negoziato proprio perché la controparte saprebbe in anticipo che, in caso di rottura, l’Italia si arrenderebbe.
La formulazione dell’art.11, a forza di strafare, potrebbe persino essere controproducente. L’Italia ad esempio potrebbe annettersi Malta giustificandosi col dire che non lo fa né per risolvere una controversia internazionale né per offendere la libertà di un altro popolo ma solo perché la conquista le sarebbe strategicamente utile. Né violerebbe l’art.11, perché esso ha vietato l’offesa alla libertà altrui, non la propria utilità strategica.
Il resto dell’articolo ipotizza una polizia internazionale capace di assicurare la pace. Ma questa polizia internazionale non esiste e non è mai esistita. L’Onu non ha un esercito. E quando questo esercito si trova, è perché qualcuno ha interesse ad offrirlo. Se gli Stati Uniti non avessero voluto contenere l’espansionismo comunista, chi avrebbe impedito alla Corea del Nord di annettersi la Corea del Sud?
E chi ci assicura che il Palazzo di Vetro sia infallibile? Un esercito dell’Onu potrebbe essere disponibile quando la causa è ingiusta (eliminare Israele dalla carta geografica) e non essere disponibile – come non lo è, anche a causa del sicuro “veto” russo – per una causa giusta (difendere l’Ucraina aggredita). E siamo sicuri che intervenire in una guerra civile, come ha fatto la Nato in Libia, sia conforme agli ideali pacifisti delle Nazioni Unite?
L’Onu è tutt’altro che un modello di giustizia e imparzialità. Da decenni quella nobile organizzazione, con la sua “maggioranza automatica” (notoriamente composta da nazioni antidemocratiche) dà sempre torto ad Israele e giustifica le aggressioni mortali subite da quel piccolo Paese. Che per fortuna sua non ha mai ripudiato la guerra. In certi momenti in materia di parzialità è difficile distinguere l’Onu da Cosa Nostra.
La guerra è una malaugurata caratteristica della nostra specie. Una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali (Clemenceau): e figurarsi se se ne può delegare la decisione a chi ha creduto di esorcizzarla con le parole.

LA COSTITUZIONE E LA GUERRAultima modifica: 2023-05-05T19:52:49+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo