IL MISTERO BAKHMUT

Abbiamo sotto gli occhi un mistero: perché si combatte a Bakhmut? Perché Russia e Ucraina si scontrano a Bakhmut e non altrove? E se si combattono anche altrove, perché si parla tanto di quella cittadina ormai distrutta?
Consideriamo il problema in generale, chiedendoci perché le battaglie avvengono in un dato luogo e non in un altro. Gli storici potrebbero scrivere libri interi, al riguardo, ma a naso si può dire che una prima ragione è che il controllo di un dato luogo (un castello, uno stretto, una gola fra le montagne) dà un decisivo vantaggio nella guerra. Per esempio, le Termopili o il ponte di Remagen, durante la Seconda Guerra Mondiale: l’ultimo rimasto sul Reno. E da sempre il controllo del Bosforo e dei Dardanelli.
Purtroppo, a quanto ne so, nessuno di questi motivi, può essere seriamente applicato a Bakhmut. Anche a trovare qualche motivo per questo agglomerato urbano se ne trovano altrettanti per insediamenti simili, a nord e a sud. E allora, perché una sanguinosissima battaglia che dura da sette-otto mesi, senza nessun risultato significativo? Quando i russi l’avranno conquistata, quando cioè saranno avanzati di un chilometro verso ovest, che cosa cambierà, di sostanziale? Proprio non si riesce a capire.
Né si comprende l’ostinazione ucraina. Se un esercito “sfidato” non trova conveniente lo scontro, può anche non accettare il combattimento e ritirarsi. Naturalmente lasciando al nemico il controllo di un po’ di territorio, ma rimanendo pronto ad accettare battaglia in un altro posto, qualche chilometro più in là. Famoso per questa tecnica rimase Quinto Fabio Massimo, che inseguì e tormentò Annibale per tutta l’Italia meridionale, senza mai accettare lo scontro in una battaglia campale. E alla fine chi vinse fu proprio l’esercito romano. Quella stessa Roma che, a Canne, aveva subito la peggiore sconfitta della sua storia, proprio per mano di Annibale.
Molti pensano che Bakhmut abbia un valore simbolico: se gli ucraini ne conservano almeno una parte, sarà segno che l’offensiva russa non sarà riuscita a sfondare; e se al contrario si ritirano, i russi potranno cantare vittoria. Ma è proprio così? Avere conquistato una cittadina dopo mesi e mesi di attacchi e migliaia e migliaia di morti, è veramente qualcosa di cui vantarsi?
È noto che per conquistare una città il rapporto fra attaccanti e difensori deve essere almeno di tre a uno. Meglio se quattro a uno. Perché i difensori sono in vantaggio, sul terreno, in particolare se la città è ridotta ad un cumulo di macerie, come è il caso di Bakhmut. Dunque, ammesso che i russi avessero qualche mira rispetto ai simboli, avrebbero dovuto provarci, a Bakhmut: ma dopo un mese di tentativi infruttuosi avrebbero dovuto assolutamente lasciar perdere. E ciò per una ragione precisa: perché a partire da un certo momento, dal punto di vista dei simboli, vincono i difensori. Come è avvenuto per l’Alcázar di Toledo, nella Guerra Civile Spagnola; come è avvenuto per Leningrado nella Seconda Guerra Mondiale o, nell’antichità, a Masada. In questi casi, che in conclusione gli assalitori vincano o no, ciò che si ricorda è l’eroismo dei difensori.
Oggi gli ucraini potrebbero anche ritirarsi, perché la battaglia dei simboli i russi l’hanno già persa. E l’ha persa anche il Gruppo Wagner che, malgrado la sua ferocia (parola che in latino significa anche vigore guerriero) non ha concluso molto di più dell’esercito regolare. Fra l’altro, come l’esercito regolare, ha lasciato sul terreno un numero eccessivo di uomini.
La situazione a Bakhmut non sembra affatto l’ago della bilancia. Prima a causa del gelo e attualmente a causa del fango, la guerra in Ucraina non poteva che avere una pausa sostanziale. I russi continuano a distruggere condomini e ad ammazzare civili, ma non è così che si vincono le guerre. Così si ottiene qualche nota severa nei libri di storia. E per dimostrare che non si vuole criticare soltanto la Russia, ricordiamo che qualcosa del genere si è verificato in Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale: gli Alleati hanno inutilmente distrutto un’enorme quantità di città tedesche, anche storiche ed anche belle, senza per questo accorciare la guerra di un minuto. Ed è una macchia nel loro curriculum.
I dati geografici di questa guerra sono contraddittori. Da un lato l’Ucraina ha lo svantaggio di essere pianeggiante, dunque l’ideale per le battaglie campali; dall’altro ha due grandi vantaggi: è estremamente estesa, ed è divisa in due dal Dnepr. Un fiume abbastanza grande e largo da costituire un ostacolo pressoché insormontabile per la conquista della metà ovest del Paese. E poi, eventualmente, per le comunicazioni. Al riguardo si ricordi che i russi avevano conquistato l’Oblast di Khersòn, ma quando gli ucraini hanno reso impraticabile il ponte di Khersòn ed hanno accennato ad una controffensiva, hanno volontariamente e velocemente abbandonato tutto il territorio ad ovest del Dnepr. Tanto diveniva difficile difenderlo. Ma ormai non ci rimane che aspettare l’inizio dell’estate.

IL MISTERO BAKHMUTultima modifica: 2023-04-14T19:40:37+02:00da gianni.pardo
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