CHE TIPO DI PACE SI PUO’ OTTENERE

Un autorevole giornalista sostiene che la disfatta di Putin si è già avuta. Un anno di guerra ha confermato l’esistenza di una nazione chiamata Ucraina; Svezia e Finlandia sono entrate nella Nato e il piano imperiale del nuovo zar è fallito. Tuttavia – scrive l’editorialista – il Donbass e la Crimea sono perduti. Gli ucraini hanno le armi ma non gli uomini per vincere e i russi hanno gli uomini ma non le armi. Dunque sarebbe il momento di concludere la pace.
Nella tesi c’è del vero e c’è del falso. Innanzi tutto non si può dimenticare che l’Ucraina, prima della guerra, aveva circa quaranta milioni di abitanti. Considerando la popolazione maschile in età da portare armi corrispondente alla metà della metà del totale, siamo ancora sui dieci milioni. Non sono gli uomini che mancheranno. E dopo un anno di guerra è disponibile una nuova classe di giovani arruolabili. Né credo che mancheranno le armi alla Russia. Queste saranno inferiori a quelle occidentali, ma come quantità i russi di solito non sono inferiori a nessuno.
Non si può escludere la perdita di territori. Purtroppo si combatte sul territorio dell’Ucraina ed è soprattutto essa che ha bisogno della pace. Qualunque correzione di confini riguarderà proprio l’Ucraina. Ma di quali dimensioni potrebbe essere questa “correzione”, che cosa potrebbe essere accettabile per una Russia che rischia la faccia? Ovviamente tutto dipenderà dalla situazione sul terreno al momento delle trattative. E questa situazione dipenderà in primo luogo dalla serietà e costanza dell’impegno occidentale. Ma ammettiamo che si prolunghi lo stallo e prendiamo come base la situazione attuale.
Tutto considerato, la razionalità vorrebbe che l’Ucraina accettasse per il Donbass uno status che mascheri appena la perdita di quei territori e ovviamente la perdita della sovranità sulla Crimea; in compenso la Russia dovrebbe interamente restituire tutto il “fronte mare d’Azov”. E l’Occidente potrebbe fare pressioni perché Kiev accetti questo accordo. Ma la razionalità non guida tutti gli uomini e soprattutto perde ogni volta che si scontra con l’ideologia. La nostra specie non dovrebbe chiamarsi homo sapiens, ma homo aliquando sapiens, talvolta sapiens.
Probabilmente gli ucraini troverebbero molto dolorosa la soluzione prima prospettata, ma l’Occidente potrebbe fargli capire che, dal momento che da sola l’Ucraina non può vincere, e l’Occidente non può far molto di più di quanto ha già fatto, non si tratta di una pace “giusta” ma di una pace “inevitabile”. E forse se ne convincerebbe anche Kiev. La difficoltà insormontabile viene da est.
Ciò che agli ucraini apparirebbe doloroso, al Cremlino non appare né razionale né accettabile. Per i russi – educati alla più irrealistica retorica – la fine della guerra nei termini delineati suonerebbe come una cocente sconfitta, al punto che Putin potrebbe non sopravviverle politicamente. La sensazione sarebbe che dopo avere sacrificato sull’altare del nulla la vita di duecento o trecentomila russi, si è infine tornati alla casella di partenza. E poco importa che – come diceva il giornalista citato all’inizio – tecnicamente la Russia la guerra l’abbia già perduta. In questo campo abbiamo un noto precedente: Hitler ha perduto la guerra nel 1942, ma ha accettato d’averla persa nell’aprile del 1945, quando i russi hanno bussato alla porta del suo bunker.
Attualmente la Russia – in linea con la propaganda ufficiale – prende in considerazione soltanto la propria vittoria e non è disposta a concedere niente: così impone a tutti la prosecuzione della guerra. Senza alternativa. E a favore di chi passa il tempo? Molti dicono: a favore di Putin. Certo, a suo favore gioca il fatto che, avendo instaurato una dittatura, non deve temere un’opinione pubblica imbavagliata. Ma come potrà nascondere i costi della guerra, soprattutto in termini di vite umane? Anche lo zar, nel 1917, disponeva dei pieni poteri.
Esaminiamo la situazione vista da ovest. Al principio, una volta che l’Ucraina non si è immediatamente piegata, soltanto gli osservatori più acuti si sono resi conto che con la guerra si trattava di stabilire se la Russia dovesse essere o no una potenza imperiale. Infatti essa mirava a riprendersi l’Ucraina, gli Stati Baltici, a imporre la smilitarizzazione o l’annessione della Polonia e forse perfino della Finlandia. Ragione per cui quest’ultima entra nella Nato. Oggi invece tutti sono consapevoli del fatto che l’espansionismo russo non conosce limiti. Mosca combatte per il suo ruolo imperiale: “L’Occidente sarà battuto e tutti gli obiettivi saranno raggiunti”, dice sempre il Cremlino. Nessuna alternativa.
In queste condizioni, l’Ucraina non dovrà neppure strapazzarsi per imporre all’Occidente di consegnarle l’armamento necessario per riconquistare i territori che le appartengono: a meno di non essere disposto a regalare mezza Europa alla Russia, l’Occidente sarà obbligato a farlo. La Russia insomma, con la sua intransigenza, ci costringerà ad ottenere più di ciò di cui ci saremmo contentati. Infatti non ci offre alternativa: se l’Occidente si arrenderà (e non potrebbe farlo che volontariamente) vincerà la Russia; se l’Occidente non si piegherà, dato che esso è infinitamente più ricco e forte della Russia, non potrà che vincere. Quanto all’arma nucleare non è una “option”, e comunque neanch’essa assicurerebbe la vittoria alla Russia.
giannipardo.myblog.it

CHE TIPO DI PACE SI PUO’ OTTENEREultima modifica: 2023-03-03T07:38:27+01:00da gianni.pardo
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