IL PD COME IL TITANIC

Il Partito Democratico si dibatte nei suoi problemi come qualcuno che ha un incubo contro il quale non riesce a reagire. Ma forse l’accenno all’incubo non è il più centrato: perché dall’incubo ci si libera svegliandosi. Mentre il problema del Pd somiglia di più alla tragedia del Titanic.
Questo transatlantico affondò nel 1912, lo sappiamo tutti. Ma quello che è interessante, esaminando la vicenda da vicino, è che il fatto si verificò per tutta una serie di errori, di coincidenze negative, di malasorte, come se il destino avesse preordinato tutto perché la nave affondasse e migliaia di passeggeri morissero. Bastava che almeno una cosa non andasse storta, e forse non sarebbe morto nessuno. Per dirne una: come mai non c’erano scialuppe sufficienti? Semplicemente perché si reputava inverosimile che servissero. E come mai il Titanic affondò lo stesso, pur essendo considerato inaffondabile? Semplicemente perché una punta dell’iceberg squarciò tutta una fiancata, per lungo, aprendo tanti di quei compartimenti stagni che la nave fu condannata. La tragedia del Titanic ebbe anche questo, di tremendo: che la si vide arrivare a poco a poco, senza riuscire ad evitarla.
Il Pd, vedendo aumentare il livello dell’acqua nella sentina, per salvarsi è da tempo alla ricerca della sua ideologia, della sua condotta, della sua anima. È evidente che la sua personalità passata non è più valida, se è vero che l’elettorato va a destra e quello che non va a destra va verso il Partito di Conte. Che è come se la Juventus dei bei tempi fosse ripetutamente sconfitta dalla Spal di Ferrara. Questo certifica la sua decadenza ma al momento di cercare di neutralizzare la falla diviene necessario rispondere alla domanda: dov’è, questa falla, che cosa l’ha causata e che cosa potrebbe salvare il partito?
Qui si possono stabilire alcune certezze: o c’è lo spazio per un serio partito di sinistra (e quando parliamo di “un serio partito di sinistra” stiamo implicitamente escludendo dalla lista il Partito di Conte) o questo spazio non c’è più. In questo secondo caso bisognerebbe “portare i libri” in Tribunale e non pensarci più.
Se invece ammettiamo che quello spazio ci sia ancora, e se vediamo che ciò malgrado la decadenza sembra inarrestabile, dobbiamo dedurne che la sua antica anima non è più vitale. O comunque non attira più le masse. Proprio per questo, quando si vedono Bonaccini e Schlein rincorrersi per stabilire chi è più di sinistra e, per così dire, “più comunista”, si è assaliti dalla tristezza. Questi dirigenti non capiscono che il comunismo è morto e che la salvezza non può mai venire dall’abbraccio con un cadavere. Il Pd deve divenire un partito che non fa riferimento al suo lontano passato o ad una rivoluzione marxista divenuta inverosimile. Deve essere un partito nuovo non nel nome, ma nella sostanza.
A sinistra forse c’è posto per un partito inserito nella civiltà occidentale, serenamente europeista ed atlantico, più propositivo che aggressivo. Un partito che sia una promessa di moderazione e di stabilità, con una politica ispirata agli ideali e ai valori della sinistra ma senza strafare. Tosando la pecora senza ucciderla e senza nemmeno ferirla. Dovrebbero guardare alla realtà: se la Meloni ha uno straordinario successo è proprio perché, pur provenendo dalla destra più arrabbiata, si comporta con perfetto equilibrio e pragmatismo. Da tempo la nostra politica non ci divide più in guelfi e ghibellini. Da tempo gli italiani sono stanchi di sentir parlare di comunisti e di fascisti. Si consegnino comunisti e fascisti al momento storico cui appartengono, smettendo di giocare alla guerra quando la guerra è finita. Se è vero che i comunisti non mangiano più i bambini, è anche vero che Mussolini è morto da tempo. Non hanno forse visto il successo di Draghi, che è stato soltanto un Presidente pragmatico? Quella è l’umile via del futuro.
Oggi il centrodestra ha il vento in poppa, ed è stupido sperare tutti i giorni di buttarlo giù, magari trasformando la minima crepa in una voragine o il minimo dissenso al suo interno come il collasso finale. La realtà non si cambia con le parole e i sondaggi confermano che il consenso della Meloni non cala certo con le insulse manovre dei giornali che sostengono la sinistra. Se si dice continuamente a qualcuno: “Ora scivolerai e ti romperai l’osso del collo” si otterrà soltanto che quello stia più attento a non scivolare.
Bisogna rassegnarsi ed aspettare. Se è vero che questa coalizione intende governare per cinque anni, cinque anni sono un tempo abbastanza lungo perché qualunque elettorato si stanchi di qualunque governo. Non bisogna schiamazzare a proposito di un insignificante Cospito, non bisogna essere eccessivi, non bisogna sparare bufale sui giornali e non bisogna essere tanto volgari da dimostrarsi inadatti a governare. Per prendere il posto del centrodestra, fra qualche anno, basterà non essere il centrodestra e non essersi squalificati agli occhi dell’elettorato. Nell’attesa – addirittura – sostenere il governo, se fa una cosa buona. Non è ciò che ha fatto la Meloni, col governo Draghi?

IL PD COME IL TITANICultima modifica: 2023-02-09T10:46:24+01:00da gianni.pardo
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