IL CASO COSPITO

Il caso Cospito è puro chiacchiericcio. Infatti, qualunque cosa facciano gli anarchici, e comunque vadano le cose ad Alfredo Cospito, non cambierà niente di serio nella vita nazionale. Né l’individuo merita una particolare attenzione perché, se ha dei guai, se li è cercati: è in galera a causa dei reati commessi e rischia la vita perché rifiuta di mangiare. Molti galantuomini, perfettamente innocenti, hanno problemi più seri dei suoi: chi ha una famiglia, ha sessant’anni, ha perso il lavoro e non ne trova un altro, meriterebbe più di lui il nostro interessamento.
La materia del contendere ruota intorno a fatti privi di importanza. Per quanto riguarda la riservatezza delle notizie sulla base delle quali Giovanni Donzelli ha accusato la sinistra, in un primo momento, a naso, un po’ tutti abbiamo pensato che fosse stato violato il segreto d’ufficio. Ma presto si è visto che, giuridicamente, non c’era nessun vincolo di segreto: tanto che spesso poi le opposizioni e i giornalisti che le fiancheggiano hanno parlato di “opportunità” di non divulgare quei fatti. Infine, se tale segreto ci fosse stato, esso era stato violato prima ancora che da Donzelli da “la Repubblica” che, la mattina stessa, quelle notizie le aveva riportate anche più particolareggiatamente di quanto abbia fatto Donzelli. Dove stava, il segreto?
E comunque, con quale coraggio le sinistre si scandalizzano per i segreti violati se ci sono giornali che – applauditi dalle sinistre – hanno prosperato pubblicando atti, anche segreti, passati sottobanco da Procure della Repubblica amiche? Di scandalo per i segreti violati avrebbero diritto di parlare tutti coloro che sono stati “sputtanati” dalla stampa mediante intercettazioni che non avrebbero dovuto essere pubblicate, e per fatti in cui gli “sputtanati” non erano neppure personalmente implicati. Ma la sinistra ha sempre difeso sia le intercettazioni inutili (o “politicamente mirate”) sia la loro indiscriminata pubblicazione. Dunque siamo davanti al famoso caso del bue che dà del cornuto all’asino.
In questo senso merita poi particolare sottolineatura l’uso dell’aggettivo “inopportuno” applicato alla divulgazione delle notizie. Si dimentica che Donzelli fa parte della maggioranza ed ha legittimamente attaccato l’opposizione; almeno tanto legittimamente quanto legittimamente l’opposizione attacca la maggioranza. Lui non ha il dovere di essere “opportuno”, ha piuttosto il diritto di essere aggressivo. Sono settimane che l’opposizione fa oggetto di un linciaggio quotidiano il governo, i politici di destra e la stessa Meloni e nessuno l’ha accusata di essere “inopportuna”. Tutti hanno anzi detto, con rassegnata filosofia, che fa il suo mestiere. Anche se, in questo caso, in modo eccessivo e gridato: ma – si sa – quanto meno si ha da dire, tanto più si grida.
Ora la sinistra reputa inconcepibile che le si applichi lo stesso trattamento che essa applica agli altri. E perché? Perché, come diceva Alberto Sordi in un noto film, “I’ so’ io, e voi nun siete…”. Donzelli è uno screanzato che non comprende di avere il dovere di riverire la sinistra anche quando sbaglia. Ma già, è un fascista, che volete che capisca?
E veniamo alla sostanza delle accuse. Donzelli ha accusato la sinistra di andare quasi a riverire un anarchico condannato dalla magistratura per reati comuni e considerato particolarmente pericoloso, tanto da essere assegnato al regime del 41 bis. Essi insomma sono andati a controllare se un martire della libertà non fosse per caso maltrattato, e messo a rischio della vita, per avere contrastato un regime fascista. È proprio per questo che Donzelli ha chiesto se quei parlamentari stiano col governo o con i violenti. E quanto al fatto che alcuni parlamentari del Pd – l’ex ministro Orlando, tanto per fare un nome – vorrebbero che a Cospito fosse risparmiato il 41 bis, è stato messo nero su bianco dallo stesso Orlando.
La realtà è che gli ex comunisti non concepiscono “nemici a sinistra”. Male che vada, sono “compagni che sbagliano”. Loro personalmente magari chiedono la scorta, ma poi sognano la rivoluzione: purché la facciano gli altri. E dunque vedono in Cospito qualcuno che ha il coraggio che loro non hanno. Per questo vanno a trovarlo in carcere. Dimenticando che uno può anche essere giudicato dagli eroi che si sceglie.
Il sospetto di “contiguità” espresso da Donzelli era dunque così assurdo? Si è forse dimenticato per quanto tempo la sinistra dichiarò di non stare “né con lo Stato né con le Brigate Rosse”? E comunque, se dei parlamentari del centrodestra fossero andati a visitare un detenuto fascista al 41bis, di che cosa non li avrebbe accusati la sinistra? Ma già, lo sappiamo, secondo loro: “Se lo faccio io è giusto, se lo fai tu è sbagliato”.
Il caso Cospito è il sintomo della frustrazione di una sinistra perdente e furente nel momento in cui si accorge di perdere terreno nel Paese e agli occhi dei suoi stessi elettori. Ma comportandosi con questa arroganza non riesce nemmeno ad ispirare pietà.
giannipardo.myblog.it

IL CASO COSPITOultima modifica: 2023-02-08T08:12:45+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL CASO COSPITO

  1. Sono passati molti anni, ma siamo rimasti sempre lì: fascisti contro comunisti, comunisti contro fascisti. E del merito dei problemi non si riesce più a parlare.
    Quando il PD era all’opposizione del governo giallo/verde definì fascisti i decreti sicurezza. Poi andò al governo con i pentastellati e gli stessi decreti diventarono democratici. E si potrebbero citare esempi anche per FdI e per la Lega.
    Francamente questo modo strumentale di fare politica mi ha stancato. Purtroppo sembra non finire mai.

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