CRISI DEL PD? NO, DELLA SINISTRA

Potrebbe sembrare stucchevole tornare ancora una volta sulla crisi del Pd ma forse soltanto i giovani possono assistere a questo dramma senza esserne turbati. Perché per loro il Pd è un partito come un altro, mentre per chi è anziano, per chi ha memoria della storia del XX Secolo, il Pd è l’erede di una storia estremamente importante.
Anche ad essere repubblicani convinti, fa male al cuore vedere il marchese che un tempo abitava al piano nobile, esitare fra il lavoro di postino e quello di infermiere. Un tempo la sua famiglia guardava tutti dall’alto in basso e nessuno, anche con i migliori argomenti, riusciva a dimostrarle quanto la sua pretesa fosse abusiva. Oggi invece i suoi membri sono sbeffeggiati anche dai ragazzini senza nessun argomento se non la sensazione che la storia abbia lasciata indietro quella famiglia. Che siano rimbecilliti e senza futuro. Una sensazione che – cosa tremenda – potrebbe essere giustificata.
Non si tratta soltanto di capire il declino congiunturale di un partito. Infatti può darsi che il fenomeno indichi una svolta epocale. Dalla metà dell’Ottocento fino alla fine del XX Secolo la sinistra in Europa ha avuto una storia, se non gloriosa, di successo. E la maggior parte del tempo questo successo è stato dovuto a due argomenti: il primo è stato il sogno della rivoluzione proletaria, predicata da Marx; il secondo è stato l’idea che i proletari fossero depredati dai “capitalisti” e bisognasse recuperare quanto era loro dovuto. Purtroppo questi due capisaldi sono stati distrutti dall’esperienza storica.
Il sogno della rivoluzione proletaria è morto nel 1989, con la dimostrazione dei guasti e della miseria che esso aveva provocato dove si era tentato di attuarlo. Il secondo principio (incarnato nei sindacati di sinistra) per decenni ha recuperato a favore dei proletari tutto ciò che si poteva (incluso il Welfare State) per alla fine sbattere contro la semplice evidenza che non c’era più niente da recuperare. Oggi è chiaro che ciò che diamo in più da una parte dobbiamo necessariamente toglierlo da un’altra parte. Cioè non ci sono più rendite parassitarie da appropriarsi. E, se si insiste, invece di ottenere di più, si elimina quella fonte di risorse o si fa fallire l’azienda.
Quando questa impresa si chiama Alitalia magari riversa per quarant’anni il suo deficit nel bilancio di uno Stato debole e demente, ma alla lunga anche uno Stato debole e demente dice no alla sanguisuga: che si chiami Alitalia, che si chiami Ita, o che si chiami sindacato. Anche perché per tenere in vita un’impresa decotta deve chiedere soldi ai contribuenti, cioè a coloro che sudano in imprese che producono ricchezza. Non si possono sottrarre soldi al figlio che lavora in banca per passarli al figlio che ne ha bisogno per la droga. Alla lunga anche i genitori di pastafrolla si accorgono dell’iniquità di questo andazzo.
Le illusioni della sinistra hanno avuto una vita più lunga del prevedibile perché per molti decenni è stato concesso allo Stato di fare debiti enormi. E così si è speso il denaro che non si aveva pur di rispondere sì a richieste cui si sarebbe dovuto rispondere no. Ma oggi l’Italia si è impegnata ad un diverso comportamento. Già se non mantiene i patti sottoscritti col Pnrr, l’Europa le toglie l’ossigeno di centinaia di miliardi in prestito. Quanto alla Bce, essa non è più disposta, whatever it takes, a far finta di comprare i nostri titoli di Stato mentre di fatto permette di stampare denaro inflazionario a fronte di niente. Infine se l’Italia volesse rivolgersi agli investitori privati, ammesso che costoro avessero ancora fiducia nella nostra solvibilità (cosa di cui è lecito dubitare) i tassi sarebbero tali da dissuaderci. Oltre che da farci sentire colpevoli: perché colpevoli saremmo, e gravemente, nei confronti delle generazioni future.
Il Pd – come tutte le sinistre – non ha più nulla da offrire. Il suo più temibile concorrente – il Partito di Conte – promette l’impossibile: ma che sia l’impossibile comincia a capirlo (finalmente!) anche l’elettorato. Dunque è inutile inseguire Conte o gli altri concorrenti del Pd. Non soltanto essi non hanno una migliore proposta, ma il loro sogno è anche più fragile e inconsistente.
Forse è venuto al pettine un nodo che è impossibile sciogliere.

CRISI DEL PD? NO, DELLA SINISTRAultima modifica: 2023-01-12T17:08:25+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “CRISI DEL PD? NO, DELLA SINISTRA

  1. Gli amici lettori di questo blog difettano di acutezza critica e di sensibilità letteraria, se sono capaci di lasciare il commento di Luca senza un applauso, o al limite una critica.,

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