L’ERRORE DI HARRY

La compianta principessa Diana d’Inghilterra e suo figlio Harry – che tanto le somiglia – hanno qualcosa in comune: nessuno dei due ha capito che cos’è la monarchia inglese.
La Repubblica vive del culto dello Stato. La Monarchia, almeno formalmente, identifica lo Stato con la Corona, e il culto lo riserva alla famiglia reale. Questa ha un unico dovere: non distruggere il proprio mito con comportamenti inappropriati. Il monarca “democratico” è soltanto un simbolo: un modello necessariamente esagerato, falso e ipocrita, come sempre quando si pretende la perfezione. Ma contro ogni verosimiglianza esso deve rimanere immacolato e intangibile. In passato il mito si inchinava alla volontà del re, ed Enrico VIII poteva rimanere sul trono pur essendo umanamente (e penalmente) peggio che discutibile; oggi il re deve obbedire al dovere della decenza: infatti il trono ha per base una facciata. Se la regina Elisabetta è stata una grande, grandissima regina, è perché è stata inappuntabile per più di novant’anni.
Se si compara la vita del borghese con quella dei regnanti, i contrasti non potrebbero essere più violenti. Chi ha difficoltà a pagare il conto della spesa e le bollette del gas, chi non ha un lavoro molto redditizio, chi vive in una casa piccola e scomoda, può immaginare come una sorta di paradiso vivere in una casa magnifica, con cento servitori, denaro a volontà, essendo per giunta riveriti come semidei.
E in effetti i regnanti hanno molti vantaggi. Ma essi vedono bene i vantaggi del borghese normale. Cosa per loro impensabile, questi è perfettamente libero. Nessuno si interessa degli affari suoi: può sposarsi, divorziare, avere tutte le relazioni extraconiugali che vuole, senza che gli altri – salvo gli intimi – ne sappiano niente. Può andare in giro e viaggiare, può darsi allo sport della vela o scalare montagne senza che nessuno lo disturbi, lo fotografi o cerchi di ammazzarlo. Già, perché succede anche questo. Il povero può certo invidiare il re, ma anche il re può invidiare il povero. E personalmente sono felice di non essere re.
In generale non si può cambiare la propria condizione e certo il povero non ha la possibilità di trasformarsi in principe. Ma il contrario è purtroppo facile: tanto che la maggior parte delle volte la manovra è involontaria. Ci sono in giro gli eredi degli zar, dei re di Grecia, di Francia e di molti altri regni, e tutti costoro amerebbero risalire sul trono. Chi ha volontariamente rinunciato ad esso (Edoardo VIII) probabilmente ha avuto modo di pentirsene, anche se ha avuto il buon gusto (e forse l’orgoglio) di non farlo sapere. Comunque prima di rinunciare agli agi della Casa Reale bisognerebbe pensarci ben più di due volte. Come ha scritto Woody Allen, “Il denaro non dà la felicità. E figuratevi la miseria”.
Ce ne sarebbero di cose da insegnare al principe Harry. Il figlio di Carlo III dovrebbe capire che, distruggendo l’immagine della Corona inglese, se ci riesce, poi sarà un povero che dovrà lavorare per vivere. E se non ci riesce sarà lo stesso un povero che dovrà lavorare per vivere, perché la Corona lo emarginerà. La principessa Diana non ha conosciuto questo infame destino perché la morte l’ha salvata dalla decadenza: “muor giovane colui che al Cielo è caro”. Ma Harry è in buon salute, e farebbe bene a chiedersi come vivrà non soltanto quest’anno e l’anno venturo, ma anche fra trenta o quarant’anni. Oggi invece somiglia alla madre anche come livello di buon senso. Crede che il successo mondano basti per vivere. Non ha capito che nemmeno la più grande storia d’amore del XX secolo, quella di Edoardo VIII e Wally Simpson, e una vita dopo tutto inappuntabile, hanno potuto salvare quella coppia dalla sostanziale insignificanza e l’ex re dal sottile disprezzo dei grandi inglesi. Harry e la sua imprudente consorte hanno ancora molto da imparare. Kate Middleton sa tenere la bocca chiusa, sorridere e salutare (cosa che le riesce a meraviglia, essendo anche straordinariamente carina) e continuando così sarà regina stimata e venerata fino alla morte, anche se non avrà fatto altro che tenere la bocca chiusa, sorridere e salutare. Loro invece alla fine annoieranno. La stessa pubblicità che li ha nutriti scoverà le loro minime magagne per deriderli, accusarli, smitizzarli e infine, quando avranno anche stancato, dimenticarli.
Harry non ha capito molto, della realtà, ed è un peccato che si paga a tutti i livelli.

L’ERRORE DI HARRYultima modifica: 2023-01-10T18:40:26+01:00da gianni.pardo
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