STRANGOLA LA MADRE: PERCHÉ?

A Bagheria (Palermo) una ragazza di diciassette anni, al culmine di una lite con la madre, l’ha strangolata. Il fatto è talmente sconvolgente che tutti sentono il dovere di un commento e si accorgono presto di non sapere che dire. Forse la ragazza non è sana di mente? Ma questa stessa ipotesi, pure importante per il giudice che dovrà condannarla, dal punto di vista umano non spiega nulla. Chissà quante altre ragazze soffrono della stessa sindrome e tuttavia non per questo strangolano la loro madre. Allora, quale può essere l’interpretazione?
Uno psicologo intervistato alla radio ha messo il fenomeno in relazione alla crisi dell’autorità. Lo sappiamo, oggi i ragazzi sono maleducati. Ma perché qualcuno ammazza? È questo che bisogna spiegare. Se l’omicidio si verifica fra coetanei o nei confronti di qualche sconosciuto, siamo nella norma. Se invece si tratta di uno o di entrambi i genitori (è accaduto anche questo) c’è qualcosa in più. E ce lo spiega l’etologia.
Partiamo da un classico, il mondo dei lupi. I lupi sono animali sociali. Vivono in famiglia, cacciano insieme, mangiano insieme ed hanno un rigido codice di comportamento. Esiste un rango sociale, ci sono cose permesse e cose vietate,e sono interessanti le regole riguardanti la caccia e il pasto. Nella caccia la strategia la stabilisce il capobranco e gli altri la eseguono. Dopo che la preda è stata uccisa il gruppo la divora, ma se è numeroso si stabilisce un turno: gli animali che trovano posto attorno alla preda mangiano a sazietà, mentre gli altri li guardano e, benché affamati, aspettano il loro turno. Aspettano finché i superiori sono sazi. E che succederebbe se un animale di rango inferiore volesse scacciare un superiore per mettersi a mangiare? Povero lui. Il superiore, se un minaccioso ringhio non lo ferma, lo morderebbe senza pietà, per farlo desistere e per “educarlo”. Non è un’eccezione. In natura perfino fra le galline esiste “l’ordine di beccata”.
Dall’etologia si deduce una cosa: il rango è indiscutibile e va riconfermato senza pietà. Diversamente quel rango lo si perde. Infatti se qualcuno batte l’animale alfa diviene lui l’animale alfa. Ecco perché, anche ad amare svisceratamente il proprio cane, non bisogna guardarlo mentre mangia. Se il cane preferisce una certa poltrona al punto che ringhia contro chiunque vorrebbe sedercisi, non bisogna affatto ceder: lo si deve scacciare in malo modo (al limite frustandolo). Infatti, se il padrone guarda il cane mangiare o rispetta la sua volontà in materia di posti, il cane si convincerà in buona fede di essere il capobranco. Ese dunque il “padrone” (che tale non è,dal punto di vista del cane) non si comporta bene, il cane lo morderà “per rimetterlo al suo posto”. Un cane che morde il padrone non è un ingrato o una cattiva bestia: è un povero animale ingannato da un padrone troppo tenero e soprattutto ignorante. È di qualche giorno fa la notizia di un’anziana signora che è stata uccisa dai cani che amava. La notizia è tremenda ma non strana, dal punto di vista canino.
Nella società contemporanea ai genitori è stato tolto il diritto-dovere di educare i figli. Questi possono fare le follie più gravi senza che a padre e madre sia permesso dar loro uno scappellotto. Così i bambini si convincono di avere il diritto di dare ordini ai loro genitori. I quali del resto, pur di avere la pace, troppo spesso “gliela fanno passare”. Al punto che alla fine il piccolo non capisce più perché papà può fare una cosa e lui no. Ho conosciuto qualcuno che guidava col suo bimbetto sulle ginocchia (e le mani sul volante), “perché voleva proprio guidare come lui”. In queste condizioni come volete che il bambino capisca il proprio rango? Al piccolo che vuole qualcosa che non dobbiamo/possiamo/vogliamo dargli bisogna dire soltanto “No”. E se chiede perché, la risposta è semplice: “Perché lo dico io”. Trattate così i vostri figli, soprattutto quando sono piccoli, e non vi uccideranno.
Crescendo bisognerà certo dar loro delle spiegazioni, purché ricordino sempre che le spiegazioni sono un optional, l’obbedienza no. Venuto il momento, la legge è sempre una: “Perché lo dico io”. Sia ben chiaro, tutto questo non in nome della cattiveria, ma in nome dell’affetto e degli scopi dell’educazione. I figli piccoli non hanno bisogno di amici o di servitori, hanno in primo luogo bisogno di un padre e di una madre che diano affetto, protezione, nutrimento ma anche e soprattutto un esempio e un orientamento.
Se oggi c’è una crisi dell’autorità è perché, come avrebbe detto Nietzsche, l’autorità ha Schlechtes Gewissen, mala coscienza. Chi comanda ha lo scrupolo di farlo, quasi non sa più farlo ed è un errore. Se l’inferiore è ragionevole e c’è tempo, gli si spiegherà perché gli si chiede una cosa. Ma se c’è urgenza, si deve obbedire e basta, come su una barca a vela. Quello che dice lo skipper va fatto, subito e senza discutere.
Chi è abituato a dare ordini seri e fermi, non è mai obbligato ad insistere. I genitori severi e sani di mente non hanno mai bisogno di percuotere i figli. Persino il lupo alfa la maggior parte delle volte si limita a ringhiare, e ai morsi deve ricorrere in casi assolutamente eccezionali. Impariamo dai lupi.
grifpardo@gmail.com

STRANGOLA LA MADRE: PERCHÉ?ultima modifica: 2023-01-05T10:02:38+01:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “STRANGOLA LA MADRE: PERCHÉ?

  1. Lei insiste nella sua tesi. In realtà: 1 Nel sito, come lo posso vedere io che lo gestisco, non risulta nessun suo commento, a parte quelli pubblicati. Le accludo (nella mail che le spedisco) l’immagine della schermata. Come lei vede, ci sono tutti i commenti da lei inviati, e non ce n’è nessuno in moderazione. 2 Se invece di lamentarsi lei avesse inviato il commento come ha inviato la lamentela, sarebbe stato pubblicato come sono state pubbicate le lamentele. G.P.

  2. Tutto vero e condivisibile.
    Il problema è che per un genitore diventa difficile dire di no quando tutti gli altri dicono di sì: quando un figlio minorenne vuole andare in discoteca la sera, per fare solo un piccolo esempio tra i tanti, se dirgli di no significa che è l’unico del suo gruppo a non andarci e viene emarginato, diventa chiaramente un problema.
    E’ la società occidentale che ha preso questa deriva e, come ha scritto Gianni, lo spirito del tempo trascina come la corrente di un torrente. Quando lo stesso Gianni parla del disastro della scuola, probabilmente non arriva ad immaginarsi fino a che punto inverosimile sia peggiorata rispetto ai tempi in cui insegnava: oggi è la caricatura di quello che dovrebbe essere una scuola. Ci sono istituti dove agli inseganti è proibito usare la penna rossa nella correzione delle verifiche per non traumatizzare i ragazzi, tanto per dirne una.
    Perché siamo arrivati a questo? Bella domanda.
    Poi è certamente vero che, al di là delle oggettive difficoltà del contesto attuale, molti genitori dicono di sì anche quando non ci sarebbe problema a dire di no. E molti, troppi, vogliono fare gli amici più che i genitori.

  3. Bravo Gianni, un altro testo da archiviare. Oggi i genitori (non tutti ovviamente, ma molti, troppi) vogliono essere gli amici dei loro figli. E agli amici è difficile negare qualcosa o dire “è così e basta, non si discute”. In più tanti genitori hanno una schlechtes Gewissen (la cattiva coscienza) che compensano concendendo più del dovuto, del necessario. Fino a essere presi a pesci in faccia o essere persino ammazzati. Un po’ di autorità, cioè la capacità di dire no, non guasterebbe.

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