BONACCINI CONFERMA IL VICOLO CIECO

Ho letto su “la Repubblica” un’intervista a Stefano Bonaccini. Bonaccini è un politico per il quale ho simpatia. Sembra infatti intellettualmente moderato, quasi per temperamento. È un vincente: basti ricordare lo scontro con Salvini. In totale, un personaggio interessante. Il giornalista lo ha interrogato in occasione della sua candidatura a Segretario del Pd, e anch’io mi sono apprestato a leggere il testo con questa curiosità. Infatti è normale che uno che vuol divenire Segretario di un partito al posto del Segretario in carica lo faccia dicendo: “Lui (Enrico Letta) ha fatto così e così, io farò così e così”. Ma sono stato deluso.
Il titolo dell’intervista (responsabilità del Direttore) infatti prometteva: “Facciamo presto un Pd di sinistra senza correnti”. Di sinistra, finalmente, mi sono detto. Ora sapremo che cos’è un Pd di sinistra. Invece che cosa ha detto il simpatico emiliano? “Avanzerò proposte per il Pd e per l’Italia”. Giusto. Ma quali? Silenzio. “Una proposta nuova”. Sì, ma quale? Silenzio. Dice poi Bonaccini: bisogna eliminare “il correntismo esasperato”. Ancora una volta: giusto. Ma questo non è un programma per il Paese. “Serve un partito plurale, non di correnti”. Ammesso che io abbia capito: giusto. Ma questo riguarda soltanto la vita interna del partito, si vorrebbe invece conoscere un programma che riguarda in concreto il Paese. Qual è? “Io sono un uomo di sinistra che crede nel Pd e vuole farne un grande partito progressista e riformista”. Complimenti, nessuno ne dubita. Ma proprio per questo si sarebbe lieti di conoscere le sue intenzioni. “Il mio primo obiettivo – dice Bonaccini – è che il Pd torni ad essere e a fare il Pd”. Ottimo. Ma qui bisogna intendersi. Se il Pd tornasse a fare il partito di Letta, non ci sarebbe ragione di cambiare segretario. Se invece quel “ritorno” fosse a qualche altra cosa (come è ovvio) non sarebbe normale esplicitare in che cosa consiste? Nel passato del Pd e antecedenti c’è anche lo stalinismo, e siamo sicuri che Bonaccini non alludeva a questo. Sì, ma allora a che cosa?
Non trovando altre luci nell’intervista, bisogna concludere che se Bonaccini non dice niente di concreto, è perché non c’è niente di concreto da dire. E rimarrebbe confermata l’idea che il male profondo del Pd non è il male di quel partito, ma della sinistra. Essa ha esaurito la sua spinta vitale perché ha rinunciato agli ideali comunisti (la rivoluzione, la dittatura del proletariato e la fine della storia), ha realizzato tutto le conquiste che poteva realizzare ed oggi non potrebbe che divenire proprio ciò che rifiuta di essere: un partito socialdemocratico. Infatti le ricette fiammeggianti della sinistra di un tempo oggi sono improponibili, in quanto danneggerebbero i cittadini in maniera intollerabile. Prova ne sia che il Partito di Conte, che proprio su di esse ha puntato, non ottiene niente, non ha un futuro, ed è coralmente disistimato da tutti. Chi lo considera con la massima benevolenza possibile vorrebbe soltanto sottrargli i suoi voti, non realizzare le sue rovinose promesse.
No, non c’è spazio per un partito come il Pci classico. Del resto, se l’Italia è ancora oggi una delle grandi potenze europee, è proprio perché quel Pci non andò al potere. E nella misura in cui ci andò (consociativismo) produsse danni. Fra i quali, al primo posto, il debito pubblico e la catastrofe scolastica.
Ecco perché Bonaccini non scende mai sul concreto. Perché potrebbe proporre o dannose assurdità o un’opposizione ragionevole e moderata che spingerebbe l’intervistatore a replicare: “E in che cosa il suo programma differisce da quello di Calenda e Renzi?” E Bonaccini non potrebbe rispondere.
Insomma è inutile, come avvenuto in questi mesi, rimproverare al Pd di perdere tempo con problemi secondari, o di semplice organizzazione interna del partito. È inutile rimproverare a Enrico Letta un’opposizione gridata, e a volte violenta, e sostanzialmente corrispondente a qualche insulto: “Siete brutti e cattivi”. Perché quel professore non ha altro da dire. Qualunque cosa dicesse, o scontenterebbe gravemente una parte del suo partito, o sarebbe una sciocchezza demagogica. Ma per quello basta e avanza Giuseppe Conte. E allora? “Chi offre di più?” Per quanto ne sappiamo – almeno attualmente – non Stefano Bonaccini.
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BONACCINI CONFERMA IL VICOLO CIECOultima modifica: 2022-11-28T07:07:45+01:00da gianni.pardo
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