LA PROPOSTA DI CALENDA

In Italia, da sempre, la maggioranza vota tutta e sempre sì (anche se qualche singolo in cuor suo dissente) e l’opposizione vota sempre no (anche se qualche singolo in cuor suo è d’accordo). Ora ecco che improvvisamente Carlo Calenda, del gruppo Azione-Iv, chiede udienza al governo per presentare una proposta migliorativa della “Legge di stabilità”. E il fenomeno lascia tutti interdetti.
È un po’ come negli scacchi quando l’avversario fa una mossa assolutamente imprevista e imprevedibile. È un colpo di genio e presto subiremo lo scacco matto, oppure ha commesso un errore e ci stiamo scervellando inutilmente? Comunque è obbligatorio fare delle ipotesi.
È vero che teoricamente l’opposizione, se fosse realmente “costruttiva”, come tante volte sperato, dovrebbe comportarsi così, ma dal momento che la cosa non è mai avvenuta (che io ricordi), bisogna chiedersi quali possono essere le conseguenze in concreto. La prima, e più scontata, è che il resto delle opposizioni griderà al tradimento, dirà che Calenda sogna di divenire lo stuioino di Meloni, e cose del genere. Cui non baderemo, sia perché quelle opposizioni sono del tipo “no a tutto”, sia perché Calenda ha disponibile la carta dell’“opposizione costruttiva”. Dunque la partita più seria è quella fra Calenda e Meloni.
Se il centrodestra negasse l’incontro sarebbe accusato di faziosità, di arroganza, di presunzione e chissà di che altro. E infatti pare che lo abbia già accettato. E allora il fischio d’inizio non è costituito né dalla proposta di Calenda, né dalle critiche delle sinistre, né dall’accettazione del governo: il vero problema sarà costituito dalla sorte che gli interessati riserveranno a quelle proposte. Infatti anche se il comportamento del governo fosse pienamente leale ed onesto, sia nel rigettare la proposta (perché ritenuta sbagliata) o nell’accettarla (perché ritenuta utile e plausibile), i terzi, a cominciare dai giornali e dagli opinionisti, giudicherebbero la risposta non nel merito, ma secondo la loro propria convenienza. Ecco perché bisogna fare le ipotesi dell’accettazione o del rifiuto indipendentemente dal valore intrinseco della proposta. Insomma i terzi non crederanno mai né alla buona fede di Calenda, né alla buona fede di Meloni.
Se la proposta fosse accettata, tutti direbbero che il Partito di Renzi e Calenda è di fatto entrato nella maggioranza. E che soltanto per questo il governo Meloni si è acconciato ad accettarla: perché in questo modo può rimettere in riga Berlusconi, se diviene esoso, o Salvini, se si mette a giocare al partito “di lotta e di governo”. Nel frattempo accuserebbero Calenda di brigare per ottenere uno strapuntino nel governo, o altri vantaggi. E tutte le smentite degli interessati rimarrebbero assolutamente inascoltate.
Se invece la proposta fosse rigettata, le opposizioni si precipiterebbero a dire che era un’ottima proposta e che, rigettandola, Giorgia Meloni ha dimostrato la propria doppiezza. Ha accettato il dialogo con Calenda soltanto per squalificarlo agli occhi della sinistra, per umiliarlo, dimostrando altresì che l’unica posizione giusta, nei confronti di questo governo, è la chiusura più sprezzante e totale che si possa immaginare. Dunque il risultato, nella pubblicistica, è facile da prevedere. Ma nella sostanza?
Se è permesso sognare ad occhi aperti, ammettiamo che il governo accetti in tutto o in parte le proposte di Calenda, o che le rifiuti con argomenti tanto convincenti da far capire al leader di Azione che il “no” è motivato e non pregiudiziale. Possiamo ipotizzare un diverso rapporto tra maggioranza e opposizione? Personalmente, sarò cinico, ma non riesco a sperarlo. L’Italia è troppo faziosa, per una cosa del genere. Noi siamo o guelfi o ghibellini, o Bianchi o Neri, o Cerchi o Donati, o per Topolino o per Paperino. Ad un’opposizione in buona fede crederò quando la vedrò, non prima.
grifpardo@gmail.com

LA PROPOSTA DI CALENDAultima modifica: 2022-11-29T14:32:39+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LA PROPOSTA DI CALENDA

  1. Nemmeno al governo del”avvocato del popolo Calenda ha fatto un’opposizione pregiudiziale, sempre sul merito delle questioni.
    E’ il suo modo di far politica. E a giudicare dalle reazioni stizzite di FI e Lega, è un modo efficace di fare opposizione.

  2. Eppure ci devono essere dei casi in cui governo e opposizione dovrebbero essere per forza d’accordo. Ma non Italia apparentemente. Le contumelie, gli insulti personali rivolti alla Meloni in questo mese scarso di governo sono semplicemente disgustosi. In ogni paese governo e opposizione discutono vivacemente, animatamente, a volte persino si picchiano (è successo recentemente a Londra mi sembra), ma non per principio. Sì, dev’essere nel carattere degli Italiani, o guelfi o ghibellini. Il sedicente filosofo Flores d’Arcais ogni volta che apre bocca, ma proprio ogni volta, denuncia gli ex, post, para, filo, neofascisti. E gli ex, post, para, filo, necomunisti? (ce ne sono in circolazione). E come se in ogni dibattito o ad ogni occasione ci si rivolgesse a d’Alema o Napolitano ricordando il loro passato: il qui presente ex comunista d’Alema, l’ex comunista Napolitano (quello che esaltò i liberatori russi in Ungheria nel 1956, leggere le sue dichiarazioni su Wikipedia).

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