CLAMOROSO AUTOGOL DI LETTA

Carlo Calenda ha rotto il patto siglato con Enrico Letta e il Pd, e questo è evidentemente il fatto del giorno. Ma riferendo così la notizia si commette la solita cattiva azione: si attribuisce alla vittima la colpa del misfatto. Infatti è Letta che ha violato il patto scritto e sottoscritto, quando ha arruolato personaggi, come Fratoianni, che erano stati esclusi dal novero dei possibili alleati: e Calenda ne ha soltanto tratto le conseguenze.
Ma forse neppure questa è la vera notizia. La notizia stupefacente è: politico si comporta con coerenza. Altro che “uomo morde cane”. Qui siamo addirittura all’inverosimiglianza. Tanto che va spiegato come mai Letta abbia commesso l’errore che ha commesso.
Avendo offerto a Calenda il 30% dei seggi conquistati dalla coalizione, Letta ha creduto di averlo totalmente comprato. Non soltanto per lui, a un paio di giorni dalla firma del patto, fare marcia indietro sarebbe stato difficile, ma sarebbe stato reso impossibile dall’interesse: quando mai “Azione” avrebbe potuto sperare un bottino del genere, presentandosi da sola? Dunque Letta ha pensato che avrebbe potuto raccattare anche i voti della sinistra estrema, ché tanto nessuno glielo avrebbe rimproverato. Il patto sottoscritto? Scraps of paper, in politica: i patti sono fatti per essere violati. Come Hitler insegnò perfino a Stalin.
Questo episodio mette in luce non soltanto la natura della sinistra, ma soprattutto la natura del fu Pci. Del Pci e di tutti i partiti che, senza cambiarne l’anima, ne hanno cambiato il nome. I comunisti, dal 1917 in poi, si sono sentiti portatori di un Verbo salvifico al quale era lecito immolare la libertà dei popoli, la loro prosperità e, con Stalin, anche la vita dei cittadini. Questo spiega la loro doppiezza. Del resto, questa posizione non l’hanno nemmeno inventata. Secondo la religione islamica, il pio maomettano non deve mentire, ma può farlo se ha da fare con un infedele. Insomma la verità è al servizio del partito, non il partito al servizio della verità.
Inoltre la dottrina comunista è tanto migliore quanto più è fanatica: infatti si tratta di una religione. Per questo il “Partito” – antonomasticamente chiamato così, perché tutti gli altri non sono partiti, ma gruppi di biechi nemici – non ha mai potuto tollerare che ci fosse qualcuno alla sua sinistra: infatti ciò avrebbe significato che c’era qualcuno più puro del Partito stesso. Dottrina condensata in un principio francese che ha fatto epoca, ed è divenuto una regola intangibile: “Pas d’ennemi à gauche”, niente nemici a sinistra. Da un lato perché gli estremisti di sinistra sono dei puri comunisti; poi perché bisogna assorbirli nel Partito; infine perché, se non c’è altro modo, vanno eliminati, come spiegarono a Lev Trockij. Dunque Fratoianni votava la sfiducia a Draghi, il banchiere? Era contro la difesa dell’Ucraina e chissà che altro ancora? Non per questo lo si poteva o doveva lasciare fuori dal Partito. Doveva rientrare in qualche modo. Né gli si poteva mettere la museruola, perché un estremista di sinistra ha sempre ragione. Più o meno come i Catari erano più ferventi cristiani dei cattolici.
I comunisti, per chi non è mai stato comunista, sono stati caratterizzati da una totale mancanza di onestà. Per loro la verità è “la versione che conviene al Partito”. E “tanto peggio per la verità”, come disse Lenin. Essi sono talmente abituati a questa doppia morale (l’idealismo pubblico e il cinismo privato) che Letta ha letteralmente contato sull’inerzia di Calenda. E dunque va spiegato come mai si sia sbagliato.
Calenda si è alleato col Pd – a quanto ha detto – credendo che esso si fosse evoluto da partito comunista a partito socialdemocratico. Secondo le sue stesse parole, ha sperato che, alleandosi con il Pd, questo realizzasse la sua Bad Godesberg: cioè finalmente rinnegasse il comunismo (per esempio rappresentato da Fratoianni), l’utopismo demenziale (i Verdi di Bonelli), la demagogia plebea (i Cinque Stelle) e divenisse un partito adulto, progressista sì, ma nel senso occidentale: civile e democratico. Per quanto strano possa sembrare, Calenda voleva fare il proprio interesse, ma anche quello del Pd, aiutandolo a liberarsi delle scorie, delle ubbie, dei pregiudizi e, in una parola, degli infiniti errori del passato.
Ha sbagliato. Ha sopravvalutato Letta. Questi, pur avendo firmato un documento, si è lasciato sopraffare dalla miopia finto-machiavellica di chi non tiene in nessun conto i principi e gli ideali, e spinge il suo cinismo fino a credere che nessun altro mai possa agire seguendo i principi e gli ideali, se soltanto sono in contrasto con i suoi interessi. Lui stesso non temeva il giudizio dei terzi, nel momento in cui violava il patto siglato con Calenda, perché, si sa, i media perdonano tutto alla sinistra e non perdonano niente alla destra. Anzi, non le perdonano neanche i crimini che non ha commesso. Dunque non ha avuto paura di essere chiamato sleale, spergiuro, interessato e cinico. Simili epiteti possono essere affibbiati a chiunque, ma non a chi è di sinistra, non scherziamo.
Letta ora si trova squalificato agli occhi dell’elettorato. Non soltanto ha perso un alleato, ma l’ha perso perché non ha tenuto fede ai patti, dimostrando che essi, per chi è di sinistra, non valgono niente. Ha dimostrato anche che il Pd non ha perso i vizi del Pci, e che molti dei suoi adepti – in qualche caso dei suoi capi – sono “unfit to run the country”, inadatti a governare il Paese. Certo, qualcuno voterà ancora a sinistra, magari in odio al liberalismo: ma il richiamo del messaggio positivo si è perso. La sinistra rischia di essere affondata dalla sua stessa mancanza di scrupoli. Un Partito che viveva di ideali rivoluzionari e palingenetici è demolito dalla sua stessa pochezza morale. Oggi si è dimostrato un partito di bottegai che per qualche soldo in più venderebbero la loro madre.
giannipardo1@gmail.com

CLAMOROSO AUTOGOL DI LETTAultima modifica: 2022-08-07T17:42:55+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “CLAMOROSO AUTOGOL DI LETTA

  1. Caro Gianni
    come al solito una lettura molto obiettiva e che condivido totalmente ma non sarei così sicura che i comunisti abbiano capito la totale mancanza di scrupoli di un inetto quale è Letta. Come di consueto la frittata verrà rigirata e propinata nel verso più confacente e tutti “bovinamente” voteranno un partito, anzi “il partito” che si autodefinisce progressista e dalla parte del popolo.

  2. 1) (Di solito) In medio stat virtus… E se fosse solo una questione di punti di vista differenti e non si potesse stabilire chi ha ragione in assoluto?
    2) L’interesse di Più Europa e’ quello di restare da sola e rischiare di non superare lo sbarramento del 3% nel proporzionale?
    Ad ogni modo, a mio umile avviso qs vicenda continua a presentare aspetti poco o x nulla comprensibili a chi la osservi dall’esterno… Saluti

  3. La divisione fifty-fifty è ingiusta per chi ha ragione, e pilatesca.
    In secondo luogo, la ragione del comportamento di +Europa? La più
    semplice del mondo: l’interesse.

  4. La repentina rottura tra Azione e PD e’ vicenda controversa e (vista dall’esterno) poco comprensibile, cmq in qs casi solitamente le responsabilità vanno divise ‘fifty-fifty’… Se esse fossero interamente indossabili al Segretario PD, per quale motivo Più Europa non avrebbe seguito il leader di Azione cui pure era legata da un patto federativo di più vecchia data? Saluti

  5. Sarebbe un clamoroso autogol se gli elettori fossero informati, attenti e ragionassero.
    Peccato che:
    – la maggior parte non sa nemmeno di questo accordo o se ne dimentica il giorno dopo
    – altri ne sanno ma credono che la colpa sia di Calenda, grazie anche ai media che dicono che Calenda ha rotto l’accordo, mentre Letta rovescia le carte e fa la vittima (“in politica come nella vita bisogna rispettare i patti”, recita davanti ai microfoni).
    – per quanto a noi possa sembrare incredibile, gli elettori PD preferiscono Fratoianni e i Verdi a Calenda.

    Secondo me c’è da domandarsi come mai una persona non di sinistra, seria e competente come Calenda debba guardare a sinistra: questo la dice lunga sul livello di impresentabilita’ al quale è scesa l’attuale destra italiana.
    Ad ogni modo, onore all’uomo Calenda. Per Letta solo una ulteriore conferma….

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