SANZIONI E CANNONI

“Le sanzioni che gli Stati Uniti e l’Europa stanno applicando alla Russia sono efficaci?” Chi pone questa domanda di solito ha in testa due interrogativi: “Con le sanzioni riusciremo a costringere la Russia a fare quello che noi desideriamo?” E soprattutto: “Per quello che costano a noi, val la pena di applicarle?”
Immaginiamo di essere nel Far West e che, mentre eravamo assenti, nella nostra casa si sia installato un abusivo. Uno “squatter”, come si dice oggi, visto che l’italiano è fuori moda. Il tizio non soltanto si rifiuta di sloggiare, ma ci minaccia di mandarci all’ospedale se insistiamo. Che mezzi abbiamo, per rientrare a casa nostra?
Possiamo raccontargli quanto ci è costato fabbricarla e ammobiliarla; possiamo fargli sapere che noi stessi non abbiamo dove andare; potremmo anche sporcargli l’acqua, impedirgli di dormire con schiamazzi la notte, appuzzarlo con delle stoppie accese, ma se è resistente non se ne andrà. Per quanto accorati gli appelli, e per quanto serie le sanzioni, questi rimedi non vincono le guerre.
Tutto ciò finché nostro cugino non va a parlare con certi amici suoi i quali sfondano la porta, prendono a sberle lo squatter, lo gettano dolorante fuori di casa, gli sventolano sotto il naso le loro pistole e lo avvertono che se si rifà vedere in giro lo faranno secco. Casa recuperata. Il primo esempio rappresenta la diplomazia e le sanzioni, il secondo la guerra.
Quando si parla di sanzioni, non si deve mai intendere “efficaci” nel senso che risolvano il problema. Non è mai avvenuto e forse mai avverrà. Viceversa efficaci possono essee lo stesso, se sono serie e seriamente applicate. Ma non bisogna aspettarsi dei miracoli, soprattutto se lo Stato avversario è una dittatura, che eventualmente non darebbe nemmeno ascolto alle sofferenze dei propri cittadini.
La Russia – statene certi – soffre dei nostri provvedimenti. E ancor più ne soffrirà in futuro. E per questa parte possiamo giungere a delle conclusioni già in teoria.
Innanzi tutto non è mai vero che le sanzioni danneggiano più chi le applica che chi le subisce, per la semplice ragione che – a mia conoscenza – nessun governo è composto di signori che si chiamano tutti Tafazzi. Inoltre, dal momento che le sanzioni sono scelte da chi le applica, è ovvio che coloro che le infliggono scelgano quelle che danneggiano meno sé stessi e di più lo Stato sanzionato. Non bastasse, nel caso della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, quelli che applicano le sanzioni sono molti Stati e chi è chiamata a soffrirne è la sola Russia. Quand’anche le sanzioni danneggiassero in pari misura chi le impone e chi le subisce, ognuno dei “sanzionanti” soffre pro quota, mentre la Russia soffre dell’intero.
Il fratto che le sanzioni siano dolorose, nella specie, lo dimostra il fatto che la Russia chiede pressoché ogni giorno che siano abolite. Addirittura, vittima com’è della sua stessa propaganda, arriva al ridicolo di dimostrarsi infantilmente bugiarda: un giorno dice che le sanzioni le fanno un baffo, e un altro accetta che l’Africa riceva il frumento ucraino a condizione che siano tolte le sanzioni. L’eliminazione delle sanzioni per essa vale quanto il discredito di cui si è caricata agli occhi dei terzi, estranei ed innocenti, che condanna alla fame.
Malgrado tutto ciò che si è detto, il discorso delle sanzioni ha importanza in Italia perché da noi la gente dà lo stesso peso alle normali notizie giornalistiche e alle fanfaluche inventate dalla Russia. Come quando questa dice senza arrossire che sono gli stessi ucraini che avrebbero bombardato il supermercato di Kremenchuk: e la televisione italiana riferisce questa versione senza alzare un sopracciglio. E questo è stupefacente, per un’Italia che per decenni ha preso in giro i nonni per aver subito la suggestione della retorica fascista. Se smettesse di bacchettare i fascisti (pace all’anima loro) non potrebbe occuparsi di una propaganda ancora più volgare e ancora più greve di quella fascista? Forse è un miracolo se siamo ancora in democrazia.
Le sanzioni sono una punizione seria che però non risolve nessuna guerra. Se si vuole che gli ucraini vincano, bisogna inviargli armi adeguate e finanziamenti. Se invece ci disinteressiamo della loro sorte, è segno che non comprendiamo che su quel fronte combattono Oriente e Occidente. E tanto peggio per noi.
L’Unione Europea, per essere più agile e fattiva, dovrebbe rinunciare al principio dell’unanimità nelle decisioni. L’unanimità è una cosa talmente innaturale che si verifica soltanto nelle dittature. Dove c’è libertà, se proponete la scelta tra il paradiso e l’inferno, qualcuno voterà per l’inferno. Chi non ci crede, frequenti di più le riunioni di condominio.
La verità è che, dopo un’eternità di pace, non comprendiamo più che cos’è la guerra. La guerra è il momento in cui la diplomazia ha perso la parola, gli uomini dimenticano la pietà, il diritto, la morale, la decenza le tornano ad essere delle bestie primitive che si azzannano. La Russia non rispetta le Convenzioni di Ginevra e da essa ci dobbiamo aspettare esattamente quello che vediamo. Non si è già visto come si è comportata in Cecenia e in Siria? L’unico modo di indurla alla pace è farle temere la sconfitta. Finché penseranno che la pace convenga a noi, la guerra continuerà. Se non lo comprendiamo, tanto peggio per noi. Non è sicuro che gli imbecilli abbiano diritto alla vita.
giannipardo1@gmail.com

SANZIONI E CANNONIultima modifica: 2022-07-11T11:23:38+02:00da gianni.pardo
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