IDEOLOGIE E IDEE

“Finite le ideologie sono scomparse anche le idee”, ecco il titolo di ItaliaOggi del 16 giugno per un articolo di Serena Gana Cavallo. Uno legge e intimamente esclama: “Assolutamente vero. Ma perché?” La mia risposta è: “Perché abbiamo già dato”.
L’umanità è per sua natura scontenta e desidera avere sempre più comodità, più piaceri e, se possibile, più lussi. Naturalmente senza dover lavorare, senza patire malattie o altri problemi. Soprattutto senza dovere, alla fine, stupidamente morire. Ovviamente nessuno poteva soddisfare queste richieste e tuttavia la fantasia umana una soluzione la trovò: “Avrete tutto questo dopo la morte, se vi sarete comportati bene”.
Come ideologia era perfetta. Innanzi tutto riconosceva la negatività del presente (“Questa Terra è una valle di lacrime”) e per esso non prospettava nessuna soluzione che l’esperienza avrebbe subito dimostrata ingannevole. Al contrario, la soluzione nell’aldilà, non essendo verificabile, non era neppure “falsificabile”, come avrebbe detto Karl Popper. E c’era il vantaggio aggiuntivo (data la condizione: “Se ti comporterai bene”) di rafforzare l’ordine della società, imponendo al singolo un “gendarme interno” (copyright di Voltaire) a sostegno del “gendarme esterno”, in carne, ossa e picca.
Questa combinazione di pessimismo riguardo alla realtà fisica, unita ad un ottimismo metafisico non verificabile ma perfettamente rispondente ai desiderata, ha dato una vita plurimillenaria alla nostra religione. Ma alla lunga anche la religione è venuta sfilacciandosi. La costante mancanza di un riscontro concreto e il trionfo della scienza (fondata al contrario sull’esperienza) hanno fatto sì che la religione sia divenuta più una vuota forma e un rito (il matrimonio in chiesa di milioni di miscredenti) che una seria componente della nostra vita. E allora come risolvere il nostro problema esistenziale?
La Rivoluzione Industriale, la Rivoluzione Francese e l’economia classica erano inadeguate. Esse hanno fornito grandi vantaggi concreti ai cittadini, come la libertà di parola, la libertà politica, una notevole prosperità di tutti (rispetto al passato) ma nulla che, come il Cristianesimo, potesse costituire una soluzione metafisica. La domanda di base è rimasta senza risposta. Lo stesso socialismo utopico ha presto mostrato la corda.
Una soluzione è venuta in mente a Karl Marx. Una soluzione che – si badi – nelle intenzioni del suo autore, era “scientifica”. L’uomo è infelice perché la società è ingiusta. Sopprimiamo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sopprimiamo il capitalismo privato, realizziamo, dopo la rivoluzione borghese, la rivoluzione proletaria, e realizzeremo il paradiso in terra. Il paradiso dei lavoratori. Il fine ultimo sarebbe stato: “A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità”, e milioni di uomini hanno creduto a questa ideologia. Fino a poter dire che il XX secolo è stato il secolo di Marx.
Ma il difetto di questa teoria era che, essendo “scientifica” e dunque accettando il controllo del reale, proprio dalla realtà è stata smentita. L’implosione dell’Unione Sovietica ha scoperchiato il Vaso di Pandora dell’oceano di miseria e dolore che quella ideologia aveva inflitto all’unico, grande Paese che l’aveva adottata.
E così arriviamo al presente. Le soluzioni fornite dall’economia classica piacciono moderatamente perché implicano sempre che il cittadino sia l’artefice della propria prosperità. Così è rimasta intatta la speranza di una felicità tanto totale quanto gratuita. Infatti i cittadini chiedono sempre di più allo Stato (il “reddito di cittadinanza” ne è un eccellente esempio) cercando di dargli sempre di meno (proteste per la pressione fiscale). E poiché è impossibile che lo Stato conceda a tutti indistintamente i cittadini un alto reddito di cui fruire senza che nessuno lavori, e senza che nessuno paghi tasse, la nostra società è supremamente scontenta.
Le ideologie sono scomparse ma il peggio è che sono scomparse perché le abbiamo viste all’opera. Alla lunga anche gli ignoranti si sono accorti che l’economia classica non fa sconti (“Nessun pasto è gratis”, ha detto Milton Friedman) e questa delusione li ha spinti ad una sorta di furore iconoclasta. Il voto per il M5S ha significato che il paradiso in terra non l’avevamo “per colpa di quelli là”. Solo che i “grillini”, chiamati loro stessi a realizzare quello che “quelli là” non erano stati capaci di offrirci, hanno scoperto di essere anche più incapaci di loro. Fino a scomparire dalla scena.
Questo per le ideologie. E le idee? Semplice: le idee sono le soluzioni per i singoli problemi e quelle le abbiamo. Solo che sono indigeste, perché tutte si risolvono nell’obbedienza all’economia classica e al semplice principio per cui: “Se vuoi godere di più ricchezza, devi produrre più ricchezza”. “Chiederla” non serve a niente. E invece, ancora oggi, per molti “chiedere” corrisponde a “fare politica” e perfino, retoricamente, a “lottare”, come fanno i sindacati. Né i politici sono più ragionevoli di loro. Quando tutti i nodi vengono al pettine, la loro soluzione è: “Facciamo più debiti”.
Non assistiamo soltanto alla fine delle ideologie. Forse è la fine della ragionevolezza.
giannipardo1@gmail.com

IDEOLOGIE E IDEEultima modifica: 2022-06-18T07:35:03+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IDEOLOGIE E IDEE

  1. Letto e riletto, com’è tutto vero quello che scrive e la chiarezza fa piacere. Un piacere piccolo piccolo ma pur sempre un piacere. E poi, chissà magari altri leggeranno, capiranno e … cambieranno vita. Cioè cercheranno di produrre ricchezza invece d’invocare diritti e prebende senza far nulla.
    Quanto alla religione ormai nemmeno più i preti ci credono. Invece di processioni, tridui e novene hanno trasformato le chiese in hub vaccinali e raccomandato di seguire i dettami della scienza. Il cardinale Marx chiede l’abolizione del celibato e la benedizione degli omosessuali …

    “Il tempo fugge e corre via come
    sabbia che scivola fra le dita. Ci si alza all’alba, ci si lava,
    ci si veste, si mangia qualcosa, si fa una passeggiata
    e la mattina è già finita. Come il pomeriggio. Così se
    ne va un giorno dopo l’altro. Come strappare un po’
    di gioia a questo tempo che fugge?”
    (Incipit di “Il primo libro di Li Po”, di Vittorio Saltini)

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