IL DRAGO E LA LUCERTOLA

Molti editorialisti commentano la situazione presente avvertendo che la guerra in Ucraina finirà, ovviamente, ma non per questo “tutto tornerà come prima”. Con essa si è concluso un periodo storico e dobbiamo adattarci all’idea di una nuova realtà. Probabilmente molto peggiore dell’attuale.
Le ragioni per questo cambiamento storico sono molteplici: l’Occidente è privo di valori, pressoché imbelle, disunito e sfiduciato. Non bastasse, i suoi cittadini non credono più alle loro istituzioni. E infatti guardano senza scandalo ad un’autocrazia come quella di Putin. Forse – si dicono – è questo il rimedio per i difetti della democrazia. E poi in Europa imperversa un tale inspiegabile anti-americanismo che non riusciamo neppure a vedere dove sta il nostro interesse.
Una parte di questa mentalità deriva dal fatto che nelle democrazie tutto è noto, anche il peggio, mentre nelle dittature il ferreo controllo del potere nasconde le magagne. E quello che la gente non vede pensa che non esista. Durante il fascismo, dicono, non c’era quasi corruzione e delinquenza. Solo perché ai giornali era vietato parlarne, uno gli fa notare. Ma anche a dirglielo e ripeterglielo, quelli non cambiano opinione. Avessimo Putin, continuano, i treni arriverebbero in orario. In queste condizioni, l’Europa Occidentale sembra inesorabilmente destinata a soccombere. Essa sarà schiava del Putin di turno. Di quel potere arcaico, nazionalista, panslavo e perfino religioso che nell’immaginario collettivo ha trasformato la Russia nell’unico, risorgente potere imperiale dell’intero continente.
Così si spiega anche la sovrarappresentazione del potere militare di Mosca. In realtà, a parte quell’armamento nucleare che nessuno può permettersi di usare (e che comunque ha persino il Pakistan), la Russia è tutt’altro che un drago. Lo vediamo nel Donbass, dove segna il passo. Inoltre, chiunque coltivi ambizioni imperiali deve avere un impressionante retroterra economico, perché senza denaro non si fanno guerre: e la Russia è povera. E tuttavia la sensazione corrente è che chiunque osi sfidare Mosca non abbia scampo.
La Federazione Russa è soprattutto un bullo. Un bullo che, se incontra un judoka come l’America o la stessa Nato, è destinato a soccombere. Ma se il judoka non è disposto a combattere, il bullo rimane l’unica forza in campo. Il coraggio – lo dice l’etimologia – non nasce dai muscoli ma dal cuore. Un Paese bellicoso è reso più forte dalla sua disponibilità ad aggredire, come un Paese pacifico è resto più debole dalla sua voglia di evitare lo scontro.
In guerra Roma seguiva costantemente questo principio: non concludeva nessuna pace se non in seguito alla propria vittoria. Se sul momento questa vittoria non era possibile, il progetto era rinviato, non annullato. Mi chiedo quante altre repubbliche avrebbero vinto le Guerre Puniche. I russi, ancora oggi, sono “pompati” dal successo nella Seconda Guerra Mondiale e si fanno delle illusioni sul proprio conto. In realtà, a loro favore, gioca soltanto il loro spirito bellicoso e prevaricatore. Ma sulla realtà dei fatti si fanno illusioni loro e ce le siamo fatte anche noi, quando abbiamo (tutti) creduto che Mosca avrebbe fatto di Kiev un solo boccone. Per questo Putin, malgrado le sue dichiarazioni reboanti, è preoccupato: perché un disastro in questa guerra potrebbe far crollare il suo castello di carte.
Non tutte le sconfitte hanno lo stesso significato. Alcune sono soltanto una battuta d’arresto (le difficoltà alleate sulle Ardenne), altre sono una grande ma circoscritta tragedia (come la battaglia di Canne), altre infine rappresentano un cambiamento definitivo (la battaglia di Alesia). I russi da troppo tempo vivono mentalmente al di sopra dei loro mezzi e per questo la loro situazione è precaria. Per esempio, la potenza dell’esercito russo appariva molto più grande prima della guerra in Ucraina che attualmente. Se ora subissero una grande delusione, potrebbero ridimensionarsi e riprendere contatto con la realtà. Soltanto gli Stati Uniti si sono resi conto di questa occasione. Soltanto alcuni dirigenti sanno che se gli ucraini, convenientemente armati, riuscissero a vincere sui russi, il mondo potrebbe cambiare. Ma l’Occidente è vile e non ha il coraggio di raccogliere un frutto nemmeno quando è maturo e rischia di cadere a terra da solo.
Non abbiamo una visione chiara della realtà, non abbiamo coraggio e invece di ragionare ci abbandoniamo alle emozioni. Oggi, dinanzi alle maceria dell’Ucraina, nessuno crede che San Giorgio potrebbe sconfiggere il Drago; domani, se il Drago fosse sconfitto, sorgerebbe dal nulla una legione di professionisti del “Ve l’avevo detto”, per insegnarci che il Drago era soltanto una lucertola.
L’Europa (e non parliamo dell’Italia, Mario Draghi a parte) non si rende affatto conto del valore della partita che stiamo giocando. La marea di stupidità, di ignoranza, di follia che imperversa è tale che ogni previsione ottimistica sul nostro destino suona inverosimile. Con qualche cannone in più potremmo salvare l’Occidente, con qualche cannone in meno possiamo darla vinta ad Annibale: e già smaniamo di arrenderci.
giannipardo1@gmail.com

IL DRAGO E LA LUCERTOLAultima modifica: 2022-06-19T09:57:22+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “IL DRAGO E LA LUCERTOLA

  1. “sicuramente sono stati dalla parte giusta della storia più della Germania:nella prima e seconda guerra mondiale”
    Nella prima guerra mondiale, contrariamente alla seconda, il “male” non è così bene indentificato come nella seconda: gli storici sono pressoché concordi sul fatto che la causa di quel conflitto era l’imperialismo che si era affermato e diffuso nella seconda metà dell’ottocento, dove tutte le potenze facevano la loro parte: Francia, Gran Bretagna, Germania, Russia, la stessa Italia che se ne stette un anno alla finestra a guardare per decidere da quale parte conveniva schierarsi. L’attentato di Sarajevo fu solo la scintilla di una situazione incandescente, non ci fosse stato quello si avrebbe avuto un altro casus belli e magari con un’altra potenza che dava il via alle ostilità.
    Posto che è difficile parlare di “parte giusta” per il primo conflitto mondiale, credo sia pacifico che tanto la Germania del Kaiser quanto l’Austria-Ungheria, pur nella (odierna) esecrabilità di molti loro aspetti, erano infinitamente più liberali e civili della Russia zarista (peraltro sconfitta sul piano militare).

    Per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, io non nego affatto il contributo dato dalla Russia/URSS all’esito finale: è nei fatti. Quello che io non riconosco è il valore morale implicito in questo riconoscimento: quale messaggio veicola chi ricorda con enfasi i 20 o 27 milioni di morti dell’URSS? Che bisogna ringraziare i russi del loro generoso sacrificio, addirittura del loro ” intervento”, che l’URSS era di gran lunga migliore della Germania nazista.
    Questo è intellettualmente disonesto: non si può essere i più fedeli alleati dei nazisti per libera scelta ed inclinazione, spartirsi con loro la Polonia, prendersi gli stati baltici e aggredire pure la Finlandia e poi vantarsi di essergli stati nemici e vincitori solo perché gli altri hanno rotto l’alleanza. E farsi passare come Francia e Gran Bretagna che hanno combattuto il nazismo subito dopo l’invasione della Polonia.
    Se c’è qualcuno da ringraziare non sono i sovietici, bensì Hitler stesso che non aveva imparato la lezione di Napoleone.

  2. Ogni esagerazione è un peccato contro la storia. Per esempio in Europa si esagera il contributo americano nella vittoria (non che sia stato insignificante) certo, e si minimizza l’apporto inglese (che poi è stato del Commonwealth), mentre senza gli inglesi la guerra si sarebbe certo perduta. Anche perché sostennero l’urto della guerra, da soli, per due anni.
    Ma una differenza interessante è questa: l’America e l’Inghilterra sono contente di aver vinto la guerra, ovviamente, ma non ne hanno fatto, come i russi, l’episodio fondante della loro storia e della loro grandezza. Gli inglesi erano sul campo dal tempo dei romani e caso mai la loro nazionalità l’hanno forgiata con i loro infiniti scontri contro la Francia.

  3. Nel 1942 era già fallita l’operazione Barbarossa e l’esercito tedesco si era già ficcato nella trappola di Stalingrado,ambedue vittorie russe.Non voglio sminuire il contributo angloamericano alla sconfitta di Hitler,ma voler far credere che hanno fatto tutto loro i sembra altrettanto sbagliato dell’idea che sarebbero stati i partigiani italiani,da solita sconfiggere i tedeschi

  4. Caro Giuseppe, calma e gesso. Nella prima guerra mondiale, nel 1917, se non ricordo male, la Russia si ritirò dal conflitto. E la guerra fu vinta nel 1918, sempre se io non ricordo male.
    Per la Seconda Guerra Mondiale ricordi che, prima che cominciasse, Unione Sovietica e Germania nazista furono alleate e infine (Patto Ribbentrop-Molotov) si accordarono amichevolmente per spartirsi la Polonia, metà a te e metà a me. Dunque sull’anti-nazismo della Russia metterei la sordina. Solo che in quell’occasione Hitler fu ancora più figlio di puttana di Stalin, il quale contribuì involontariamente alle prime vittorie militari naziste avendo sterminato lo Stato Maggiore russo con le famose “purghe”.
    Terzo, la Russia combatté eroicamente (anche perché i nazisti trattarono i russi da cani, inimicandoseli e rendendoli patrioti scatenati) ma fu molto aiutata, economicamente e con armamenti, dagli Stati Uniti. Non l’inverso. Ora io non dico che i russi non avrebbero vinto senza l’aiuto americano, ma Lei non mi dica che gli Alleati non avrebbero vinto senza l’aiuto russo. Per William Shirer (Storia del Terzo Reich) la Seconda Guerra Mondiale, tecnicamente, è stata vinta nel 1942. Il resto è stata un’inutile, sanguinosa e stupida prosecuzione. Voluta da Hitler e pagata con la vita da milioni e milioni di persone.
    Parlando di storia non bisogna prendersela calda.

  5. vuole negare il contributo della Russia alla sconfitta della Germania nella prima e nella seconda guerra mondiale?Il secondo non è stato certo un contributo volontario, ma sicuramente ,senza un fronte orientale che assorbiva i due terzi delle forze tedesche, lo sbarco in Normandia gli angloamericani se lo sognavano.Se poi Lei vuole ignorare il contributo russo alla sconfitta di Hitler,si accomodi pure, ormai è in ottima ed abbondante compagnia

  6. Non direi.
    A meno che non si intenda che invadere la Polonia da ovest è dalla parte sbagliata, mentre invadere la Polonia da est è dalla parte giusta.

  7. Sono le conseguenze della seconda guerra mondiale: ai russi quel conflitto ha lasciato l’idea di essere una grande potenza militare e soprattutto di essere dalla parte giusta della Storia (in realtà non ci sono mai stati neppure per un minuto); agli europei ha lasciato il “mai più guerre”, senza se e senza ma. Whatever it takes.

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