IL CALO DEMOGRAFICO

Il calo demografico mondiale è catastrofico. La Cina ha da tempo abolito la legge sul figlio unico perché di essa non c’è più bisogno e anche in Africa la gente ha tendenza a fare meno figli di una volta. Gli italiani addirittura (immigrazione a parte) rischiano di estinguersi. Come spiegare un fenomeno di così grande portata? Come capire il pensiero di miliardi di persone di cui ognuna reputa di avere adottato una decisione assolutamente personale? L’impresa è pressoché impossibile per i competenti, e figurarsi per chi competente non è. Anche perché avere figli è un istinto e da sempre esso ci ha spinti a trovare i bambini bellissimi e inconcepibile non averne. Un tempo la mancata procreazione era un fatto talmente anormale da costituire addirittura una prova evidente di impotentia generandi: poteva accadere che non si potessero avere figli (“Il Signore non ne ha mandati”) ma non volerne era un’aberrazione.
Azzardando un’opinione può dirsi che la possibile causa della denatalità è la mutata considerazione del figlio. Nelle società del passato tutti dovevano contribuire al sostegno della famiglia. E infatti i bambini cominciavano a rendersi utili sin dai sei-otto anni. Gli adolescenti divenivano lavoratori a pieno titolo (quanto a fatica se non quanto a retribuzione) e infatti per garzone (e “garçon”, in francese, significa ragazzo) si intendeva l’apprendista, il giovane lavoratore che andava “a bottega”. Mentre in campagna i contadini mettevano al mondo una prole numerosa per avere dei manovali nei campi. I figli erano dunque una fonte di vantaggi, non una spesa. Gli adulti ne generavano molti anche per contrastare l’elevata mortalità infantile e far sì che almeno un paio di loro sopravvivesse per fornirgli un’assicurazione contro l’invalidità e la vecchiaia.
Nel giro di due secoli o poco più, tutto è cambiato. I ragazzi vanno a scuola ed è questo “il loro lavoro”: ma esso servirà a loro stessi, un giorno, ai genitori non è di nessuna utilità. Ed è per questo che è mutata la considerazione dei figli. Un tempo essi erano un aiuto economico, oggi sono divenuti una voce di spesa soltanto. Non bastasse, il progresso ha di molto aumentato gli esborsi. Un tempo i genitori avevano il dovere di non fare morire di fame i piccoli (“Il pane per i miei figli”) ma non molto di più. I ragazzi, usavano un vestito finché non era assolutamente logoro e rattoppato, e quando non andavano in giro scalzi avevano “le scarpe”, ma nel senso che ne avevano “due”. Oggi hanno scarpe e vestiti in quantità. Non soltanto: non possono mancare i giocattoli, la baby sitter, un pediatra di fiducia, e crescendo un telefonino. Per giunta, dal momento che la vita si svolge in un ambito spaziale molto più grande, bisogna “accompagnare” i figli a destra e a manca con l’automobile, con dispendio di tempo e denaro. E badiamo, essi pretendono tutte queste cose come un loro diritto (“Gli altri genitori i figli li accompagnano” e, crescendo, il rimprovero: “E allora perché non mi compri un motorino?”). Insomma i figli sono divenuti un tale fardello che molti, vedendo come vanno le cose per gli altri, stanno attenti a non “commettere lo stesso errore”. Al massimo hanno un solo figlio, e a volte se ne pentono.
La prima volta che mi sono posto il problema del calo demografico ho pensato ad un meccanismo misterioso dell’istinto che potrebbe spingere i singoli a fare meno figli quando il numero di individui comincia ad essere eccessivo. Poi ho pensato al problema economico, e infine mi sono accorto che i due motivi sono convergenti. Dal momento che, per ragioni economiche e di qualità della vita, un grande numero di figli non è utile alla società, tanti individui, pensando solo a sé stessi, si astengono dalla procreazione, e la loro decisione individuale diviene una decisione della specie.
La valutazione economica dell’aver figli potrebbe urtare molti benpensanti ma costoro dimenticano che anche il precedente atteggiamento era economico. Quando la specie è stata in pericolo, ha reagito con l’istinto di far trovare belli i bambini, di averne quanti più era possibile (per contrastare la mortalità infantile e migliorare la razza) e con il peso dei costumi che hanno spinto a considerare pressoché immorale (o addirittura una disgrazia) non avere figli. Anche perché essi avevano il dovere di provvedere ai genitori anziani o malati. Mutate le condizioni, questi imperativi sociali si sono rovesciati, la specie non ha più avuto bisogno di una moltitudine di bambini e il risultato è stato il calo demografico. Inoltre, l’eccesso di cura dei piccoli, per non parlare di tutti i loro “diritti”, ha reso i bambini esigenti, quando non tirannici, e molti hanno cominciato a trovarli insopportabili. Una volta, se il bambino si comportava male, il padre gli dava uno scappellotto. Oggi, se osasse questo crimine, rischierebbe un processo. Così molti dicono semplicemente: “No, grazie”.
giannipardo1@gmail.com

IL CALO DEMOGRAFICOultima modifica: 2022-06-01T11:20:56+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL CALO DEMOGRAFICO

  1. Sulla spesa abnorme sono perfettamente d’accordo: avendo avuto due figli (femmina e poi maschio) ho calcolato, spannometricamente, di aver “investito” su di loro non meno di 600.000 euro. Ricavandone – forse – “affetto”, ma certo non mi aspetto cure quando sarò un corpo rinscemenito e boccheggiante. Però, “così si usa” e ci si aspetta quando “si mette in piedi una famiglia”: per dare figli a Dio.
    Sul calo demografico, è una tragedia sì, perché vengono a mancare i “consumatori”, quando la “capacità produttiva” invece aumenta: a chi si vende? E se la popolazione si invecchia, come si pagano le pensioni e chi gli sta appresso? L’automazione, d’altra parte, diminuisce la forza lavoro e quindi i redditi (tutti programmatori di SW? Ma va là, l’IA si programmerà da sola) e quindi…
    Bah, ci vorrebbe un bell’asteroide…, o un’epidemia di quelle belle dure, selettiva per gli ultra 60-enni (guerra nucleare no, che poi inquina l’ambiente per secoli). Metà popolazione se ne va (moderne tecnologie consentono di ricavarne concime) e si ricomincia da capo, tessendo a mano e plasmando argilla. Cicli della Storia.
    C’è da pensarci su…

  2. Oggi la genitorialità significa schiavitù: schiavitù al servizio h.24 di mostriciattoli di egoismo tirati su con la convinzione di avere tutti i diritti di questo mondo e zero o quasi doveri.
    Eppure, i mantra che i media e l’opinione pubblica ci propinano sono “poveri ragazzi” e “non facciamo abbastanza per questi ragazzi”.
    Secondo la mia modesta opinione, psicologi e sociologi troverebbero migliore collocazione nell’agricoltura.

  3. “Il calo demografico mondiale è catastrofico.”

    Affermazione semplicemente assurda. Siamo passati dai 3 miliardi degli anni Settanta (già non pochi) ai quasi 8 miliardi attuali, dunque quasi il triplo e in appena cinquant’anni. Se adesso c’è un calo tanto meglio direi. Potrebbe esserci è vero un tracollo in alcuni paesi del primo mondo, per es. in Italia e in Giappone, addirittura con l’estinzione delle stirpi italiana e giapponese (e chi se ne frega, anzi meglio per il papa e le elite che vogliono un mondo senza frontiere e senza nazioni, no borders no nations). E poi ovviamente Italia e Giappone saranno popolate da altri popoli o altra gente. Il conte Kalergi, autore dell’introvabile “Praktischer Idealismus” (1925) e promotore dell’Europa unita vaticinava un’Europa abitata da un’etnia afro-asiatica.
    Quanto al resto dell’articolo si può essere abbastanza d’accordo. È il benessere del dopoguerra più la pillola che ha fatto passare la voglia agli italiani di avere molti figli, anzi nemmeno uno. Sta’ a vedere che si rinuncia all’auto, alle vacanze e a tutti i gioielli tecnologici e per che cosa poi, per questi mocciosi insopportabili. Il processo è ormai irreversibile, la gente vuole solo star bene, godersela e consumare. Ma a livello globale continuiamo a crescere, siamo appunto 8 miliardi, e nutrirli e gestirli non sarà facile. Se catastrofe ci sarà sarà piuttosto per eccesso di popolazione checché ne dicano le elite politiche, gli economisti e i religiosi per i quali conta solo la crescita economica e demografica. Avanti così, per fortuna non ci saremo più.

    P.S. Sapete quante macchine circolavano in tutto il mondo vent’anni fa? No, non lo sapete. Nel 2000 circolavano nel mondo intero “appena” 550 milioni di veicoli.
    Vent’anni dopo sono quasi 2 miliardi e ne vogliamo di più. Mica possiamo e vogliamo impedire a cinesi, africani, indiani e brasiliani o neozelandesi di motorizzarsi. Ci saranno però sempre più code e ingorghi …

  4. Calo demografico, e c’e’ da lamentarsi? Fino a pochissimi anni fa c’era il terrore dell’incremento demografico mondiale. Ora c’e’ il calo! Meno bocche da sfamare, meno gente che inquina la terra. Certo, meno gente che lavora. Ma si troveranno alternative, meccanizzazione, robotizzazione. Per me e’ una buona notizia.

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