GUESSWORK

Se non si dispone di dati sufficienti , se cioè la realtà ci propone degli indovinelli, non possiamo che guess, tirare a indovinare. Sperando che il verbo abbia il suo secondo significato di “azzeccarci indovinando”.
Sappiamo tutti che gli ucraini hanno resistito al primo urto, tanto che la Russia ha cambiato il piano ed è passata dal “regime change” o dall’annessione dell’intera Ucraina all’obiettivo del Donbass e del fronte mare. Con licenza di rinunciare al fronte mare o di annettersi qualcosa di più del fronte mare, secondo il risultato militare ottenuto Ma non sappiamo come vadano le cose attualmente. Le carte che mostrano in televisione, colorando diversamente le zone ucraine e “russe”, sembrano ogni giorno le stesse. Dunque non sappiamo se i due eserciti si fronteggiano senza far niente, come nella “drôle de guerre” del 1939-40, in Francia, se si stiano dedicando ad una guerra di trincea, come nella Prima Guerra Mondiale, con parecchie perdite e ben pochi guadagni territoriali, o se indine uno di loro stia facendo seri progressi.
In una simile nebbia ci si deve aggrappare alle poche certezze. La prima è che, se uno dei due eserciti avesse realizzato una grande avanzata sul territorio, non si sarebbe certo privato di gridarlo ai quattro venti. Vladimir Putin, in Russia, ha un disperato bisogno di una vittoria da esibire e gli ucraini non si asterrebbero certo dal gridare la loro esultanza, all’idea di avere inflitto una dura lezione al loro gigantesco vicino di casa. La “grande vittoria campale” per il momento è da escludere.
E allora vediamo se questa “pausa” corrisponda alla strategia dei contendenti. La tecnica di guerra russa, modello Aleppo, è quella di fare terra bruciata con i bombardamenti e infine fare avanzare la marea umana della fanteria. Ma se così fosse ci sono due obiezioni da fare. In primo luogo, pur avendola applicata a Kharkiv, quella città non è ancora in mani loro, ed anzi si parla di controffensiva. In secondo luogo, applicandola nel Donbass, rischierebbero di alienarsi quella parte di popolazione che, almeno prima della guerra, era loro favorevole. Non puoi distruggere la casa di qualcuno e aspettarti che dopo ti applauda. Infine quella tecnica di guerra, dicono i competenti, è antica e non è adatta alla guerra attuale. Insomma rischia di far massacrare i suoi fanti senza conseguire l’intento. La guerra fra le macerie – Stalingrado insegna – favorisce i difensori. Si dice fra l’altro che in questi casi che, per vincere, il rapporto ideale attaccanti-attaccati sia di cinque a uno. E la Russia sembra non disporre di un tale numero di uomini.
Dinanzi a tutte queste obiezioni non sarebbe assurdo ipotizzare che i generali russi stiano studiando quale tattica adottare. E non sarebbe neppure assurdo ipotizzare che, ogni volta che hanno provato sul terreno la nuova tattica, questa non abbia dato i risultati sperati. Diversamente si sarebbe già avuta la “grande vittoria” sognata.
Fin ad ora, non disponendo di aviazione, e non avendo a sufficienza carri armati ed altre armi pesanti, è già grasso che cola se gli ucraini riescono a tenere le posizioni. Ma gioca anche il fattore tempo. Mentre la Russia deve fare il fuoco con la legna che ha, gli ucraini sono in attesa di un profluvio di armi pesanti dalla Germania (si parla di 50 Guepard sicuri ed inoltre, come ho letto su un giornale, di 100 Leopard) e soprattutto di armi di ogni genere dall’America, che ha promesso 33 miliardi di dollari, di cui venti per armi. È ovvio che con queste armi, abbondanti e modernissime, appena avranno imparato come utilizzarle, gli ucraini potrebbero essere in vantaggio sui russi e lanciare loro l’offensiva.
Personalmente credo che il primo interesse degli ucraini sarebbe quello di conquistare il deserto chiamato Mariupol, perché avendo il controllo di quel territorio isolerebbero i russi che sono nel Donbass orientale da quelli che assediano Nikolaiev (e amerebbero puntare su Odessa). Ecco perché si è costretti a tirare ad indovinare. Perché se quello che si è ipotizzato corrispondesse a verità, i russi dovrebbero attaccare subito e vincere oppure ritirarsi di corsa. La stasi non opera a loro vantaggio.
L’ironia della storia è che la situazione somiglia a quella di Stalingrado. I generali supplicavano Hitler di lasciar perdere l’assedio, perché per come si erano messe le cose, avrebbero certamente perduto una buona parte dell’esercito, mentre ritirandosi avrebbero conservato quelle forze militari. Ma Hitler, già allora nei fumi della sua paranoia, sostenne che il soldato tedesco non arretra. Così non lo fece arretrare, lo fece morire. E il disastro che ne conseguì per la Wehrmacht lo conosciamo.
Che cosa triste, giocare con la vita altrui a colpi di ideologia.
giannipardo1@gmail.com

GUESSWORKultima modifica: 2022-05-08T14:06:42+02:00da gianni.pardo
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