GEOGRAFIA E SANZIONI

Nel mondo esistono alcuni Stati che beneficiano del privilegio di potersi dire “continentali” non nel senso per cui la Svizzera è “continentale” mentre l’Irlanda è “insulare” ma nel senso che occupano un intero continente. Del ristretto club fa parte l’Australia che del suo continente è addirittura titolare esclusiva. Ovviamente anche gli Stati Uniti. Infatti non le fanno ombra, per la titolarità dell’America del Nord, né il Canada né il Messico, che certo non costituiscono un pericolo e neppure un concorrente, per Washington. Il Canada in particolare è estremamente esteso, ma – in rapporto alla sua estensione – è pressoché spopolato. Rimane la Russia, che pur non essendo la titolare esclusiva dell’Asia, dispone di un territorio talmente esteso, da poter contenere più di due Australie.
Raccontandola così, si potrebbe pensare che Australia, Canada, Stati Uniti e Russia si somiglino e nulla potrebbe essere più falso. L’Australia, salvo che nella zona sud-est ed est, soffre di un clima infame e siccitoso che rende inutilizzabile la stragrande maggioranza del territorio. Il mio libro di geografia di quando avevo quindici anni (“Gli Stati Extraeuropei”) sosteneva che l’Australia era simile ad un piatto di dolci di cui tutti i dolci erano stati mangiati, sicché le mosche erano tutte sui bordi del piatto, dove erano rimaste tracce di zucchero. Il centro dell’Australia è come se non esistesse e questo riduce la superficie “colonizzabile” dell’Australia ad una frazione del totale. Tuttavia il Paese è prospero.
Il Canada, pur essendo immenso, ha un clima troppo freddo, tanto che è sostanzialmente abitato lungo l’interminabile frontiera con gli Stati Uniti. Il resto del territorio è, per così dire, per “uomini duri e coraggiosi”. Ma ce ne sono pochi. Credo possa coltivare grano, ma certo la sua produttività non è proporzionale alla sua estensione. Comunque la popolazione è più ricca che povera.
Gli Stati Uniti sono prevalentemente nella zona temperata, abitabile e coltivabile. Infatti, anche se sono più piccoli del Canada, è come se il loro territorio fosse il triplo, il quadruplo o più di quello di Ottawa. Inoltre la loro estensione e la varietà dei suoi climi fa sì che il Paese possa produrre di tutto, trovando nel suo proprio territorio ciò di cui può avere bisogno. Inoltre, essendo stato (almeno in origine) un Paese di popolazione bianca e civile, si è presto sviluppato anche dal punto di vista della produzione agricola ed industriale, fino ad essere divenuto un gigante economico. E il suo progresso è stato tumultuoso. Dall’esigua East Coast, che fu l’unica zona dapprima abitata, un’immigrazione torrentizia ha fatto estendere lo Stato a tutto il continente, in particolare anche alla Costa Ovest, fino a moltiplicare per n volte la sua popolazione. E oggi Washington non sa come difendersi dalle masse di persone che da ogni parte del mondo vorrebbero andare a vivere in uno dei cinquanta Stati.
Così veniamo alla Russia, uno dei Paesi contro i quali la Natura si è più accanita. Innanzi tutto il Paese è estesissimo ma ha un tale clima da non potere essere un gigante dell’agricoltura. La maggior parte del territorio ad est degli Urali (la Siberia) è un posto invivibile, e in cui la popolazione è estremamente scarsa. Essere “mandati in Siberia” corrisponde ad essere esiliati e duramente puniti. Ma neanche ad ovest degli Urali il clima è benevolo. È brutalmente continentale, con inverni freddissimi, tanto che l’agricoltura è stenta e la stessa gastronomia ne soffre crudelmente. In pochi posti il turista mangia male come in Russia.
Non basta. Mentre Australia, Canada, e Stati Uniti non hanno niente da temere, avendo intorno degli oceani come fossati difensivi, la Russia non ha frontiere naturali lungo un confine che va dal Baltico al Mar Nero. Così da un lato teme sempre di essere invasa, e dall’altro tende ad invadere gli altri Paesi. Per “tenere lontano il nemico”. Insomma l’Australia è circondata dall’Oceano Pacifico, la Russia è circondata da un Oceano di Nemici. Popoli scottati dall’aggressività russa, e memori di quanto poco piacevole sia stata la dominazione di Mosca.
Pur essendo un Paese “bianco”, colto, e con grandi tradizioni letterarie e musicali, la Russia è sempre stata poco produttiva e povera. Ancora oggi, dal punto di vista economico, vive soprattutto dell’esportazione di materie prime in rapporto di simbiosi (ma anche di dipendenza) con i Paesi manifatturieri. Il Paese è ricco di “commodities” di notevole valore, ma non si vedono merci russe sugli scaffali dei negozi occidentali.
La relativa povertà del Paese è certificata dal suo prodotto interno lordo che corrisponde – dicono – al 75% del prodotto italiano: ma mentre noi siamo meno di sessanta milioni, quelli che devono spartirsi quel 75% sono 144 milioni. Il Padreterno sarebbe stato molto più generoso se ai russi avesse dato un territorio corrispondente a due volte la Francia,. ma sfruttabile come è sfruttabile il territorio francese.
Tutto questo può servire per interpretare la situazione politica attuale. Gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale non hanno potuto soccorrere militarmente l’Ucraìna per non rischiare la Terza Guerra Mondiale e si sono dunque rassegnati ad imporre sanzioni economiche. Questa è una soluzione che da prima induce al sorriso. Nessuna guerra mai è stata vinta con le sanzioni economiche. Ad esse seppe resistere persino l’Italietta di Mussolini dopo la guerra d’Etiopia. Ma a ripensarci, nel caso specifico il sorriso svanisce.
In primo luogo, le sanzioni applicate sono le più pesanti di sempre. Poi non sono state adottate soltanto dagli Stati Uniti, ma anche dagli Stati europei, dal Giappone e da molti altri Paesi. Non basta. Non soltanto queste nazioni si son grattate la zucca per sapere quali fossero le più gravi misure da applicare (a costo di pagare esse stesse un prezzo) ma a questo sforzo hanno contribuito anche i privati: quasi tutte le più grandi multinazionali hanno chiuso le loro filiali russe, e – tanto per indicare la vastità delle reazioni – la sola MacDonald (sì, quella dei panini) ha chiuso in Russia ottocentoventi suoi locali. Sembra che oggi chi rimane a fare affari con la Russia sia un traditore.
Dall’oggi al domani è come se la Russia fosse tornata all’autarchia della Seconda Guerra Mondiale. Senza gli aiuti americani, stavolta. Non bastasse, lo stesso governo russo, per motivi di censura, ha tagliato internet, le televisioni estere e i giornali liberi, e tutto questo fa somigliare la Russia attuale al grande Lager che fu sotto Stalin. Ovviamente la similitudine non è casuale.
Ma proprio il fatto che la Russia di oggi somigli a quella di Stalin, e quella di Stalin somigliasse (in peggio) a quella degli Zar, fa pensare che non tutto sia colpa di Putin. La geografia e il clima russi sembrano peggiorare le persone. Secoli prima di Cristo le infinite isole, il bel clima e la facilità dei contatti via mare hanno indotto la Grecia ad inventare la democrazia; chissà che un territorio immenso, brutale e avaro come quello russo, non abbia spinto la popolazione ad indurirsi e incattivirsi. La Russia sembra il Paese delle grandi passioni, dei grandi delitti e dell’eterna tragedia umana. Il suo più significativo rappresentante è Dostoëvskij.
La caduta del comunismo ci aveva indotti a sperare e ora invece abbiamo una preoccupante regressione. Ma la maggior parte dei russi adulti ha vissuto per trent’anni in una quasi-democrazia, con una quasi-libertà: chissà che l’attuale regresso non sia dunque temporaneo.
È solo la timida speranza di qualcuno che aveva sognato di poter finalmente amare i russi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
10 marzo 2022

GEOGRAFIA E SANZIONIultima modifica: 2022-03-10T10:04:04+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “GEOGRAFIA E SANZIONI

  1. Stasera ho sentito un servizio da Kiev di Fausto Biloslavo. Alla domanda sulla possibilità che Zelensky, per salvare il popolo ucraino da ulteriori massacri, possa giungere ad una resa, ha affermato senza mezze parole che Zelensky non può parlare di resa, in quanto “molte delle armi inviate in Ucraina sono nelle mani delle milizie ultra-nazionaliste, come il battaglione Azov, che a quel punto assalterebbero il palazzo presidenziale e lo eliminerebbero”.

  2. Condivido il larga parte il commento di Falcone; da quanto si legge in questi giorni pare che l’opinione degli Ucraini sia completamente differente dalla nostra., soprattutto in relazione alla sconfitta già scritta. Peraltro noto (e mi sforzo di giustificare) come la loro retorica (di Zelensky ma anche di altri personaggi occupanti la scena pubblica) sia poco empatica con gli sforzi dell’occidente, fino a sembrarmi quasi aggressiva. Pensavo che il tweet al limite del dileggio contro Draghi fosse un incidente di comunicazione ma col senno di poi mi sembra voluto.
    Cordialità

  3. Certo: nessuno può minacciare seriamente gli Stati Uniti, se non – forse in futuro – la Cina. Ciò nonostante, gli USA sono stati protagonisti di quasi tutte le guerre successive alla II Guerra Mondiale. La UE invece, se si escludono GB e Francia, è un insieme di Paesi imbelli; soprattutto il nostro, che tende ad interpretare la Costituzione come un divieto alla guerra. Salvo andarci con la scusa di portare la pace. Semplicemente perché stiamo troppo comodi in pace, la “nostra” pace, avuta per molti anni (e ancora adesso) sotto l’ombrello USA. Siamo però bravi, tutto l’Occidente USA inclusi, nelle “guerre per procura”, consistenti nell’armare i nemici dei nostri nemici. In fondo, lo stiamo facendo anche in questi giorni con l’Ucraina, dimenticando che le guerre non finiscono mai con un pareggio, in quanto non sono partite di calcio. Certo, non interveniamo direttamente, e a ragione, per evitare la temutissima III guerra mondiale. Ma senza tenere conto che l’Ucraina, nonostante le nostre armi, non può sconfiggere la Russia; quindi non può che esserne sconfitta. La forniamo di armi nella vana speranza che le nostre sanzioni contro la Russia abbiano effetto prima che l’Ucraina sia costretta, militarmente, ad arrendersi, e che la Russia abbandoni la partita.
    In sintesi: dando armi all’Ucraina e prolungandone l’agonia, stiamo cercando di distruggere economicamente e politicamente la Russia facendone pagare il prezzo, in termini di vite umane e di devastazioni, all’Ucraina stessa. Certo: lo facciamo per difendere un principio; ma credo che sia possibile sanzionare pesantemente la Russia anche dopo aver fatto cessare la guerra in Ucraina.

  4. Stavolta condivido la speranza: dopo Putin andrà inevitabilmente al potere una generazione che non ha vissuto l’Unione Sovietica e che non avrà le stesse velleità imperialistiche.
    Se non l’accenno di democrazia che hanno vissuto, quanto meno affari e anche malaffari mafiosi dovrebbero sconsigliare avventure come quella ucraina.

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