L’UMILTA’

L’umiltà, come la si intende correntemente, è impossibile. Si vorrebbe che un uomo che ha una grande qualità non se ne accorga o addirittura neghi di averla. E questo è assurdo. Al contrario, la gente crede spesso di avere qualità che non ha, e se capita persino se ne vanta. In questo senso, l’umiltà va contro l’esperienza corrente e contro la verità.
Chi apprezza al massimo le buone qualità di un individuo è proprio l’interessato. Non fosse altro perché è in prima fila per conoscerle e perché corrispondono alla sua scala di valori. Se qualcuno è un buon pianista, e dunque un appassionato di musica, chi più di lui può apprezzare i suoi valori musicali? Tutto quello che si può chiedere, nell’interesse stesso della persona, è il buon gusto. Cominciando col non vantarsi.
Invece di sbandierargliele sotto il naso, bisogna avere la pazienza (a volte eroica) di aspettare che gli altri notino le nostre qualità. E sapendo all’occasione rispondere alle lodi in modo abile: “Sì, ho studiato pianoforte, ma non esageriamo. In confronto a Friedrich Gulda sono soltanto uno che strimpella”. Cosa del resto probabilmente vera, ma una persona non “umile” non la suggerirebbe.
Se uno è poliglotta, alla domanda: “Quante lingue conosce?” deve rispondere: “Un paio”. E se un terzo interviene: “Ma che paio! Ne conosce cinque”, bisogna mantenere il punto: “Conoscere è un verbo impegnativo. Conosco il tedesco, per esempio, perché ho studiato in Germania, ma basta che mi chiediate come si dice ramarro in tedesco e non ne ho la minima idea(1)”. Il che, ancora una volta, è la verità: e fa fare una gran bella figura. Perché il terzo magari non si rassegnerà: “Non gli date retta, è un fenomeno, nelle lingue. Sono stato in Spagna con lui e parlava con tutti come fosse la sua lingua!”
Dunque, la vera difficoltà, non è quella di sminuirsi (cioè di mentire) ma quella di non vantarsi e di vedere le proprie qualità per quello che sono. “Un olimpionico, io? È vero, mi hanno mandato alle Olimpiadi, ma mi hanno sbattuto fuori alle prime eliminatorie”. Questa è la verità che rende simpatico l’atleta. Se invece se ne fosse vantato, e un terzo avesse poi detto, acidamente, che era stato presto eliminato, l’atleta simpatico sarebbe divenuto “quel brocco che ha fatto fare cattiva figura all’Italia”.
La modestia corrisponde ad ammettere, prima che la rivelino gli altri, la vera misura delle proprie qualità. Fra l’altro, la conoscenza della storia ed alcuni esempi famosi inducono tutti a ridimensionarsi. Cesare fu uno straordinario stratega, uno straordinario letterato e uno straordinario uomo politico. Ma qualcuno avrebbe potuto ricordargli che, all’età in cui lui conquistava Roma, Alessandro aveva già conquistato un Impero ed era pure morto.
E che dire, dei grandi uomini di Stato? Anche a loro si può ricordare che Ottaviano, a diciott’anni, era già un tale politico da mettere nel sacco tutti. E infatti fu quello che fece, fino alla fine. C’è sempre un paragone che ci ridimensiona. E se mancasse, ci sarebbe ancora il monito rivolto ai trionfatori di Roma: “Memento mori”, ricordati che morirai e di tutto questo non rimarrà nulla.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
21 agosto 2021
(1) Ho cercato nel dizionario e siamo al comico. Ecco la parola, mai sentita prima e pressoché impronunciabile: “Smaragdeidechse”.

L’UMILTA’ultima modifica: 2021-08-30T09:23:23+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “L’UMILTA’

  1. Friederich Gulda è stato un pianista di grande talento e tra i maggiori interpreti di Beethoven. Suonava quasi senza articolare le dita e regolava lo sgabello ben più alto di quanto raccomandato. Al contrario di Vladimir Horowitz che suonava con le dita distese, il mignolo della mano destra raggomitolato quando a riposo (Sic!) e lo sgabello regolato molto basso. Due fuoriclasse con tecniche pianistiche fuori dalla norma.

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