LA RICERCA DELLA PERFEZIONE

Non so da dove cominciare a raccontarla, questa storia, anche perché non ho sottomano un esempio recente. Dunque bisognerà perdonarmi se mi esprimo teoricamente.
Da sempre mi è piaciuto “fare cose” con le mie mani. Da bambino mi costruivo i giocattoli, da adulto riparo tutto ciò che si guasta in casa (salvo i casi disperati, ovviamente) ma proseguo costruendo tavolini per computer ed ogni forma di costruzione/riparazione “home made” o, in tedesco. “gebastelt”, con chiodi, assi, fil di ferro e inventiva. Ma questo è solo il prologo.
Il prodotto di questi sforzi, anche se tutt’altro che elegante, funziona: e a questo punto sarebbe normale esserne soddisfatti e piantarla lì. Io invece continuo a guardare il mio “capolavoro” con occhio critico: quei due elementi non potrebbero essere unificati, semplificando la funzione con un solo fil di ferro? E il tutto non è un po’ troppo alto? Se segassi due centimetri di piedi? Lì, con un chiodo, potrei fissarci un gancio di fil di ferro per appenderci… Insomma non dico che le cose che faccio siano come la Fabbrica di San Pietro, sempre incompleta, ma poco ci manca. Il che dimostra che ho parecchio tempo e sono un po’ maniacale.
“E perché vieni a raccontarmi tutto questo? mi chiede l’amico sincero. Che vuoi che me ne importi?”
E invece qualcosa gliene deve importare. Perché quello che in un vecchio è un’innocente mania, se diventa una caratteristica dello Stato nuoce parecchio alla comunità. E infine, se si trasforma in una mania condivisa da tutti i Paesi sviluppati, c’è da avere paura.
Cominciamo con l’Italia. Come si sa, noi abbiamo da sempre adottato il sistema della legge scritta. Su un determinato problema, per risolvere i dubbi legali, scriviamo una volta per tutte: “Si fa così”. Fine? Nient’affatto. Perché presto ci accorgiamo che c’è un caso in cui non va bene, e allora variamo un’altra legge che dice: “Si fa così, salvo nel caso x, in cui si fa cosà”. Ma non basta, perché la nuova norma finisce col richiedere ulteriori precisazioni, e la legge diviene: “Si fa così, salvo nel caso x, sempreché non y e tenendo conto di w che richiede invece la soluzione k…” e così all’infinito. Fino ad avere la legislazione più copiosa di cui abbia notizia. Un labirinto di norme nel quale non si ritrovano neppure gli specialisti. Tanto che in particolare i giudici amministrativi sono degli eroi perché per ogni decisione dovrebbero tenere conto di infinite norme che magari si contraddicono. Io posso divertirmi a migliorare sempre il mio meccanismo che chiude la porta per non far entrare le zanzare, ma se lo fa lo Stato peggiora la nostra vita. Volendo emanare norme sempre più dettagliate e “in progress”, alla fine ci disorienta e ci fa temere che una volta o l’altra qualche giudice ci condanni per un reato che neanche immaginavamo esistesse. Già, perché in Italia, non appena si nota un problema, qualcuno dice che bisognerebbe avere una nuova legge che lo preveda e lo punisca. Severamente. Basta scriverla, quella legge, e si applica da sé.
Ma se noi siamo certamente colpevoli di idealismo e di bulimia legislativa, anche Paesi tendenzialmente pragmatici e sottoposti alla Common Law hanno le loro colpe. Fra l’altro, prediligendo le loro scemenze, noi ci affrettiamo ad imitarle, se possibile mantenendo la loro denominazione inglese, per dare loro maggiore autorità.
Do un esempio che risale a decenni fa. Vedendo che “coloro che ce l’avevano fatta”, in tutti i campi, erano prevalentemente bianchi, e i neri erano percentualmente di meno di quanti neri c’erano nella popolazione, negli Stati Uniti stabilirono delle quote. L’x% di quelli che “passano” devono essere neri. Ma poi ci sono stati molti casi in cui il primo dei neri aveva un punteggio minore del primo dei bianchi esclusi, e questo ha creato seri problemi.
Nello stesso modo negli Stati Uniti si esagera col “sexual harassment”, molestie sessuali. Molestie sessuali? Se dico ad una donna: “Sei uno splendore, chi non s’innamora di te è un impotente” non la molesto, le faccio un complimento. Ma in America non oserei dirglielo. Questo è sexual harassment, perché ho indirettamente alluso al fatto che agli uomini piacerebbe portarsela a letto. Come se gli dovesse piacere portarla dinanzi alla diga di Assuan. Comunque, se commettessi quell’immane delitto, la donna potrebbe riferire al giudice, riassumendo le mie parole, che le ho detto: “Sei così bbona che chiunque ti salterebbe addosso”. E chissà come mi finirebbe.
Non parliamo poi del caso che le avessi detto: “Sei così sexy da indurre in tentazione anche un monsignore settantenne”, perché così avrei scontentato la “sexual correctness” e insultato la Chiesa. Nel mio mondo una donna, non che denunciare i complimenti, dovrebbe imparare a rispondere spiritosamente. Per esempio: “Povero vecchio, bisognerebbe negargli anche le tentazioni?” Oppure: “Del resto io stessa sono più tentata da un monsignore settantenne che da te”. Ma l’arguzia non è più di moda.
Siamo complessati e plumbei, e forse rimpiangiamo le norme della Regina Vittoria, che faceva mettere pudiche gonne alle gambe dei mobili. Ho letto sull’Ansa: Causa a Bob Dylan, abusi sessuali su una dodicenne nel 1965”. E mi ero veramente allarmato. Poi ho calcolato che la poverina è sopravvissuta fino ad oggi, ai 68 anni. Peggio è andata a Giulio Cesare, all’assassinio del quale pare che Dylan abbia partecipato.
La political correctness verbale è talmente stupida che io me ne servo come segnale di allarme. Se una persona dice: bisogna aiutare i minorati, mi trova entusiasticamente d’accordo. Se dice: bisogna esprimere empatia per i diversamente abili, la mia reazione è che comincio a sentire empatia per lui.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
18 agosto 2021

LA RICERCA DELLA PERFEZIONEultima modifica: 2021-08-26T12:49:55+02:00da gianni.pardo
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