SICCITA’ ALLUVIONALE, INONDAZIONE DESERTICA

Si può stimare un giornalista ed esserne occasionalmente delusi. Avviene oggi 25 agosto 2021, con Antonio Polito, che sul Corriere della Sera firma un articolo dal titolo “Interessi e Valori”. In esso egli parla del dovere di proteggere i popoli oppressi (sancito dall’Onu), e ciò perché questo è un “Principio basato sul fatto che tutte le donne e tutti gli uomini nascono liberi e uguali, dunque hanno tutti gli stessi universali diritti umani, qualsiasi sia la loro lingua, cultura o religione, e anche se il loro stesso governo li nega o li conculca”.
Con tutta la simpatia che posso avere per questo intellettuale, mi trovo nella condizione di un medico di campagna che sente un Premio Nobel dire che l’uomo ha una sola circolazione sanguigna e non due. “Io non sono nessuno, penserà il medico condotto, rispetto a lui. Ma lo sanno anche i medici più ignoranti, che l’uomo ha una circolazione sanguigna doppia e completa. Il rispetto per l’autorità non può arrivare a negare le evidenze della realtà”.
Polito ha detto un’enorme, stratosferica scemenza, e il fatto che milioni di persone possano pensarla come lui non fa che aumentare le dimensioni della baggianata. Una nobile baggianata, se vogliamo, ma lo stesso un’inammissibile baggianata. Faccio un esempio paradossale. Tutti vediamo che il sole è rotondo ma ammettiamo che, se fosse quadrato, sarebbe di gran lunga meglio per tutti. A questo punto parlarne seriamente, dire in che modo starebbero le cose, se fosse quadrato, e di chi siano le colpe, se non lo è, non sarebbe un discorso da pazzi? È evidente che nessuno mai avrà il potere di cambiare la forma del sole. Se le cose stanno in un certo modo, e non c’è la possibilità di cambiarle, parlarne seriamente corrisponde a contribuire al disorientamento mentale della gente.
Quando Polito dice che “tutte le donne e tutti gli uomini nascono liberi e uguali” dice una scemenza, perché per millenni il figlio dello schiavo è nato schiavo, e in moltissime parti del mondo le donne non sono considerate “per natura” uguali agli uomini. Sarà sbagliatissimo, ma è così. Né meglio vanno le cose quando scrive che: “ hanno tutti gli stessi universali diritti umani”, perché avere un diritto significa poter ricorrere ad un giudice per farlo valere. Ma se il giudice applica la sharia, e la sharia impone alla donna di essere sottomessa all’uomo, quanto varrà il diritto della donna musulmana? Assolutamente niente. E un diritto che non vale niente non è un diritto, è un flatus vocis, un inganno, una presa per i fondelli. Un ossimoro come siccità alluvionale o inondazione desertica.
Insomma Polito cede alla mania di parlare continuamente di diritti intendendo per diritti “cose desiderabili”. Lo stesso “diritto alla felicità” è una sciocchezza che molti credono contenuta nella Costituzione americana mentre non lo è. Quel testo parla di “diritto al perseguimento della felicità”, che non vuol dire niente. Sarebbe come dire “diritto alla ricchezza” nel senso che tutti hanno il potere di provare ad arricchirsi.
E non solo dunque non significa niente, ma è persino infondato teoricamente. Mi spiego. I principi di cui parla Polito hanno una data di nascita: il XVIII secolo francese, cioè il Secolo dei Lumi, che ha largamente ispirato la Costituzione Americana. Quei principi sono nobili e saggi, e personalmente ne sono entusiasta, ma sono i principi dell’Illuminismo e nessuno è obbligato ad accettarli come “naturali ed innegabili”. Non solo: ammettendo che Polito ed io li consideriamo “naturali ed innegabili”, che cosa opporremmo, a chi pensa il contrario, che “lui ha torto e noi abbiamo ragione”? Sciocco argomento al quale egli potrebbe opporne uno speculare: “No, voi due avete torto ed io ho ragione”.
Il pressoché universale consenso per i principi illuministici, almeno nei Paesi sviluppati e democratici, non li dimostra filosoficamente e ancor meno “naturalmente” validi. E comunque non costituiscono dei diritti, per il giurista, a meno che non siano concretamente recepiti nel diritto positivo di un Paese. Il punto che Polito (ma milioni di persone, con lui) non vede è che in molti possiamo sperare che quei principi siano applicati, ma non possiamo considerare “oggettivamente sbagliato” il punto di vista di chi non la pensa come noi. Possiamo addirittura imporre la nostra idea, se ce la facciamo, ma non dichiarando di avere “certamente ragione”. In altri termini, se vedessi un musulmano che picchia sua moglie, posso riempirlo del quadruplo di botte, e se alla gragnuola di colpi lui reagisse chiedendomi perché lo punisco, risponderei: “Non perché lo dice la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, ma perché lo dico io, sono grande e grosso, e se ci provi daccapo forse ti ammazzo. Chiaro?”
Ecco una seria applicazione della norma, che la rende giuridica, in quanto fornita di sanzione. Ma non sto riscoprendo il white man’s burden, il fardello dell’uomo bianco, il dovere di guidare il mondo. Tutto ciò che vorrei è che siano tenuti lontani da noi tutti coloro che non accettano questi principi. Prevenzione e distanza, non predicazione e indottrinamento. Il resto è utopia.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

SICCITA’ ALLUVIONALE, INONDAZIONE DESERTICAultima modifica: 2021-08-25T12:42:34+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “SICCITA’ ALLUVIONALE, INONDAZIONE DESERTICA

  1. Che poi, attribuire a quei “diritti” carattere universale e indefettibile è pure ecologicamente scorretto, è una violazione e una minaccia alla biodiversità. Saremmo tutti più tranquilli se tigri e leoni fossero mansueti e giocherelloni come il nostro gatto di casa, ma obbligarli a diventarlo (chessò, con farmaci, impianto di elettrodi nel cervello) sarebbe considerato e punito come una crudeltà verso la loro natura, volendo assimilarli agli “uomini” (termine collettivo; o forse meglio bipedi antropomorfi, dato che anche Homo – buuu! – Sapiens sarebbe scorretto). Si potrebbe tentare di umanizzarli fin da neonati, ma arrivati ai 200 chili e a 2 anni se sbranano qualcuno – uomo o donna, “genitori adottivi” compresi, o bambino) che inavvertitamente gli pesta la coda, troveranno fior di avvocati a difenderli invocando “la loro natura”.
    Applicando lo stesso principio – al cui cospetto devotamente mi inginocchio – alle varie “caratteristiche” di popoli e nazioni, si pretende il rispetto delle “diversità culturali” risalenti di secoli, censurando le “appropriazioni culturali” (travestirsi da Sioux per Carnevale è “reato”, oggetto di severa censura).
    Pertanto, occorre portare il medesimo rispetto alle “culture” che non riconoscono “diritti” (quelli da noi definiti) alle donne, a certi modi di comunicare certe cose eccetera.
    Al massimo, possiamo “proporgli” la nostra visione, inondando quei popoli di “comunicazioni” (radio, internet, manifestini, messaggi in bottiglia) su di essa, in modo da “convertirli”, tra 10 o 100 anni: dipenderà da loro e dal fascino (appeal) della “visione”, esattamente come per l’Illuminismo.
    Ma ciò – nel frattempo – non ci impedirà di fare affari con loro, acquistando preziose materie prime (siano diamanti, metalli o arachidi) o vendendo loro a buon prezzo i nostri raffinati prodotti, fossero anche bastoni utilizzabili indifferentemente per guidare le capre o per punire mogli adultere.
    Insomma, perbacco, rispettiamo la diversità: è un principio di civiltà!

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