SUCCESSO E SAGGEZZA

L’amico/lettore Winston mi manda un commento(1) all’articolo “Il Pesce Freddo” che non condivido ma che trovo lo stesso interessante. Avendo io lodato alcune capacità del nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, mi scrive: Quello che lei “trova ammirevole e propaganda come modello di comportamento virtuoso, per altri, anzi per i professionisti del settore, è sintomo di vero e proprio deficit mentale: psicopatia, o sociopatia”. Fra l’altro, a guardarle bene, da vicino, le “strutture di personalità” di criminali e poliziotti sono “in fondo le stesse”. E mi invita: “Evitiamo almeno di ammirarli, celebrarli, e porli a modello di grande virtù. Non lo sono”. Fra i malati mentali “sono compresi alcuni che per i loro risultati sono stati considerati dei geni dalla storia, e invece erano solo dei piccoli miserabili psicopatici ”.
Devo innanzi tutto segnalare due inesattezze. Io non propagando niente. E certo non il comportamento di Draghi come virtuoso. La virtù – a meno che non intendiamo la parola nel senso in cui la usavano Machiavelli e, prima di lui, i romani – non ha niente a che vedere con la politica. Dunque l’idea di “porli a modello di grande virtù” non mi è mai nemmeno passata per la mente. Proprio Messer Niccolò ha definitivamente separato morale e politica, ed io sarei un suo pessimo allievo, se non lo ricordassi.
Andiamo alla seconda inesattezza, quella riguardante i punti comuni fra poliziotti e criminali. Gli intellettuali si compiacciono di metterli quasi sullo stesso piano ma è una sciocchezza. Innanzi tutto perché lo scopo che perseguono, nella loro attività, è opposto. Poi, se qualche somiglianza c’è, deriva dal mestiere che fanno i poliziotti. Come mi diceva uno psichiatra statunitense, “per chi tiene in mano un martello, qualunque cosa è un chiodo”. L’avvocato, parlando con gli amici, vede involontariamente il punto di vista giuridico di quel che gli viene raccontato; lo psichiatra, come ci viene ricordato anche in questa occasione, nota i tratti patologici del comportamento; lo storico coglie i riferimenti con quanto avvenuto in passato e, naturalmente, il poliziotto è pronto a vedere il lato criminale del prossimo, oltre che a rispondere alla violenza con la violenza. L’agente rischia di essere brutale, nell’arresto? Sì. Ma cominciate con l’essere docili e tranquilli sin da principio, perché in quel frangente è il poliziotto deve essere rassicurato: proprio perché, in parecchie altre occasioni, è stato il momento in cui cominciava la rissa. Il poliziotto non chiede che di fare il suo mestiere col minimo di fastidi.
Ma il problema più interessante sollevato da Winston è il collegamento tra psicopatologia e successo nella vita. E qui, francamente, mi ha creduto più ingenuo di quanto non sia.
I filosofi si pongono, fra gli altri, il problema dello scopo della vita. Ma anche le persone normali – che la filosofia non sanno che cosa sia – il problema se lo pongono: e infatti ciò che pensano si ricava dal loro comportamento. Il commerciante che lavora soltanto per arricchirsi ha chiaramente come scopo della vita il denaro, il successo finanziario e sociale. Il grande imprenditore, se è veramente grande, per questo lavora quattordici ore al giorno. Manifesta in questo un lato patologico? Certo. Infatti non ha più il tempo per spendere il suo denaro, e neanche per riposarsi sufficientemente. È come un meccanismo impazzito che gira al massimo quasi avendo dimenticato lo scopo per cui lo fa. Ma va lo stesso ammirato, nel suo campo, soprattutto da chi, nella vita, è riuscito a stento a vivere di stipendio.
L’uomo saggio ed equilibrato dorme a sufficienza, mangia poco, lavora il giusto per non essere un parassita della società, fa una vita sana, dà grande importanza all’amore, all’amicizia, ai piaceri intellettuali, e insomma è un fedele seguace di Epicuro. Anche senza conoscerne la dottrina. Ma, per la verità, quando Epicuro consigliava di “vivere nascosti” forse sfondava una porta aperta: come volete che un uomo saggio, che sostanzialmente disprezza il denaro, il successo mondano, la notorietà e via dicendo, diventi qualcuno? Anche se non vivrà nascosto, vivrà certamente ignorato.
Qualunque personaggio di grande successo presenta uno squilibrio esistenziale. Il capitano d’industria è un tutt’uno con la sua impresa e non pensa ad altro. Il giovane che vuole diventare un concertista si esercita al pianoforte, per anni, magari otto o dieci ore al giorno. Colui che vuole intraprendere una carriera politica fa il galoppino di un insignificante assessore comunale, non conosce orari, non è mai stanco, non ha problemi di dignità, e neppure di fedeltà: pensa soltanto a salire un altro gradino. La politica è una passione divorante. Se si arriva ai massimi livelli, si potrà anche affettare la serenità e la distensione di un antico senatore romano, ma come si è arrivati a quel livello, se non lottando a gomitate, con le unghie e con i denti, per fare carriera in un mondo di lupi?
L’alternativa è tra saggezza e successo. Quel successo che Winston considera una forma di patologia. Ma la sua teoria “prova troppo”; cioè esagera nella generalizzazione. A parte il fatto che ci sono geni naturali straordinari che sono arrivati al sommo senza strapazzarsi e senza perdere il buon umore (Mozart), ed altri che nella vita sono stati tranquilli e “decenti” padri di famiglia (Bach), chi ha scelto la saggezza deve stare molto attento: infatti è una misera rivincita dare del pazzo al compianto Arturo Benedetti Michelangeli, l’uomo che ha rappresentato la perfezione dell’esecuzione pianistica, soprattutto mentre non si è nessuno.
Chi è posseduto da una grande passione non è il modello dell’uomo sano, d’accordo, ma forse che l’ostrica con la perla è il modello dell’ostrica sana? E quanto miserabili bisogna essere per disprezzare Van Gogh, soltanto perché era pazzo?
Evitiamo dunque, noi mediocri, di reputare “i geni della storia” soltanto “dei piccoli miserabili psicopatici”. Dirlo è consolante, per il signor nessuno, ma si riesce ad immaginare le dimensioni del disprezzo che un silente De Gaulle avrebbe sentito per qualcuno che l’avesse definito un “piccolo, miserabile psicopatico”? Andiamoci piano. Il disprezzo è un brutto atteggiamento, ma da parte dell’inferiore è addirittura patetico. Preferisco infastidire mia moglie, che non sopporta il mio frequente definirmi un fallito, che il sarcasmo di chi si accorgesse che mi considero chissà chi e non sono nessuno.
Fra le sue qualità il saggio deve avere l’umiltà. La saggezza offre una vita comoda, ma non la grande realizzazione e la celebrità. Non si può aver tutto. Salvo il caso di Michel de Montaigne, il quale per giunta era umile. E se era umile lui, a molto maggior ragione dobbiamo esserlo noi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 agosto 2021
(1) Lo trovate qui: https://giannipardo.myblog.it/2021/08/18/il-pesce-freddo/#comment-1409

SUCCESSO E SAGGEZZAultima modifica: 2021-08-19T10:16:07+02:00da gianni.pardo
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