LA PERSONALITA’ DEI GRILLINI

Quand’ero un ragazzino, ho sentito dire molto bene della personalità. Chi aveva una personalità era un uomo speciale. Per quello che ne capivo allora – e non andavo molto lontano dal vero – questa famosa qualità doveva corrispondere a una sostanziale e positiva diversità rispetto alla massa. Qualcosa che doveva rendere inconfondibile, inimitabile e superiore l’individuo.
Fra i giovani che mi circondavano, alcuni cercavano di avere una personalità. Ricordo un Luigi M., brutto come la morte, che teneva costantemente una pipa in bocca, malgrado la giovane età. Era qualcosa che non faceva nessun altro, e dunque quella pipa contribuiva alla sua personalità. Che del resto lui alimentava con altre stranezze.
Ricordo un Piero R. che si caratterizzava per un tratto fosco, brusco, scostante. Tenebroso, quasi. Come volesse intimidire chiunque e avvertire che lui era pericoloso. Ma io avevo fatto l’esperienza di un uomo estroso ed anziano che, passeggiando con me in campagna, aveva detto ad un grande cactus: “Ma chi ti credi di essere, con tutte quelle spine? Chi vuoi che ti tocchi? Ma datti una regolata!” Così mi vaccinò.
Conoscevo dunque ragazzi “con personalità” ma mi rimaneva il sospetto che una personalità non l’avessero. Che quei mezzi fossero pietosi. Neanch’io avevo una personalità, e me ne dispiaceva: ma almeno non mi facevo crescere quattro peli di barba e non portavo sempre un cappello, anche a casa, come qualche cantante di successo.
Andando avanti nell’adolescenza, ho sofferto atrocemente della solitudine, dell’incomunicabilità con i coetanei, dell’incompatibilità col mondo nel quale mi trovavo a vivere. Ero dolorosamente diverso e non potevo farci nulla. Ed è quello il momento in cui ho capito: accidenti, la personalità non è qualcosa che si indossa, come un vestito, è qualcosa che si impone a noi stessi e contro la quale non possiamo resistere. Neanche volendo. Può essere un vantaggio, per la riconoscibilità e perfino per l’ammirazione, quanto uno svantaggio, per sollecitare il compatimento o l’irrisione.
In seguito, intorno ai vent’anni, con mia sorpresa, le mie caratteristiche sono state accettate – a volte con ironia, a volte con apprezzamento – e comunque il cielo si è schiarito. “È un pazzo, ma dopo tutto”.
A questa lontana vicenda si può fare riferimento rispetto ad un problema politico che abbiamo sotto gli occhi e che riguarda milioni di persone. La “battaglia” – fra alleanza e competizione – che infuria tra Pd e M5S.
Questi due partiti si vogliono ambedue di sinistra. Il Pd da sempre, basti dire che, essendo l’erede del Partito Comunista, in esso tutto ciò che non è “de sinistra” ha “Schlechtes Gewissen”, mala coscienza. I “grillini” invece sono divenuti di sinistra dopo qualche esitazione. Prima hanno detto “Noi non siamo né di destra né di sinistra”, poi si sono accorti che la frase suonava come: “Noi non siamo né carne né pesce”, e si sono buttati da una parte. Ma con questo hanno creato un problema.
Però per far vincere la sinistra sono costretti ad allearsi con la sinistra esistente, anche se in passato l’hanno stramaledetta, e nel contempo devono rispondere a questo interrogativo: “Come possiamo convincere gli elettori di sinistra a votare per noi e non per il Pd?”
Hai detto niente. Per ottenere la preferenza, bisogna dir male dell’altro; ma se dici male dell’altro dici male della tua fazione, e rischi di perdere. L’ideale – e così torniamo alla personalità – è avere qualcosa che ti caratterizzi positivamente: “Questo lo proponiamo solo noi, perché solo noi siamo così”. E nel M5S questo quid non lo trovano.
Al riguardo non c’è proprio da fare dell’ironia. Non soltanto nel momento presente in Italia la politica è sospesa e decide tutto il Commissario Draghi; non soltanto ci avviamo al semestre bianco, e il Presidente della Repubblica non può sciogliere le camere, ma soprattutto le ideologie sono in profonda crisi. Al massimo ci si accapiglia sui particolari, sul modo di risolvere i singoli problemi, non su qualcosa di fondamentale.
Ecco un esempio. La Lega ha a lungo prosperato, fino a raggiungere oltre il 30% delle intenzioni di voto, proponendo la chiusura dei porti e la lotta senza quartiere all’immigrazione clandestina. Poi essa è uscita dal governo e le voci “buoniste” hanno ripreso vigore. Ma nessuno è arrivato a dire: “Se del caso, accogliamo tutta l’Africa”. Sicché oggi, dalla Lega a Liberi e Uguali, il problema riguarda non il “se”, ma il “come” del contenimento dell’immigrazione clandestina. Anche se il governo fa poco, non contesta il principio. E non possono contestarlo nemmeno il Pd o il M5S. Ecco una bella pipa di personalità che nessuno può mettersi in bocca.
Ed è così in tutte le direzioni. I vaccini sono necessari sia per chi sta sopra che per chi sta sotto, sia per chi sta a destra sia per chi sta a sinistra. E via dicendo. Dove possono andare, i ragazzi disorientati del M5S? Bisogna capirli.
Come se non bastasse, dal momento che il Movimento non è mai stato coerente al suo interno, se oggi la massa del partito si spostasse al centro, perderebbe molta gente alla sua sinistra, e se si spostasse a sinistra perderebbe molta gente al centro. Se a tutto questo aggiungiamo le mille gaffe, le mille esitazioni, le mille cattive figure e l’attuale tendenza alla diaspora, bisogna avere “più coraggio di Garibaldi”, come diceva qualcuno, per riuscire ad essere ottimisti.
Finché non usciamo dal limbo della pandemia e dell’elezione del Presidente della Repubblica; finché non ritroviamo la normalità economica e politica, siamo in sala d’aspetto.
Signori, il Profeta ha appeso il cartello: “Torno subito”. Ma può darsi che non sia affatto “subito”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
17. giugno 2021

LA PERSONALITA’ DEI GRILLINIultima modifica: 2021-06-17T08:21:43+02:00da gianni.pardo
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