ROUSSEAUIANAMENTE

Se mi chiedessero qual è il peggior difetto delle religioni, risponderei: il fatto di essere convinte di possedere la verità. Detto da uno come me, che la verità crede di conoscerla su molte cose, l’affermazione potrebbe anche far ridere. Ma, a mia difesa, devo dire che tra le verità religiose e le mie c’è una fondamentale differenza. Le mie, essendo (o credendo di essere) fondate sui fatti, se i fatti sono concludenti in un altro senso, possono essere ribaltate. Viceversa le verità della religione non possono essere ribaltate neanche dall’esperienza.
Do un esempio. Quando, nel 1950, è stato proclamato il dogma dell’Assunta, me ne sono dispiaciuto. Ogni nuovo dogma è un’occasione di eresia. E poi (dove si vede che ero destinato alla miscredenza) diveniva lecita una domanda: se Maria è stata assunta in Cielo col suo corpo in quanto, essendo stata la madre dell’Uomo-Dio, non si poteva permettere che il suo corpo si corrompesse in terra come un qualunque cadavere, attualmente questo corpo dov’è?
La domanda ai credenti sembra a metà tra stupida ed empia. Ma non sono stato io, a parlare di corpo, è stata la Chiesa. E non io, ma la Chiesa ha parlato di Cielo. E comunque, messi alle strette, i credenti sanno soltanto dire che “Il corpo di Maria è stato assunto in cielo in modo spirituale”. E che vuol dire, “in modo spirituale”, soprattutto se parliamo di un corpo? Questo è un modo di barare con le parole. È come se qualcuno mi accusasse di avergli rubato il portafogli, ed io l’avessi in mano, ma gli dicessi che “in modo spirituale” esso è ancora nella sua giacca.
Proprio per questa capacità acritica – e, all’occasione, assurda – di credere ad alcuni principi, gli estremisti politici sono molto pericolosi. Quando facevo notare ai comunisti che la concreta applicazione della loro teoria economica ha provocato dovunque miseria, facevano spallucce: “Sono gli uomini che l’hanno applicata male”. Mentre gli angeli l’avrebbero applicata meglio?
Un’esperienza quasi secolare e universale non riesce a far sorgere dei dubbi nella mente di un comunista doc. In queste condizioni dai comunisti (per fortuna pressoché scomparsi) bisogna essere disposti a difendersi con le armi.
Ma il caso delle religioni e degli estremisti non è il peggiore. Perché coloro che aderiscono a una religione almeno alla sua dottrina devono obbedire. Esattamente come, per i veri comunisti, era obbligatorio combattere per la rivoluzione proletaria. Il caso peggiore è quello di un partito che, appellandosi a Jean-Jacques Rousseau e al sentimento del giusto, fa sì che ogni singolo si senta metafisicamente giustificato nel sostenere ciò che reputa giusto. E che non può che essere giusto, se è vero che (rousseauianamente) il sentimento e l’istinto non possono fallire. Mentre fallibile (e tendenzialmente perversa) è la ragione.
È il caso del Movimento 5 Stelle. La tara di base della sinistra – si è sempre detto – è il frazionismo. Ma frazionismo significa dividersi in correnti, fazioni, comunque in gruppi organizzati. E infatti a volte si arriva alla scissione. Ma in confronto al M5S il frazionismo della sinistra fa pensare ad un’unità monolitica. Fra i “Cinque Stelle” non si tende al frazionismo, si tende all’atomizzazione. Perché ogni singolo “grillino” ha un totale diritto a credersi nel giusto. E poco importa se il suo giusto non corrisponde al giusto degli altri. Il suo giusto è rousseauianamente più giusto degli altri.
Il guaio del sentimento è che “sentire” non è un optional. Se mi si accosta al braccio la fiamma di un cerino acceso, il salto che farò per non bruciarmi non dipenderà da un ragionamento ma da una percezione che non permette dubbi. Nello stesso modo, il sentimento può dubitare della propria giustificazione, ma non della propria esistenza. E se, rousseauianamente, la giustificazione è il fatto stesso di avere quel sentimento, la critica è vietata. Si ha perfino il diritto di essere intolleranti. “Ho ragione perché sento di avere ragione”.
In questo senso la condanna del Movimento ai contrasti, alla diaspora, allo sfarinamento e infine alla scomparsa, era iscritta nella sua stessa natura.
Durano quelle istituzioni che non si mettono in discussione, come la Chiesa. E come il Partito Comunista di un tempo. Ma qui siamo fuori dalla democrazia. In un Paese libero, invece, o i partiti hanno almeno un’ideologia – possibilmente olistica – che serva da Messaggio e da Stella Polare, o non durano. Non può sopravvivere un Movimento in cui ognuno segue la sua personale teoria. Se appare, e se per giunta ha successo, sarà comunque effimero.
Già sono fragili i partiti normali. E infatti la democrazia liberale è costantemente in pericolo. Perché la libertà dispensa ogni beneficio, salvo la forza.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
7 giugno 2021

ROUSSEAUIANAMENTEultima modifica: 2021-06-05T17:35:27+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “ROUSSEAUIANAMENTE

  1. “[la Chiesa] è la sola scuola di bontà, che nessuna filosofia, nessuno Stato, nessun partito politico può né ha mai tentato di sorpassare, e non ha mai sostituito.”
    Giuseppe Prezzolini, “Dio è un rischio”, Rusconi, 1979

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