EUROPE WRESTLING

Una volta si chiamava lotta libera. Oggi, visto che tutti parliamo l’inglese meglio dell’italiano, si chiama wrestling (pronuncia rèsslin). E forse è stato un cambiamento opportuno. Perché non si tratta di lotta: nel senso che se veramente i protagonisti sul ring si dessero le botte che hanno l’aria di darsi, ci sarebbero più morti che al Colosseo, ai bei tempi. Ed anche di libero c’è ben poco, Infatti la violenza è tanto esagerata quanto finta, e il tutto, invece di essere uno sport, è soltanto uno spettacolo kitsch. Vagamente da circo. Innocente, dopo tutto, salvo nel caso che qualche cretino intenda poi fare nella realtà quello che ha visto in televisione.
Se ne parla qui perché il wrestling sembra una metafora dell’attuale politica economica europea. Da molti decenni, più o meno da quando ha abbracciato la sinistra (metà degli Anni Sessanta) l’Italia va a rotoli, economicamente. Tanto da essere tecnicamente fallita. Ha rischiato di esserlo anche pubblicamente, nel 2011, ma poi tutti si sono accorti che il bestione era troppo grosso perché, cadendo, non ferisse anche gli spettatori, e allora – whatever it takes – si decise di dargli una mano.
L’Italia ha visto molto da vicino il burrone e – si potrebbe pensare – ha fatto marcia indietro. Pia illusione. Non soltanto non si è emendata ma anzi, con l’avallo e la garanzia della Banca Centrale Europea, si è data a contrarre sempre nuovi debiti, fino al top (anch’io conosco l’inglese) costituito dai debiti fatti con la pandemia. Ormai credo che abbiamo superato il 160% del prodotto interno lordo. Insomma abbiamo debiti corrispondenti a tutta la ricchezza che l’Italia produce durante un anno e circa sette mesi.
Un debito che ovviamente non saremo mai in grado di pagare ma lo stesso (in questo nulla è cambiato) l’Europa non sarebbe lieta di vederci fallire. Sempre per le conseguenze che ne ricadrebbero sull’Unione. E allora credo che abbia fatto questo conto: l’Italia com’è, non soltanto è fallita nella sostanza, ma inevitabilmente presto lo sarà anche formalmente e pubblicamente, con le conseguenze del caso. E allora facciamo un’ultima, titanica scommessa: invece di dirle di limitare le spese, le offriamo l’occasione di spendere pressoché a volontà per cinque anni, purché, anzi, devo scrivere PURCHÉ, riduca a poco a poco il suo debito e risani, a poco a poco, la sua economia.
Rullo di tamburi e azzardo ciclopico. Ma ciclopici erano e sono anche il compito e i rischi. Però stavolta, facendole gli occhiacci, l’Europa ha detto all’Italia: “Io ti aiuto ma tu devi cambiare rotta, facendo le riforme necessarie che io ti indico. E se non le fai ti taglio i crediti”. Ora i due combattenti sono sul ring. O vince l’uno o vince l’altro. E magari uno dei due (l’Italia) tornerà negli spogliatoi in barella.
Da quell’ingenuo che sono mi sono chiesto come potesse mai finire una scommessa in cui uno dei due si è impegnato all’impossibile. E per qualche tempo mi sono anche detto che, se fossi stato un migliore patriota, avrei dovuto trepidare per l’Italia, e fare un tifo da matti per Mario Draghi.
Ma è stato soltanto un momento. Poi sono rinsavito. Sarebbe stato giusto preoccuparsi se avessimo avuto a che fare con persone serie. Se veramente l’Italia avesse preso l’impegno di attuare delle riforme e se veramente l’Europa, eventualmente, fosse stata capace di mantenere gli impegni di severità. Mentre tutto questo non è pugilato: è wrestling. Questi signori bellicosi non sono pugilatori, con i guantoni pesati fino al grammo, sono politici. Dunque il loro non è uno sport, è uno spettacolo. In cui essenziale è che nessuno si faccia male. Che tutto appaia molto drammatico, e che vinca non il più forte, ma colui che piacerà più al pubblico. E ovviamente sarà una vittoria finta, perché i “combattenti” sono d’accordo. Tutti si comportano in modo che ne guadagni lo spettacolo e tutti appaiano vincitori.
Questo mi ha finalmente rassicurato. L’Italia farà finta di fare le riforme, l’Europea farà finta di credere che le ha fatte e le concederà i crediti. L’Italia non li onorerà, farà ancora altri debiti, fallirà pubblicamente, provocherà un patatrac europeo, e al botteghino si dispereranno, perché non ci sarà trippa per gatti. Per nessuno di loro. Ma facendo finta di darci botte da orbi tireremo avanti ancora per qualche anno e après nous le déluge. Come sempre.
Gianni Pardo, giannipardo1@myblog.it
1 giugno 2021

EUROPE WRESTLINGultima modifica: 2021-06-01T09:19:19+02:00da gianni.pardo
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