DEMOCRAZIA È NON FARSI ILLUSIONI

Giudicare è facile, capire lo è meno. Il giudizio può anche essere fondato su validi principi, ma non spiega il fenomeno deviante. Rigetta l’altro nella sua colpa, senza capirla, e dunque senza essere armato per il miglioramento. Purtroppo, il moralista, magari ipocrita, ha il plauso dei più; chi cerca di capire è sospettato di connivenza. Intendiamoci, è possibile essere severi anche dopo che si è capito: però il semplice fatto che, nel nostro foro interno, abbiamo concesso all’accusato “un processo giusto” rappresenta un grande progresso. Infatti, se pure è vero che anche dopo un giusto processo qualcuno sarà condannato, ci sarà pure chi sarà assolto.
Prendiamo il caso dello stupratore. Per ogni persona perbene lo stupratore è un essere abominevole, ed anzi un mistero. Un tale mostro che nulla sembrerebbe più fuor di luogo dello sforzo di capirlo. E tuttavia, quale abiezione ci deve essere, nel suo animo; quale solitudine; quale separatezza dal prossimo, e in primo luogo dalle donne; quale irrimediabile sconfitta esistenziale deve essere quella di chi scippa con la forza ciò che si ottiene con l’amore, o almeno con la gentilezza. Questo non ci indurrà ad assolvere il colpevole, ma potrebbe indurci a prendere sul serio, e a giudicare grave, ogni atteggiamento di reificazione del prossimo. Se dei ragazzi hanno come divertimento quello di irridere un compagno, bisogna prenderli da parte e farli ragionare. Perché è partendo dall’indifferenza al dolore altrui, e dalla capacità di trarne divertimento, che si può divenire aguzzini ad Auschiwitz. In questo caso la comprensione conduce non soltanto alla condanna ma addirittura all’allarme. Nei film americani, per indicare che un antisociale di vecchia data, citano spesso che “da ragazzo amava far soffrire gli animali”. Ed effettivamente quello è un buon allenamento alla crudeltà. E dunque alla follia criminale.
A queste riflessioni sono stato indotto da una domanda molto più innocente: come mai la maggior parte dei Paesi arabi non è retta da un regime democratico? Possibile che non amino la democrazia? Possibile che amino l’oppressione di un dittatore? E così, partendo da questi interrogativi, ho cercato di capire.
La democrazia è un regime pieno di difetti. Non solo spesso giungono al vertice dei mediocri, ma la libertà di stampa li mostra quali sono, e non raramente la gente li sommerge col proprio disprezzo. Pur amando la democrazia, finisce col pensare che non può amare “questa” democrazia. Così, coscientemente o incoscientemente, si mette alla ricerca di “qualcuno” che, vista la cosa giusta da fare, abbia la forza di farla, al bisogno imponendola agli altri, tagliando il nodo gordiano con la spada: divenendo, appunto, dittatore. Quello che la gente ignora, è che il dittatore difficilmente è migliore dell’uomo politico che siamo stati felici di mandare a casa col voto. L’unica differenza è spesso che vieta ai giornali di dire la verità sul suo conto e sulla situazione del Paese sotto la sua guida, e rifiuta di andarsene a casa anche se i risultati della sua guida sono negativi.
Ecco il punto. Non è tanto che i musulmani non amino la democrazia, è che desiderano “qualcosa di meglio” della democrazia, per poi accorgersi invariabilmente che ottengono il “peggio”. Né diversa è stata la molla – e la parabola – che ha dato all’Europa, nella prima metà del Ventesimo Secolo, tanti dittatori. Gli intellettuali turchi sono europei quanto noi, ma la gentuzza ha mal sopportato, per decenni, il laicismo di Atatürk e dei militari, ha considerato empio uno Stato che metteva sullo stesso piano la falsa religione (il Cristianesimo) e l’unica vera (l’Islamismo) e che ha escluso tutte le religioni dalla politica. Cosicché, quando Erdogan ha preso il potere, ha detto: “Finalmente ci siamo. Ecco qualcuno che segue i dettami del Profeta. Ed ora entreremo nell’età dell’oro”.
Né possiamo sorridere di questo costante superamento della democrazia, dal momento che un buon esempio di queste spinte l’abbiamo avuto proprio in Italia, nel 2018. Che cos’altro è, il trionfo del M5s, se non il rigetto della democrazia in favore di qualcosa di meglio? La nostra fortuna è stata che, nel Movimento, non è emersa nemmeno una figura che valesse la metà di Mussolini. E che tutta la sua teoria si sia riassunta in un “Vaffa” e mai in un “Vieni”. Ma l’immaturità del popolo è una costante, e i popoli sono tanto più immaturi quanto più sperano nel meglio. Forse gli inglesi hanno una democrazia tanto solida perché sono convinti che tutti i politici sono -”son of a bitch”, ma la realtà non offre di meglio.
Loro lo hanno capito, gli altri no. E nemmeno noi italiani.
Gianni Pardo, giannipardo1@myblog.it
31 maggio 2021

DEMOCRAZIA È NON FARSI ILLUSIONIultima modifica: 2021-05-31T19:47:22+02:00da gianni.pardo
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