UTILITA’ DELLA GINNASTICA MENTALE

Ho scritto un articolo dal titolo “Se Dio possa essere cattivo” e immagino di avere provocato parecchi tipi di reazione. Qualcuno non l’ha letto perché la semplice domanda gli sarà apparsa empia. Qualcuno non l’ha letto perché non crede all’esistenza di Dio, e dunque la questione gli è apparsa del tutto futile. Qualcuno, più superficiale, ha giudicato che occuparsi di problemi del genere dimostra che non si ha niente di meglio da fare. Ma questo è un errore. Anche fare ginnastica – cioè gesti privi di scopo – a questo punto sarebbe un’attività “per chi non ha niente di meglio da fare”.
Ci sono problemi la cui soluzione deve interessarci. Prendiamo la religione. Se è vera, ne dipende la nostra esistenza, forse l’eternità, e dobbiamo vivere secondo i suoi dettami. Se viceversa la religione è una favola, dobbiamo non soltanto non credere (questo è il meno) ma riparametrare tutti i nostri strumenti di giudizio sulla realtà.
Ovviamente, il problema se Dio sia o possa essere crudele è di importanza molto minore. Comunque inutile non è. Quasi tutta la matematica superiore è “inutile”. E molta parte della matematica “utile” era “inutile” quando è nata. Ciò che ha condotto al suo progresso non è stata l’utilità che si poteva ritrarne, ma il piacere di porsi un problema e di risolverlo. Il cervello, per chi lo usa, è forse il giocattolo più divertente che esista.
Non solo. La matematica, gli scacchi, la filosofia, il bridge, la teologia, tutte le materie “ardue”, stimolano l’intelligenza e insegnano il principio della dimostrazione (non basta dire: “Mi sembra che sia così”). Inoltre sono palestra di rigore intellettuale. il massimo livello poi non è quello delle questioni che hanno una soluzione a sì e no, ma le materie in cui serve anche “l’esprit de finesse”. Quando non è detto che la soluzione ci sia; quando c’entra il gusto; quando non è detto che, pur essendoci una soluzione, essa non appare dimostrabile: quando insomma ci si trova di fronte alla complessità umana.
Basta vedere quali sono state le conseguenze dell’abolizione di un serio studio del latino (“lingua inutile”). Anche senza avere studiato latino, tutti parliamo ma questo è come conoscere le quattro operazioni. Sapere che cosa diciamo, perché lo diciamo in un certo modo, che cosa è corretto e che cosa è scorretto, insomma conoscere tecnicamente quel meraviglioso strumento che chiamiamo “lingua”, è qualcosa che si ottiene con un annoso studio del latino. Infatti una persona colta e anziana di oggi si sente ontologicamente diversa dai parlanti attuali: sciatti, conformisti, spesso scorretti. Talmente disordinati da essere a volte comici. I giovani parlano “a orecchio”, i vecchi colti eseguono la musica leggendola sul pentagramma.
Certe attività intellettuali vanno stimate a parte la loro utilità immediata. Quando si arriva al massimo livello, per esempio parlando di politica, di polemologia, di psicologia, d’arte, di diritto, per rimanere all’altezza bisogna – come le ballerine – avere fatto ore ed ore di esercizi alla sbarra del rigore intellettuale. Quanto meno abbiamo un corrimano, come l’abbiamo nella matematica, tanto più dobbiamo procedere con cautela e competenza.
Nella tarda latinità, avendo sviscerato la maggior parte dei casi da risolvere, i giuristi ne inventavano di teorici, tanto per continuare a ragionarci sopra. Nel Medio Evo, che così poco stimiamo, ci si affrontava in dispute su argomenti immaginari, quasi come in tornei intellettuali. Perché si sa, chi sa tirar di spada per gioco, sa poi tirar di spada anche quando si fa sul serio. La tecnica è la stessa.
Dunque il problema se Dio possa essere crudele è utile per usare il cervello maneggiando parole e concetti. E poi magari per scoprire che il problema non esiste, come nella realtà è più frequente che non si pensi. O per risalire a problemi fondamentali come l’esistenza di Dio.
Ecco un esempio che riguarda praticamente tutti e che nessuno giudicherebbe futile: come bisogna educare i figli? La discussione potrebbe andare avanti quasi all’infinito (esistono montagne di libri, sul problema pedagogico) e tuttavia soltanto alla fine alcuni arrivano all’ovvio: “Bisogna fare del proprio meglio, in scienza e coscienza, senza pretendere di avere un risultato positivo”. Infatti l’esperienza insegna proprio questo. E quanti genitori non si sentirebbero sollevati se, dinanzi al fallimento della loro azione genitoriale, prendessero sul serio questo principio? Infatti i genitori possono facilmente essere rimproverati per essere stati troppo deboli o troppo severi. E chi stabilisce qual è il giusto mezzo? Smettiamola con questa mania di colpevolizzare la gente. Anche i giovani hanno le loro responsabilità.
Ragionare è un utile esercizio anche senza utilità immediata. Bisogna imparare ad usare la testa per gioco, per essere capaci di usarla quando il gioco si chiamerà problema, e vita, e guerra.
Gianni Pardo, giannipardo1@myblog.it
25 maggio 2021

UTILITA’ DELLA GINNASTICA MENTALEultima modifica: 2021-05-27T08:54:22+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “UTILITA’ DELLA GINNASTICA MENTALE

  1. Albert Einstein, che trovava risibile il “carattere antropomorfo dell’idea di Dio”, si sentiva compenetrato, di fronte all’intelligenza e alla bellezza del creato, di una “religiosità cosmica” la quale “non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l’immagine dell’uomo”.

  2. Secondo me, attribuire a Dio concetti come quello di crudelta’, o di bonta’, vuol dire cercare di antroporfizzarlo. Non credo che la natura, ad esempio, possa essere definita crudele. Tutto sommato, “crudele” e’ per noi cio’ che ci reca danno. Ma non penso che la natura possa pentirsi degli effetti di un tifone.
    E Dio, lascia fare alla natura. 66 milioni di anni fa un asteroide colpi’ la Terra, distruggendo completamente i dinosauri, e quasi tutta la vita sulla Terra. Non e’ che Dio si sia messo davanti alla Terra con la sua racchetta da tennis per deviare l’ asteroide. Aristotele aveva ragione. Se pure Dio una volta ha creato l’universo, da quel momento in poi se ne e’ disinteressato.

  3. Mi dispiace di averla delusa e le chiedo scusa. Non ricordando più di che cosa stiamo parlando, le offre tre possibili spiegazioni del mio silenzio.
    A Se il suo commento era molto lungo, può darsi che non l’abbia letto.
    B Se, avendolo letto, sono stato in completo disaccordo con le sue tesi, può darsi che non abbia replicato, perché preferisco che, eventualmente, le esprima la sua approvazione qualcun altro, piuttosto che aver l’aria io di parlare con l’aria critica del padrone di casa.
    C Terza ipotesi, molto semplicemente, può darsi che il suo scritto non mi abbia ispirato nulla, come avviene quando le idee altrui mi lasciano freddo. O le trovo talmente opinabili, da non poter essere contraddette. Che so, se qualcuno scrivesse (è solo un esempio) che per lui il cielo della Norvegia è come se odorasse d’aglio, che cosa vorrebbe che gli scriva? Per me potrebbe odorare di rosmarino. O più semplicemente, come è normale, non avere odore.

  4. La ginnastica mentale propria non sempre appassiona gli altri. Ad esempi anche Lei non si e’ appassionato alla mia ginnastica per dare una chiave di lettura dell’ affermazione di Rousseau “l’ uomo intelligente e’ un animale corrotto”. Non che io creda nelle tesi che ho esposto. Era appunto “ginnastica”.

    Mi piace la sua affermazione finale:

    “Ragionare è un utile esercizio anche senza utilità immediata. Bisogna imparare ad usare la testa per gioco, per essere capaci di usarla quando il gioco si chiamerà problema, e vita, e guerra.”

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