UN ARTICOLO COMMENTATO SU ISRAELE

Un amico (Carlo Casagni) mi invia un articolo comparso sul Foglio, cui farò seguire un mio commento, a mano a mano che vado avanti nella lettura. 
“Ho paura per lo stato ebraico”. Intervista a Yossi Klein Halevi | Il Foglio
Fra la minaccia di guerra civile e i missili su Tel Aviv. L’intellettuale israelo-americano sul conflitto di Gaza: “Sono a favore dei due stati, ma tremo anche all’idea. Cosa succederebbe se ci ritirassimo dalla Cisgiordania?”(1) 
(1) O israele non si ritirerà dalla Cisgiordania (nome inesatto, non è più Giordania, sono soltanto Occupied Territories. La Giordania ha rinunciato alla sovranità su quei territori e non li rivendica); oppure, se si ritirerà da questi Occupied Territories, lo farà imponendo precise regole per l’ingresso di armi o armati. Se soltanto gli arabi ci provassero, gli israeliani, invece di difendersi sotto le mura di Gerusalemme andrebbero a farli a pezzi al massimo della velocità. Agli israeliani la Shoah ha insegnato che il peggio è sempre possibile (nel loro caso, probabile) e che l’unica risposta è la forza.
Nel 1991 Saddam Hussein lanciò 39 scud su Tel Aviv. Il comandante dell’aeronautica israeliana dell’epoca, Avihu Ben-Nun, dirà che “solo una testata è stata colpita dai missili Patriot”. Da dieci anni sopra Israele c’è Iron Dome e a oggi ha intercettato 2.500 missili che sarebbero caduti sulle case israeliane. Eppure, c’è la sensazione che Israele sia ormai sulla difensiva e che Hamas abbia preso le misure di Iron Dome (2).
(2) Le sensazioni lasciano il tempo che trovano.
 Martedì altri due morti israeliani (dieci in totale) colpiti dai mortai da Gaza, mentre Israele faceva sapere che è di 150 terroristi uccisi il bilancio dei suoi strike (su 212 vittime totali). Tremila i missili lanciati da Gaza in meno di una settimana. Ma i funzionari della Difesa israeliana stimano che Hamas e altri gruppi terroristici islamici a Gaza abbiano 30 mila tra razzi e missili. Compresi gli M-75 e i J-80, che hanno una portata di 70 chilometri e che i funzionari della difesa israeliana ritengono che siano stati fabbricati a Gaza sulla base di un progetto iraniano (3).
(3) Ma Israele non ha utilizzato nemmeno un dieci per cento della sua potenza. Se Gaza disponesse di che uccidere diecimila ebrei, il giorno dopo Gaza sarebbe rasa al suolo e, ad andar bene, le vittime si conterebbero a centinaia di migliaia. La Shoah insegna: mors tua vita mea.
 “Vedo molti disastri in questi giorni”, dice al Foglio Yossi Klein Halevi, intellettuale israelo-americano, autore di “Letters to My Palestinian Neighbor”, senior fellow allo Shalom Hartman Institute di Gerusalemme e columnist del New York Times. “Hanno colpito l’area di Tel Aviv, molto più efficacemente di altri nemici prima di oggi. E Hamas dovrebbe essere il nemico più debole. Cosa possono fare Hezbollah e l’Iran? (4) Questo round di combattimenti tra Israele e Gaza è solo l’ultima fase di una guerra contro l’esistenza di uno stato a maggioranza ebraica. L’intento dei nostri nemici è lo stesso: destabilizzare i nostri confini, demoralizzare i nostri cittadini e, infine, provocare il disfacimento dello stato ebraico” (5).
(4) Hezbollah non so. L’Iran può essere sterminato dalla bomba atomica israeliana. Si ricordi che per gli israeliani l’alternativa sono sempre le camere a gas e i forni crematori. Se proprio dovessero morire, non morirebbero da soli, ma in folta compagnia. Questo, non gli scrittori, non gli americani, ma i musulmani locali lo sanno benissimo.
(5) La speranza non è realistica perché l’alternativa allo stato d’Israele è la morte, per gli israeliani. I francesi hanno potuto abbandonare l’Algeria, i bianchi (boeri e inglesi), volendo, il Sudafrica, e via di seguito, mentre gli Israeliani non hanno dove andare. E questo, se è un pericolo per loro, è una minaccia di morte per tutti gli altri.
Politicamente è un disastro, perché Hamas ha preso la guida degli interessi palestinesi (6). “Hamas è stato molto bravo. Abbiamo dato loro un pretesto, perché avremmo dovuto essere più attenti durante il Ramadan. Abbiamo consentito a Hamas di lanciare la guerra che voleva. Hamas non è ideologia, è teologia, per loro è ‘tutto o niente’. Loro vogliono la distruzione di Israele. Abu Mazen è pragmatico, ma ha paura, ha avuto due possibilità di fare la pace, ma si è sempre ritirato, atterrito. La fazione moderata non ha il coraggio e la volontà di accettare un compromesso”.  
(6) Non ne sono sicuro. I primi a vedere Hamas come il fumo negli occhi sono i palestinesi del resto degli Occupied Territories, che vedrebbero come una catastrofe l’abolizione della frontiera che Israele ha costruito intorno a Gaza. , Se centinaia di migliaia di abitanti di Gaza si riversassero nel resto del territorio, lo destabilizzerebbero irrimediabilmente.
 L’altro disastro è l’opinione pubblica mondiale, non tanto le cancellerie, ma l’umore popolare. “Quando veniamo denunciati come criminali di guerra per aver difeso le nostre case da un attacco terroristico, respingiamo le accuse con disprezzo, considerando i nostri detrattori come ignoranti o maligni” continua al Foglio Yossi Klein Halevi (7).
(7) Leggere la poesia di Giuseppe Giusti che comincia: “Che i più tirano i meno è verità
“C’è sempre la stessa stupida reazione: anziché riconoscere che Israele non ha scelta nel fermare i missili e accettare che Israele ha di fronte un nemico assassino che richiede di essere forti, il mondo reagisce in maniera emotiva, ignorando le circostanze”. 
Ma il peggior disastro per Yossi Klein Halevi è quello che succede all’interno del paese, fra arabi ed ebrei. “È la minaccia della guerra civile dentro lo stato ebraico. Non era mai successo dopo il 1948. Una settimana fa, Israele era sul punto di formare il suo primo governo ebraico-arabo congiunto, rompendo lo stallo politico che ha causato quattro elezioni inconcludenti in due anni. Ora, all’improvviso, stiamo vivendo la peggiore violenza arabo-ebraica della nostra storia. Non in Cisgiordania ma a Haifa, Acri, Lod, il cuore di Israele. Gli israeliani sanno come convivere con gli attacchi missilistici sulle nostre città. Ma non sappiamo come affrontare le folle ebraiche e arabe che vagano per le nostre strade, attaccano sinagoghe e moschee e linciano i concittadini”(8). 
(8) Israele è sempre stata generosa con i suoi cittadini musulmani, mentre i musulmani, dal Marocco fino all’Est, hanno espulso senza indennizzo tutti gli ebrei. Gli israeliani potrebbero farlo, ma se minacciati sul serio potrebbero anche ricordarsi il buon esempio ricevuto. La difesa o la morte, non lo si dimentichi. Io ammiro il realismo israeliano, anche se mi dispiace che tale realismo sia stato raggiunto attraverso l’esperienza e non attraverso l’intelligenza, come mi piacerebbe fosse.
Tutti questi missili nella testa del mainstream israeliano hanno definitivamente sepolto l’idea di ritiro (9). “Non ci sarà più alcun ritiro unilaterale, come a Gaza nel 2005 (10), ma spero ancora in un accordo con i palestinesi. Sono a favore dei due stati, ma tremo anche all’idea. Cosa succederebbe se ci ritirassimo dalla Cisgiordania e questa diventasse una nuova Gaza? Io vedo la West Bank dalla mia finestra. Vedrò un’altra Gaza dalla mia finestra? Le persone nel mondo non possono capire”. 
(9) L’idea del ritiro non è per lasciare mano libera agli assassini, è per non averci a che fare, mantenendoli comunque nella condizione di non nuocere. Ecco perché la famosa soluzione dei due Stati è impossibile, se lo Stato palestinese pretendesse una vera sovranità. Perché di quella sovranità si servirebbe per invitare gli eserciti arabi ad attaccare Israele partendo dalla frontiera israelo-palestinese. Meglio partano da lontano, perché Israele abbia il tempo di distruggerli.
(10) Non è stato un ritiro unilaterale, è stato liberarsi dal dovere di avere a che fare con quella gente. La stessa ragione per la quale l’Egitto ha rinunciato alla sovranità su Gaza. Se Israele amministrasse Gaza, chi le perdonerebbe la condizione in cui vivono quegli infelici? Invece gemono sotto Hamas ma il mondo non dice niente. Affari loro.
Ma la sua più grande paura è un’altra. “È un Iran nuclearizzato”. Ieri, tanto per rassicurare Yossi Klein Halevi, Mohammad-Hossein Sepehr, il generale delle Guardie della rivoluzione, che finanziano e armano Hamas e la Jihad Islamica, ha detto: “Abbiamo un dovere religioso di annichilire Israele (11)”.
(11) Questo è un tremendo problema. Ma temo che, se divenisse veramente attuale, Israele prenderebbe in seria considerazione l’idea di uccidere tutti gli iraniani e seppellire l’intero Paese sotto una coltre atomica. Quando ne va della pelle, nessuna difesa è eccessiva. Spero che a Teheran lo sappiano. E penso proprio che lo sappiano. Parlare è un conto, rischiare la pelle, propria e di tutti, è un altro conto.
Gianni Pardo

UN ARTICOLO COMMENTATO SU ISRAELEultima modifica: 2021-05-25T09:57:02+02:00da gianni.pardo
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