I MEDIA E ISRAELE

I MEDIA E ISRAELE

“Come mai tutti, o quasi, i mezzi di informazione sono orientati in favore dei palestinesi?” Si possono proporre parecchie spiegazioni.

1)    La prima risposta, e forse la più intelligente, sarebbe: “non lo so”. E dimostrerebbe anche umiltà. Purtroppo non farebbe progredire il dibattito. Meglio azzardare delle ipotesi.

2)    Si può pensare che esista in molti un antisemitismo sotterraneo: ma questo richiederebbe a sua volta una spiegazione e sarebbe soltanto un altro modo di porre la domanda iniziale.

3)    Un’ipotesi più seria è che l’antisemitismo cattolico sia una traccia attardata di ciò che la Chiesa insegnò in passato per tanti anni: “il popolo deicida”, “i perfidi giudei”, “che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!”, ecc.  Ma dal momento che coloro che ricordano questi insegnamenti sono troppo pochi, la spiegazione “teologica” non regge.

4)    C’è poi il pregiudizio favorevole al debole e ostile al forte. Colui che parte battuto, l’underdog, è sempre visto con simpatia. Ma neanche questa idea è plausibile. Innanzi tutto, l’Italia è piena di iuventini, milanisti o interisti, anche se abitano a Trapani o a Lecce. In secondo luogo, quando nel 1967 da un lato c’era il minuscolo Israele e dall’altro l’aggressione dell’intero, immenso mondo islamico, chi era, il debole? E tuttavia molti erano contro Tel Aviv.

5)    Una osservazione stupefacente riguardo al favore di cui gode l’underdog, è data in questo caso dalla facilità con cui ai palestinesi si perdonano i misfatti più ignobili: il massacro di atleti inermi a Monaco, l’uccisione di bambini a Kyriat Shmonà, i civili usati come scudi umani e le donne incinte come kamikaze, i razzi sulle città di Israele, le armi nascoste nei condomini o nella ambulanze, ogni sorta di slealtà. Questo fa pensare che, mentre gli israeliani sono visti come “europei”, i palestinesi sono visti come selvaggi. Con incosciente razzismo, si perdona loro come si perdonerebbe ai coccodrilli o alle iene. Se si avesse per loro un minimo di rispetto, li si tratterebbe come si tratterebbe un italiano che facesse in Italia ciò che loro fanno in Palestina.

6)    L’atteggiamento favorevole ai palestinesi potrebbe essere collegato alla lunga stagione della decolonizzazione. L’Europa s’è battuta a lungo il petto per chiedere scusa del bene fatto nelle colonie ed è rimasta questa strana equazione per cui l’uomo nero è buono e l’uomo bianco è cattivo. Al punto che se l’uomo nero uccide l’uomo bianco la colpa è dell’uomo bianco, che non gli ha insegnato ad essere migliore. Neanche questa ipotesi, tuttavia, regge, nel caso concreto. Gli ebrei in Palestina ci sono – più o meno numerosi – da alcune migliaia di anni. E gli israeliani di oggi non sono una potenza occupante: sono autoctoni. Né avrebbero una madrepatria in cui rientrare.

7)    Un ulteriore collegamento si ha con la retorica della resistenza di popolo. Questa è stata ripetuta fino alla nausea, in Italia, per far finta che non siamo mai stati alleati della Germania nazista e che abbiamo vinto la Seconda Guerra Mondiale. Questa incredibile rimozione nazionale è troppo vasta, troppo condivisa ed ha troppe motivazioni per essere esaminata qui. Molti comunque, allevati con questa mentalità, non capiscono perché, se da un lato bisogna giustificare i partigiani (irregolari deboli di fronte ai forti che ammazzavano dei tedeschi isolati a tradimento e senza indossare una divisa) non bisognerebbe essere a favore dei palestinesi: anche loro combattono senza divisa e compiono attentati. Non ci si chiede neppure chi abbia torto e chi abbia ragione, in Palestina. E nessuno cita le Convenzioni di Ginevra: non sarebbero compatibili col mito della Resistenza.

8)    Fra le ragioni di ostilità da parte dell’estrema sinistra, nei confronti di Israele, c’è l’atteggiamento dell’Unione Sovietica. Al riguardo bisogna ricordare che l’Urss fu in un primo momento favorevole al nuovo Stato, che infatti nacque con il suo consenso. Quando poi gli interessi geopolitici spinsero Mosca a proporsi come paladina degli arabi, i comunisti italiani, obbedienti, seguirono le nuove direttive. Direttive che del resto ben si sposavano con tutti le pulsioni prima esposte.

9)    Uno dei motivi di severità, nei confronti di Israele, è la diffusa disinformazione che nasce dalla propaganda antisemita e dalla naturale ignoranza della gente. Giornalisti inclusi. Molti credono che gli ebrei abbiano invaso la Palestina, mentre da un lato non l’hanno occupata, perché sono sempre stati lì, dall’altro non è mai esistita un’entità statale con quel nome. Prima c’è stato l’impero ottomano, poi l’amministrazione britannica, poi la partizione dell’Onu del 1948 e la grande Giordania. E Gaza apparteneva all’Egitto, che ha rifiutato di vedersela restituire. Si potrebbe continuare per pagine intere, confutando mille leggende nere, storicamente infondate, ma sarebbe una fatica di Sisifo.

10)   Infine, non ultima molla per essere favorevoli ai palestinesi è l’ineliminabile tendenza ad essere eroici e generosissimi quando lo si può fare a spese altrui. Se i razzi cadessero sulle case degli italiani, vorrei vedere quanti di loro sarebbero così pronti ai distinguo, alla tolleranza, alla comprensione. Se fossero stati aggrediti nel 1948, nel 1967 e nel 1973, da eserciti determinati a cancellarli dalla faccia della terra, quanti sopporterebbero di sentirsi chiamare militaristi ed aggressivi? Tutti perdonano gli attentati che in passato hanno provocato tanti morti, in Israele, solo perché sono avvenuti lontano. Quando si perdonano gli assassini che hanno ucciso dei terzi non si sale sul piano della santità: si scende su quello della complicità.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

11 gennaio 2009

 

I MEDIA E ISRAELEultima modifica: 2009-01-11T10:50:32+01:00da Giannipardo
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7 pensieri su “I MEDIA E ISRAELE

  1. Egregio Karsten,
    lei ha un’apprezzabile posizione dialettica. Per risponderle compiutamente dovrei scrivere a lungo e dunque mi limiterò a risposte telegrafiche.
    1) Se la maggior parte dei giornali hanno condannato Hamas, e il lancio di missili su Israele, è perché Hamas ha torto. Ha posto in essere un casus belli che Israele non poteva lasciar passare senza sanzione.
    2) Il “pianto greco” sui civili palestinesi coinvolti andrebbe indirizzato ad Hamas. È Hamas che ha cominciato ad attaccare (volontariamente) i civili israeliani, mentre gli israeliani, se hanno colpito dei civili, l’hanno fatto involontariamente.
    3) Tutti coloro che parlano di “reazione sproporzionata” non sono capaci di dire quale sarebbe stata la reazione proporzionata.
    4) “Israele ha il sacrosanto diritto di vivere in pace, con frontiere sicure”. Giusto. La difficoltà è farlo capire ad Hamas.
    5) “D’altra parte Israele non può chiudere un popolo in una prigione, in un lager”. La cosa – come del resto la famosa “fence” – è stata provocata dall’esigenza di non far penetrare kamikaze in Israele. Se i palestinesi avessero lasciato in pace gli israeliani, gli israeliani avrebbero lasciato in pace i palestinesi.
    6) “Hamas sul piano militare esce sicuramente sconfitto da questa guerra, ma i palestinesi a lungo andare usciranno vinti dal confronto con Israele(se non altro demograficamente)”. Quello che i palestinesi faranno entro i loro confini, demograficamente, non è cosa che interessi Israele. Per il resto, vedremo.
    7) “Voler conservare la purezza della razza…” Chi ha parlato di razza? In Israele vive oltre un milione di musulmani, che hanno i loro deputati e votano come gli altri. Già oggi il presidente della Knesset potrebbe essere un arabo.
    8) Ogni tanto, effettivamente, leggo gli articoli di Barbara Spinelli. E poi scrivo dei commenti che divertono i miei pochi lettori. Stavolta no, non l’ho letta. Per non indignarmi. È una delle giornaliste più presuntuose e nello stesso tempo più stupide che io abbia mai incontrato.
    9) “Solo una autentica volontà di negoziato con la prospettiva seria della creazione di una stato palestinese porta la pace nella regione”. Sono i palestinesi che, nel 1947, rifiutarono d’avere un loro Stato. E sono ancora loro che, dopo che gli israeliani hanno lasciato Gaza, invece di farne uno Stato decente, ne hanno fatto un covo di terroristi.
    10) “Tutto il resto è propaganda”, come dice lei.

  2. Egregio Karsten,
    lei ha un’apprezzabile posizione dialettica. Per risponderle compiutamente dovrei scrivere a lungo e dunque mi limiterò a risposte telegrafiche.
    1) Se la maggior parte dei giornali hanno condannato Hamas, e il lancio di missili su Israele, è perché Hamas ha torto. Ha posto in essere un casus belli che Israele non poteva lasciar passare senza sanzione.
    2) Il “pianto greco” sui civili palestinesi coinvolti andrebbe indirizzato ad Hamas. È Hamas che ha cominciato ad attaccare (volontariamente) i civili israeliani, mentre gli israeliani, se hanno colpito dei civili, l’hanno fatto involontariamente.
    3) Tutti coloro che parlano di “reazione sproporzionata” non sono capaci di dire quale sarebbe stata la reazione proporzionata.
    4) “Israele ha il sacrosanto diritto di vivere in pace, con frontiere sicure”. Giusto. La difficoltà è farlo capire ad Hamas.
    5) “D’altra parte Israele non può chiudere un popolo in una prigione, in un lager”. La cosa – come del resto la famosa “fence” – è stata provocata dall’esigenza di non far penetrare kamikaze in Israele. Se i palestinesi avessero lasciato in pace gli israeliani, gli israeliani avrebbero lasciato in pace i palestinesi.
    6) “Hamas sul piano militare esce sicuramente sconfitto da questa guerra, ma i palestinesi a lungo andare usciranno vinti dal confronto con Israele(se non altro demograficamente)”. Quello che i palestinesi faranno entro i loro confini, demograficamente, non è cosa che interessi Israele. Per il resto, vedremo.
    7) “Voler conservare la purezza della razza…” Chi ha parlato di razza? In Israele vive oltre un milione di musulmani, che hanno i loro deputati e votano come gli altri. Già oggi il presidente della Knesset potrebbe essere un arabo.
    8) Ogni tanto, effettivamente, leggo gli articoli di Barbara Spinelli. E poi scrivo dei commenti che divertono i miei pochi lettori. Stavolta no, non l’ho letta. Per non indignarmi. È una delle giornaliste più presuntuose e nello stesso tempo più stupide che io abbia mai incontrato.
    9) “Solo una autentica volontà di negoziato con la prospettiva seria della creazione di una stato palestinese porta la pace nella regione”. Sono i palestinesi che, nel 1947, rifiutarono d’avere un loro Stato. E sono ancora loro che, dopo che gli israeliani hanno lasciato Gaza, invece di farne uno Stato decente, ne hanno fatto un covo di terroristi.
    10) “Tutto il resto è propaganda”, come dice lei.

  3. Egregio Sig. Pardo,
    mi dica per favore, quali giornali, quali paesi (a parte quelli del mondo arabo e qualche repubblica delle banane) sono a favore (ossia partigiani) dei palestinesi ? Il Corriere forse, Il Foglio, Die Zeit, Le Monde, Times ? Non ho letto alcun articolo che sia “a favore” dei Palestinesi ma molte condanne per il continuo lancio dei missili nei media che contano, sia nazionali che internazionali. Quello che invece traspare in molti articoli è lo sconcerto per tanta distruzione, dolore e morte (di troppi civili) che la reazione israeliana sta producendo, il non capire, come si può reagire in modo così brutale e sproporzionato. Una dimostrazione di sensibilità umana, senz’ altro apprezzabile non pensa.
    Israele ha il sacrosanto diritto di vivere in pace, con frontiere sicure, ma Hamas da parte sua deve assolutamente riconoscere Israele. Condizione sine qua non.
    D’altra parte Israele non può chiudere un popolo in una prigione, in un lager, pretendo che non si ribelli. (Ma forse la reazione è stata prevista o addirittura calcolata.) Si ricorda il film di Polanski “Il pianista”? Anche se gli insorti del ghetto sono stati annientati, il popolo ebreo da quell’immane tragedia è risorto più unito e più forte che mai. Attento, non faccio paralleli tra quella tragedia e gli attuali eventi, quello che voglio dire, è che il diritto all’esistenza, ad essere trattati con dignità, il diritto di un popolo a una patria non si possono sopprimere nè coi veti all’UNO, nè con il filo spinato nè con le bombe o coi carri armati. Hamas sul piano militare esce sicuramente sconfitto da questa guerra, ma i palestinesi a lungo andare usciranno vinti dal confronto con Israele(se non altro demograficamente).
    Voler conservare la purezza della razza sono idee che appartengono alla storia e hanno creato e creano come si vede solo guai. Lo stesso si può dire di chi considera il vicino un essere inferiore. L’apartheid è tramontato da tempo in Africa e gli USA hanno persino eletto un presidente nero. Ci sarà vera democrazia in Israele solo quando il presidente del Knesset potrà essere un arabo. Nel vecchio continente nessuno ha da ridire sul fatto che in Francia e Italia i titolari del Ministero degli Esteri siano ebrei ! Ben vengano se sono capaci. Ma non si vuole proprio imparare niente dalla Storia?

    Che la guerra e il confronto violento tra i due popoli è una via senza uscita ne sono convinti in molti persino in Israele e addirittura lo stesso Olmert pochi mesi fa in un intervista ha espresso queste idee in modo molto chiaro ed esplicito!

    A questo proposito La invito di leggere l’articolo di Barbara Spinelli apparso su La Stampa intitolato “Il fardello (di colpa) dell’uomo israeliano”

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.aspID_blog=40

    Solo una autentica volontà di negoziato con la prospettiva seria della creazione di una stato palestinese porta la pace nella regione. Tutto il resto è propaganda, opportunismo politico e come dice Adler (grande e stimato psicologo ebreo) una sorta di “compensazione psicologica” su larga scala ossia, annientando il nemico si elimina dalla coscienza il pesante “fardello delle proprie colpe.

    Trattare sinceramente dove ambedue le parti devono sacrificare qualcosa per arrivare alla pace è l’unica via

  4. Egregio Sig. Pardo,
    mi dica per favore, quali giornali, quali paesi (a parte quelli del mondo arabo e qualche repubblica delle banane) sono a favore (ossia partigiani) dei palestinesi ? Il Corriere forse, Il Foglio, Die Zeit, Le Monde, Times ? Non ho letto alcun articolo che sia “a favore” dei Palestinesi ma molte condanne per il continuo lancio dei missili nei media che contano, sia nazionali che internazionali. Quello che invece traspare in molti articoli è lo sconcerto per tanta distruzione, dolore e morte (di troppi civili) che la reazione israeliana sta producendo, il non capire, come si può reagire in modo così brutale e sproporzionato. Una dimostrazione di sensibilità umana, senz’ altro apprezzabile non pensa.
    Israele ha il sacrosanto diritto di vivere in pace, con frontiere sicure, ma Hamas da parte sua deve assolutamente riconoscere Israele. Condizione sine qua non.
    D’altra parte Israele non può chiudere un popolo in una prigione, in un lager, pretendo che non si ribelli. (Ma forse la reazione è stata prevista o addirittura calcolata.) Si ricorda il film di Polanski “Il pianista”? Anche se gli insorti del ghetto sono stati annientati, il popolo ebreo da quell’immane tragedia è risorto più unito e più forte che mai. Attento, non faccio paralleli tra quella tragedia e gli attuali eventi, quello che voglio dire, è che il diritto all’esistenza, ad essere trattati con dignità, il diritto di un popolo a una patria non si possono sopprimere nè coi veti all’UNO, nè con il filo spinato nè con le bombe o coi carri armati. Hamas sul piano militare esce sicuramente sconfitto da questa guerra, ma i palestinesi a lungo andare usciranno vinti dal confronto con Israele(se non altro demograficamente).
    Voler conservare la purezza della razza sono idee che appartengono alla storia e hanno creato e creano come si vede solo guai. Lo stesso si può dire di chi considera il vicino un essere inferiore. L’apartheid è tramontato da tempo in Africa e gli USA hanno persino eletto un presidente nero. Ci sarà vera democrazia in Israele solo quando il presidente del Knesset potrà essere un arabo. Nel vecchio continente nessuno ha da ridire sul fatto che in Francia e Italia i titolari del Ministero degli Esteri siano ebrei ! Ben vengano se sono capaci. Ma non si vuole proprio imparare niente dalla Storia?

    Che la guerra e il confronto violento tra i due popoli è una via senza uscita ne sono convinti in molti persino in Israele e addirittura lo stesso Olmert pochi mesi fa in un intervista ha espresso queste idee in modo molto chiaro ed esplicito!

    A questo proposito La invito di leggere l’articolo di Barbara Spinelli apparso su La Stampa intitolato “Il fardello (di colpa) dell’uomo israeliano”

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.aspID_blog=40

    Solo una autentica volontà di negoziato con la prospettiva seria della creazione di una stato palestinese porta la pace nella regione. Tutto il resto è propaganda, opportunismo politico e come dice Adler (grande e stimato psicologo ebreo) una sorta di “compensazione psicologica” su larga scala ossia, annientando il nemico si elimina dalla coscienza il pesante “fardello delle proprie colpe.

    Trattare sinceramente dove ambedue le parti devono sacrificare qualcosa per arrivare alla pace è l’unica via

  5. Egregio Sig. Pardo,
    mi dica per favore, quali giornali, quali paesi (a parte quelli del mondo arabo e qualche repubblica delle banane) sono a favore (ossia partigiani) dei palestinesi ? Il Corriere forse, Il Foglio, Die Zeit, Le Monde, Times ? Non ho letto alcun articolo che sia “a favore” dei Palestinesi ma molte condanne per il continuo lancio dei missili nei media che contano, sia nazionali che internazionali. Quello che invece traspare in molti articoli è lo sconcerto per tanta distruzione, dolore e morte (di troppi civili) che la reazione israeliana sta producendo, il non capire, come si può reagire in modo così brutale e sproporzionato. Una dimostrazione di sensibilità umana, senz’ altro apprezzabile non pensa.
    Israele ha il sacrosanto diritto di vivere in pace, con frontiere sicure, ma Hamas da parte sua deve assolutamente riconoscere Israele. Condizione sine qua non.
    D’altra parte Israele non può chiudere un popolo in una prigione, in un lager, pretendo che non si ribelli. (Ma forse la reazione è stata prevista o addirittura calcolata.) Si ricorda il film di Polanski “Il pianista”? Anche se gli insorti del ghetto sono stati annientati, il popolo ebreo da quell’immane tragedia è risorto più unito e più forte che mai. Attento, non faccio paralleli tra quella tragedia e gli attuali eventi, quello che voglio dire, è che il diritto all’esistenza, ad essere trattati con dignità, il diritto di un popolo a una patria non si possono sopprimere nè coi veti all’UNO, nè con il filo spinato nè con le bombe o coi carri armati. Hamas sul piano militare esce sicuramente sconfitto da questa guerra, ma i palestinesi a lungo andare usciranno vinti dal confronto con Israele(se non altro demograficamente).
    Voler conservare la purezza della razza sono idee che appartengono alla storia e hanno creato e creano come si vede solo guai. Lo stesso si può dire di chi considera il vicino un essere inferiore. L’apartheid è tramontato da tempo in Africa e gli USA hanno persino eletto un presidente nero. Ci sarà vera democrazia in Israele solo quando il presidente del Knesset potrà essere un arabo. Nel vecchio continente nessuno ha da ridire sul fatto che in Francia e Italia i titolari del Ministero degli Esteri siano ebrei ! Ben vengano se sono capaci. Ma non si vuole proprio imparare niente dalla Storia?

    Che la guerra e il confronto violento tra i due popoli è una via senza uscita ne sono convinti in molti persino in Israele e addirittura lo stesso Olmert pochi mesi fa in un intervista ha espresso queste idee in modo molto chiaro ed esplicito!

    A questo proposito La invito di leggere l’articolo di Barbara Spinelli apparso su La Stampa intitolato “Il fardello (di colpa) dell’uomo israeliano”

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.aspID_blog=40

    Solo una autentica volontà di negoziato con la prospettiva seria della creazione di una stato palestinese porta la pace nella regione. Tutto il resto è propaganda, opportunismo politico e come dice Adler (grande e stimato psicologo ebreo) una sorta di “compensazione psicologica” su larga scala ossia, annientando il nemico si elimina dalla coscienza il pesante “fardello delle proprie colpe.

    Trattare sinceramente dove ambedue le parti devono sacrificare qualcosa per arrivare alla pace è l’unica via

  6. Lei scrive uno strano italiano. Per quello che ho capito:
    Lei mi “accusa” di essere di parte, ma io le faccio notare che, se in una controversia, si pensa che una parte abbia torto e l’altra ragione, dare ragione a chi ha ragione non è essere di parte. Diversamente, sarebbe di parte il giudice.
    Dunque, più utile sarebbe se lei, invece di limitarsi a dirmi che sono di parte, mi dicesse in che cosa (di non opinabile) mi sono sbagliato.

  7. Francamente ho l’impressione che i media sia nationali che internationali (oltre ai governi ) giustificano l’intervento di Israele o no…
    certo non possono non parlare delle vittime -innocenti- del conflitto anche se sono palestinesi come in questo caso. La sua visione o versione è semplicemente di parte …

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