IL BUONISMO

IL BUONISMO

C’è da stupirsi di quanto la bontà sia esibita nelle scuole, in televisione, nei giornali, nei comizi, nei dibattiti, dovunque ci sia qualcuno che parla e parecchi che ascoltano. La bontà ha un tale successo che è naturale chiedersi se per caso non siano particolarmente sfortunati coloro che nella realtà quotidiana non l’incontrano. In teoria tutti sono pronti al sacrificio per gli altri, nella realtà se un automobilista ci investe mentre siamo fermi al semaforo c’è caso che voglia perfino che gli paghiamo i danni.

 La prima spiegazione è che ci troviamo di fronte ad una gigantesca ipocrisia: tutti recitano per la platea. Se un giovane è stato ammazzato il cronista ha il coraggio di chiedere ai genitori se perdonano all’assassino. Che gli costa, porre quella domanda? Fa anzi la figura di uno che un simile eroismo non solo l’ha concepito ma forse lo troverebbe normale. E che scoop se i genitori, intimiditi dalle telecamere, invece di prendere a calci l’impudente, dicono che sì, perdonano! Mentre tutti (il cronista per primo) in cuor nostro diciamo: “Se si trattasse di mio figlio, gli caverei gli occhi, prima di mandarlo all’ergastolo”.

Questo buonismo insulso, di facciata, risolve tutti i problemi con la generosità, col dialogo, abbracciando e baciando il nemico mortale. Naturalmente è puro folklore e non ha la minima influenza sui comportamenti degli esseri umani reali ma l’ufficialità se ne pasce. Allarga anzi i confini della propria genialità calcolando che cosa si potrebbe fare con il denaro speso in tutto il mondo per le armi, o anche rinunziando al Ponte sullo Stretto di Messina, al Mose di Venezia e, chissà, all’autostrada del Sole. Dopo tutto, che premura abbiamo di andare a velocità da Roma a Milano?

 Bisognerebbe mettere tutti in guardia contro la malafede, insegnare la prudenza, porre la diffidenza su un piedistallo, non firmare nulla che non si sia accuratamente letto, fare una campagna a favore del codice civile e del codice penale, affinché la gente sappia che seguirne i dettami basta e avanza. Bisognerebbe predicare l’egoismo nelle piazze avvertendo che da un lato esso è lecito e naturale, dall’altro che se si esagera la si paga cara, alla lunga. L’eroismo non è richiesto, il pagamento dei debiti sì. Se ciascuno facesse seriamente il proprio dovere, senza eroismi, questo sarebbe un mondo migliore in cui vivere.

 Il buonismo di facciata rende più vulnerabili i più ingenui, che sono già buoni, e favorisce i cattivi, che mai si lasceranno ingannare da solenni e altisonanti sciocchezze. Il buonismo è una cattiveria.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

8 gennaio 2009

 

IL BUONISMOultima modifica: 2009-01-08T16:13:08+01:00da Giannipardo
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