LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

LA SINISTRA E LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Quando si parla di riforma della giustizia molti aprono la bocca e le danno fiato. Qualcuno, più colto, prende un’aria pensosa e dice: “Bisognerebbe cambiare il modo di amministrare giustizia per assicurare ai cittadini, accanto alla certezza del diritto, valore inalienabile e fondamentale della vita associata, un giusto processo soprattutto per quanto riguarda i tempi stessi della pronuncia, dal momento che una sentenza che arriva tardi, dopo molti anni, costituisce comunque una denegata giustizia. Non a caso l’Italia è stata più volte condannata nelle sedi internazionali. È tempo che tutto questo finisca. Tutte le parti politiche devono sentire il dovere di attivarsi in questa direzione, al più presto e al di là dei vari steccati che dividono le fazioni. L’interesse dei cittadini non può che occupare il primo posto”. Bla bla. Purissima quintessenza di bla bla. Bisognerebbe vergognarsi di allineare tante banalità.

La cosa triste è che c’è chi, parlando così, crede di contribuire alla riforma della giustizia. Un crimine di leso buon senso.

Accanto agli sciocchi puri e massicci c’è però chi sembra cretino e non è. Un leader può essere obbligato a dire la sua su certi problemi mentre è cosciente che, se lo farà, si metterà nei guai: a questo punto può preferire sparare parole vuote e passare per un imbecille. È un caso frequente nel centro-sinistra, in questi giorni. Nessuno può negare lo sfascio dell’attuale amministrazione della giustizia ma nessuno è in grado di formulare una riforma, perché al riguardo regna un totale disaccordo. Se qualcuno osasse proporre qualcosa di concreto si vedrebbe dare addosso da molti del suo stesso partito. Per non parlare di Di Pietro che è contro tutto e tutti. E allora quel discorso vacuo diviene l’unico possibile.

La sinistra non è in grado di offrire né un progetto né un minimo di collaborazione. Oggi è dunque costretta a puri esercizi di retorica, domani contrasterà la maggioranza quale che sia la proposta. Dirà no a qualunque cosa, a qualunque piano, a qualunque progetto, a qualunque riforma. In queste condizioni, come biasimare Berlusconi quando dice che con questa opposizione il dialogo non è possibile? Ha semplicemente capito con chi ha a che fare.

La maggioranza ha i numeri per andare avanti da sola ma il pessimismo prevale lo stesso. È improbabile che si riesca a varare la riforma della giustizia. Se ci si riesce, sarà col voto della sola maggioranza e passando oltre la feroce opposizione della minoranza, dopo un’autentica battaglia. Infine non è detto che la nuova organizzazione migliori di molto la realtà. Se si è giunti alla situazione attuale è colpa dell’intera nazione. Dei magistrati che lavorano poco. Del Parlamento che non ha mai nemmeno tentato di provvedere. Di quei partiti che hanno approfittato del sostegno dei giudici e per questo non hanno mai voluto disturbarli. Degli italiani che non hanno mai seriamente protestato. Che hanno reagito molto più vivacemente per l’eventuale modifica dell’articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori che per il fatto che in Italia rivolgersi alla giustizia è divenuta un’idea stravagante che prelude ad un’impresa disperata.

Le istituzioni sono la conseguenza del livello di civiltà e di maturità di un popolo. E questo livello non si migliora con una riforma.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it 11 dicembre 2008

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIAultima modifica: 2008-12-12T11:29:00+01:00da Giannipardo
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2 pensieri su “LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

  1. Il suo “ormai” fa pensare ad un guaio recente. Io sono più anziano di lei, probabilmente, e le posso dire che il disastro non solo è maggiorenne, ma comincia ad avere l’età della pensione.

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