INTGERROGATIVI POSTUMI

INTERROGATIVI POSTUMI
InterrogativI sulla vicenda dell’Alitalia, per chi se ne è interessato
Una delle tragedie intellettuali dell’uomo contemporaneo è quella che nasce dalla difficoltà di ottenere dati affidabili. Si è sommersi da un mare di notizie e tuttavia a volte è impossibile ottenere informazioni sicure su punti essenziali.
Per dimostrare la tesi basterà parlare di qualcosa che si è vissuto in questi mesi e di cui tutti si sono occupati: la crisi dell’Alitalia. È certo che la Cgil ha firmato dopo degli altri e dopo ulteriori negoziazioni. Ma qui cominciano gli interrogativi: ha realmente strappato qualche rilevante concessione in più oppure ha finto di continuare a negoziare solo per dimostrarsi più duro degli altri? Secondo Augusto Minzolini “l’accordo che Guglielmo Epifani ha firmato era, a parte modifiche davvero secondarie, identico a quello che il segretario della Cgil aveva bocciato la settimana precedente” (Stampa, giornale certo non berlusconiano, 30/09/2008). Ma altri potrebbero pensarla diversamente. Infatti a questo interrogativo è ovvio che ciascuno risponda secondo i propri interessi. La Cgil dirà di avere avuto un trionfo personale, altrimenti non avrebbe firmato; gli altri sindacati parleranno di modifiche cosmetiche, e il lettore di giornali non saprà chi ha ragione. Del resto, l’ambiguità conviene a tutti. Se la Cgil avesse realmente ottenuto molto, questo squalificherebbe Cisl, Uil e Ugl che hanno firmato prima. Se la Cgil non avesse ottenuto praticamente niente, si squalificherebbe per avere finto di resistere, mentre alla fine si è calata le brache come tutti. Dinanzi a questi dilemmi, il buon senso insegna che bisogna lasciare che ciascuno canti la propria canzone, senza contraddirlo. Il tutto, nell’attesa che si calmino le acque e si parli d’altro.
C’è tuttavia un esempio ancora più grosso. La compagnia Air France era sì o no disposta a comprare l’Alitalia con tutti i suoi debiti? Anche su questo punto le voci sono discordi e nessuno fa veramente chiarezza. Se fosse vera la versione che si ripete da sinistra (prendeva l’Alitalia così com’era, senza oneri per l’Italia), non si capirebbe perché mai una società straniera fosse disposta a pagare, magari poco, una società che ha miliardi di euro di debiti. Che dunque vale molto meno di niente, perché il niente almeno non è un debito. Si deve ripetere: chi mai comprerebbe una società fallita, con tutte le sue passività? Già per rilevare l’Alitalia depurata delle sue passività (la famosa good company) il governo Berlusconi ha sudato le proverbiali sette camicie per trovare alcuni imprenditori disposti a mettere sul piatto ciascuno qualche centinaio di milioni di euro. Come mai una società straniera sarebbe stata tanto più generosa? E come avrebbe reso capace di sopravvivere una società carica di debiti e di un personale sovrabbondante per migliaia di unità, quando la stessa società oggi, depurata dei suoi debiti e con un personale pesantemente ridotto, prevede di tornare in pareggio fra due o tre anni?
Se invece Air France comprava una parte dell’Alitalia, o se aveva ricevuto dal governo italiano un qualche impegno a farsi carico delle passività, come mai di tutto questo non si è parlato? In realtà, lo ricordava ancora il ministro Sacconi a Porta a Porta del 29 settembre 2008, Air France non avrebbe rilevato i servizi a terra dell’Alitalia, che è come dire che avrebbe letteralmente “lasciato a terra”, anzi sul lastrico, migliaia di lavoratori. Come mai nessuno sottolinea questo tutt’altro che insignificante particolare? O se ne è parlato e nessuno ci ha fatto caso? Berti – il sindacalista capo dei piloti – sosteneva nella stessa trasmissione che il ritiro di Spinetta aveva sorpreso tutti (infatti i sindacati pensavano che il ritiro fosse una mossa nel negoziato) e faceva l’ipotesi che l’affare fosse diventato poco conveniente, per i francesi, a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. Un interrogativo in più.
In ogni modo, come mai non sono state puntualmente descritte le condizioni a cui Air France comprava Alitalia? Soprattutto: quali erano i patti riguardo ai debiti e ai livelli occupazionali? Anche ad ammettere che i sindacati siano stati pazzi a rifiutare l’offerta della compagnia francese, quali sono state le ragioni del loro no?
La sinistra tende a dare a Berlusconi la colpa del fallimento della trattativa governo Prodi-Air France, in particolare affermando che se i sindacati hanno detto di no è perché si sono sentiti incoraggiati dall’atteggiamento del capo dell’opposizione: ma se – a parere della sinistra – non c’era alternativa ad Air France, come mai i sindacati hanno creduto piuttosto a Berlusconi che a Prodi e Veltroni? Da quando in qua la Cgil ha tanta fiducia nel Cavaliere da oltrepassare il parere del Partito Democratico e preferire il fallimento (mancando, come previsto allora, la cordata italiana) all’assorbimento da parte di Air France? E come dimenticare che per lungo tempo la stessa sinistra ha irriso la semplice ipotesi di una cordata italiana?
È stata rappresentata dinanzi ai nostri occhi una commedia in una lingua che non conosciamo. È comprensibile che non si abbia voglia di ridere.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
1° ottobre 2008

INTGERROGATIVI POSTUMIultima modifica: 2008-10-20T13:33:58+02:00da Giannipardo
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