18 APRILE 2008

VELTRONI E IL SIG.NESSUNO
Walter Veltroni ha affermato che l’alleanza con Di Pietro è finita. Domani tutti i giornali commenteranno questa dichiarazione ma ciò che è stupefacente, ciò che suscita meraviglia ed anzi indignazione, è il fatto che ci sia voluto tanto tempo per riconoscere l’errore commesso accettando l’ex-pm nell’alleanza. E che come un grave errore apparisse sin dal primo momento, io l’ho scritto il 18 aprile 2008 in un articolo – dal titolo “L’errore del Pd” – comparso su un paio di blog . Ecco alcuni passaggi.
“ [L’Idv] è puramente e semplicemente il partito di Di Pietro e questo signore, oltre ad avere la caratteristica di apparire rozzo sia nell’espressione che nei programmi, dev’essere discutibile, come approccio umano, se la maggior parte di coloro che si sono messi con lui l’hanno presto abbandonato. È dunque un alleato pericoloso, sia per il suo prevedibile comportamento futuro, sia per l’immagine del Pd. Già oggi, a meno di una settimana dalle elezioni, Veltroni si trova a dover mettere pezze al mancato ingresso dell’Idv nel gruppo unico, contrariamente a quanto promesso.
E c’è di peggio. Il Pd doveva sapere che, lasciando a Di Pietro il simbolo sulla scheda per effetto del “voto utile” ne avrebbe gonfiato la rappresentanza parlamentare. Mentre lo salvava dall’insignificanza, e forse dalla sparizione – chi è sicuro che da solo avrebbe raggiunto il 4%? – ne aumentava il potere di tribuna e di ricatto. Un’estrema imprudenza. Per giunta senza apprezzabili vantaggi.
Se il Pd si fosse presentato alle elezioni veramente da solo, come si è vantato di fare e come non ha fatto, i suoi elettori avrebbero saputo che la scelta era secca: o Berlusconi o Veltroni. Il partito avrebbe forse perso qualche voto, ma non molti: forse che gli elettori di Di Pietro avrebbero votato per Berlusconi? Comunque, avrebbe mantenuto la coesione e l’unità d’azione. Invece, accettando l’Idv, ha permesso a molti elettori che non amavano né Berlusconi né il Pd di votare per l’Idv, rassicurandoli che così non avrebbero disperso i loro voti. In altri termini, il Pd ha “gonfiato” l’Idv non diversamente da come Berlusconi ha gonfiato la Lega, fino a farle avere il più grande successo. Ma mentre Bossi, da parecchi anni ormai, si è dimostrato un fedele alleato, Di Pietro è una mina vagante. Un uomo più interessato alle proprie ubbie e ai propri interessi che al programma della propria coalizione.
Il Pd si è allevata la serpe in seno. Anzi, l’ha fatta crescere fino ad essere un grosso pitone: persino nel momento in cui si tratta soltanto di fare opposizione, l’ex-pm pretende già di essere il Ministro della Giustizia del Governo Ombra. E comunque il dominus della materia giudiziaria.
La conclusione è mesta. Un liberale è lieto della nascita di un grande partito laburista e dell’avvento di un bipartitismo perfetto. Ma non può che essere triste all’idea che questo partito, nel momento della propria nascita, si procuri un inutile inquinamento interno. Rimane solo da sperare che se il Pd dovesse vincere, in futuro, vinca da solo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
18 aprile 2008
Possibile che ciò che fu chiaro a un nessuno a casa sua, in una regione lontanissima, non fosse chiaro a chi viveva a Roma, al centro della vita politica?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
19 ottobre 2008

18 APRILE 2008ultima modifica: 2008-10-19T20:25:09+02:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo