IL COMUNISMO HA UN FUTURO?

Il comunismo ha due facce, una ideologica e una storico-politica. Dal punto di vista ideologico, è immortale: rimarrà nei libri di filosofia e nei libri di economia non diversamente da come vi rimarranno il colbertismo o il monetarismo. Se invece si pone il quesito dal punto di vista storico-politico – se cioè in futuro si avranno Stati come l’Unione Sovietica – la risposta è del tutto diversa: il “socialismo reale”, come è stato a suo tempo chiamato il regime comunista incarnato nella storia, è definitivamente morto. Dove ancora sopravvive qualche regime che si ispira alla falce e al martello, si ha soltanto una dittatura che trova più comodo avvalersi delle ultime tracce di quell’ideale fallito per mantenerne in concreto la struttura poliziesca e il totale controllo della popolazione. Il fallimento del comunismo – in termini di benessere e di libertà dei cittadini – è stato così patente, che oggi nessuno prende seriamente in considerazione una sua riedizione.

C’è tuttavia un terzo modo di vedere il comunismo. Un modo che ha ben poco a che vedere con la sua teoria e molto, invece, con la palingenesi da esso promessa.

Molti credono che il comunismo sia una ideologia tendente ad una migliore giustizia sociale: e da questo è derivato il suo successo. Ben pochi saprebbero dire che cos’è il plusvalore, per Marx; non diversamente da come gli risulterebbero incomprensibili termini quali circolazione forzosa, dumping, utilità marginale, legge di Gresham, e perfino elementari evidenze come l’utilità dello scambio o il prezzo come incontro tra domanda e offerta. Essi sognano soltanto di porre un termine all’avidità e all’egoismo degli uomini, di sradicare definitivamente la corruzione e la povertà, di creare una società in cui tutti sarebbero felici, se solo gli uomini fossero angeli. Il bisogno di credere a queste cose è così forte che sopravvive a tutto. La gente non riesce a rassegnarsi ai dati ineliminabili del reale e infatti i giornali sono sommersi da lettere che deprecano l’immoralità e propongono per ogni sorta di problema soluzioni tra l’inverosimile e l’infantile.

In generale, chi più vorrebbe il bene comune (e meno sarebbe capace di realizzarlo) ha una mentalità di sinistra. Ciò che la gente è pronta a percepire è il messaggio palingenetico: molti hanno creduto che “comunismo” significasse la fine dei privilegi e perfino di tutte le differenze fra gli uomini; un tipo di governo in cui la classe dominante fosse finalmente quella del popolo minuto; un regime economico che, smettendo d’ingrassare quelli che già sono ricchi, rendesse finalmente meno poveri i lavoratori. Un messaggio di giustizia e redenzione non dissimile da quello del Cristianesimo, insomma. Con l’unica, fondamentale differenza, che mentre il Cristianesimo il raddrizzamento dei mali lo promette nell’aldilà, il comunismo lo prometteva nell’ “aldiquà”. Ed è fallito proprio per questo. La realtà ha permesso la verifica della promessa e s’è visto che essa non era mantenuta. I lavoratori avrebbero dovuto essere più ricchi che nei paesi capitalistici ed erano invece più poveri. Avrebbero dovuto essere più liberi ed erano schiavi. Il comunismo avrebbe dovuto produrre l’uguaglianza, e invece i membri del partito erano “molto più uguali degli altri”, fino ad avere negozi loro riservati (Beriozka), vietati ai normali cittadini. Il risultato è stato un rifiuto viscerale da questo imbroglio, tanto che oggi, se vi sono paesi che non rischiano certo di divenire comunisti, sono proprio quelli che tali sono già stati.

Tutto questo appartiene al passato ma non tutti lo conoscono: e dunque la spinta che ha creato il successo del comunismo, cioè la tendenza all’utopia, è sopravvissuta a questa disfatta storica. Su di essa si basa – per esempio – il successo dei Verdi. Tutti gli indicatori economici dicono che la produzione di elettricità col sistema fotovoltaico è rovinosa, dal punto di vista finanziario? Questo non scalfisce le convinzioni di chi sogna un mondo ecologicamente perfetto. Tutte le esperienze dicono che più si nazionalizzano i servizi più diventano costosi e inefficienti? Questo non impedisce che gli ingenui sperino in grandi enti disinteressati e innamorati del bene comune. E si potrebbe continuare a lungo. La quantità di persone indifferenti ai dati reali e capaci di sognare cose belle e perfette, è talmente alta da avere un’influenza sulla vita degli Stati sviluppati. I molti votano e se, per esempio, confondono bomba atomica e centrali nucleari, si hanno le conseguenze che conosciamo.

In questo senso il comunismo è eterno. Esso è infatti una delle molte incarnazioni di quella speranza utopica che ha prodotto tanti disastri: non ultimi il nazismo e il maoismo. E di questa tendenza l’umanità non guarirà mai. Proprio perché, se tutti raggiungono la maggiore età fisica, non tutti raggiungono la maturità mentale.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

27 maggio 2008


 

IL COMUNISMO HA UN FUTURO?ultima modifica: 2008-06-25T10:40:40+02:00da Giannipardo
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