CESARE SOLO FERITO, SOPRAVVIVERA’

Nelle tracce degli esami di Stato per la maturità, è stato commesso un errore. È stato proposto di commentare una poesia di Montale dedicata ad un donna, mentre poi si è scoperto che si trattava di un uomo. Nei giornali è venuto giù il cielo. Qualcuno non si sarebbe limitato, per così dire, alla richiesta di un’aquae et ignis interdictio (esilio, esclusione dalla vita civile), per l’incauto consulente ministeriale:  avrebbe amato proporre il supplizio della ruota. Non potendo applicare questi istituti, perché non previsti dal nostro codice, quanto meno è stato chiaro che si chiedeva la revoca della licenza elementare. Molto rumore per nulla.

Le tracce ministeriali – che al contrario dell’uso invalso dovrebbero essere scheletriche – hanno un unico scopo: impedire che i ragazzi tirino fuori, dai nascondigli più impensati, temi già bell’e svolti da copiare. Per questo devono essere imprevedibili. Se ci si potesse fidare dell’onestà del prossimo, basterebbe invitare a scrivere qualcosa. Qualunque cosa. Infatti la capacità di esprimersi nella lingua nazionale non si dimostra sostenendo una tesi elegante, nuova, profonda, erudita, ma anche scrivendo il più banale dei testi: una denuncia di sinistro, un verbale di assemblea di condominio, una lettera al cugino che vive in Argentina. L’argomento è del tutto secondario. Prova ne sia che a volte fior di professori fanno ridere i colleghi se stilano un rapporto sul registro: dovendo condensare in poche righe un episodio spiacevole, e scrivendo sotto l’effetto della collera, realizzano perle linguistiche memorabili.

Il pretesto è nulla rispetto a ciò che si sa ricavarne. La Quinta Sinfonia di Beethoven è su un tema di un paio di note ma solo un genio come quel musicista poteva, a forza di variazioni, elaborazioni e impasti orchestrali farne un capolavoro. Per questo, se si desse ai ragazzi questo tema: “Fallito attentato in Senato. Cesare è ferito ma sopravviverà. Possibili sviluppi politici”, si negherebbe la storia ma non si commetterebbe un crimine. Che importa che Cesare sia morto, in quell’attentato? Scrittori come Gorge Bernard Shaw, o come Albert Camus, o come Friedrich Dürrenmatt su un tema del genere sarebbero stati capaci di scrivere un capolavoro. Come del resto ha fatto Jean Giraudoux con “La guerre de Troie n’aura pas lieu”.

Il tema – parola che si ritrova tanto in letteratura quanto in musica – ha un’importanza limitata. Il risultato dipende da ciò che si sa farne. In questi esami di maturità non è successo niente di grave. Grave è piuttosto che qualche giornalista si sia permesso di essere molto pesante con un consulente ministeriale che neppure conosce. I giornalisti hanno troppe colpe, linguistiche e nozionali, per impancarsi a giudici di cultura. È bene che continuino a chiedere scusa e, in mancanza del capro espiatorio chiamato “proto”, a invocare a discolpa la fretta.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

19 giugno 2008

CESARE SOLO FERITO, SOPRAVVIVERA’ultima modifica: 2008-06-20T08:27:16+02:00da Giannipardo
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