LA LOGICA SULLE RIVE DEL LAMBRO

Purtroppo, chi si abbevera ai giornali non può mai essere sicuro di non trovare acqua avvelenata. Ecco perché, nell’episodio che si sta per commentare, si lascia la porta aperte alla possibilità che i giornalisti abbiano riferito male le opinioni di un giudice.

 

A proposito della proposta, da parte del sostituto pg di Milano, di rigettare l’istanza di ricusazione presentata dai legali di Silvio Berlusconi, leggiamo sul Corriere della Sera: “Per il sostituto Pg, inoltre, l’istanza di ricusazione va dichiarata inammissibile perché tardiva. Nonostante, infatti, i difensori del premier sostengano di aver percepito la notizia degli interventi su internet della stessa Gandus, il 16 giugno (si hanno tre giorni di tempo da quel momento per presentare l’istanza) gli appelli stessi sono datati, alcuni del 2006, e deve essere pertanto provato dagli stessi difensori che la percezione è avvenuta solo il 16 giugno. Cosa che non è avvenuta”. Se queste sono le sue parole, anche ad ammettere che la dott.ssa Laura Bertolè Viale, pg di Milano, sia un’eminente giurista, certo non è molto ferrata in filosofia e in particolare in dialettica.

 

Come è noto, la “prova” è la dimostrazione di un assunto. Se, per esempio, si afferma che un decimetro cubo di ghiaccio, in un ambiente dove ci sono venti gradi centigradi, si scioglie in tot minuti, la prova si avrà effettuando l’esperimento. Se viceversa qualcuno affermasse che quel cubo di ghiaccio, in capo allo stesso tempo, si trasformerà in un asino, l’esperimento non proverà che il cubo non si è trasformato in un asino, proverà che si è trasformato in acqua. Si avrà una prova positiva di qualcos’altro, non negativa dell’assunto. È lo stesso meccanismo dell’alibi. Se l’accusato può provare di essere stato altrove (alibi, in latino), dimostra con ciò stesso di non aver potuto commettere il delitto. Ma questa è una deduzione: l’unica prova fornita è quella di essere altrove. Una prova positiva, non negativa.

 

Questa banalità, nel campo della logica, sembra non avere raggiunto le rive del Lambro. È assurdo scrivere che “deve essere pertanto provato dagli stessi difensori che la percezione è avvenuta solo il 16 giugno. Cosa che non è avvenuta”. Essi possono ad esempio provare di averla avuta, quella percezione, il 16 giugno, ma come potrebbero mai provare di non averla avuta prima? Solo un terzo potrebbe venire a testimoniare “ne abbiamo parlato insieme in marzo”: ma, appunto, sarebbe una prova positiva di quella conoscenza, fornita da un terzo, non una prova negativa, fornita dagli avvocati di Berlusconi.  Stupisce che un magistrato dell’inquirente, abituato a sostenere l’accusa, incorra in un simile errore logico-giuridico. Ma forse è vero che, quando si tratta di andare contro Berlusconi, valgono anche le impossibili prove negative.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

18 giugno 2008

 

LA LOGICA SULLE RIVE DEL LAMBROultima modifica: 2008-06-19T07:58:32+02:00da Giannipardo
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