GAZA E LE CONVENZIONI DI GINEVRA

GAZA E LE CONVENZIONI DI GINEVRA

Per secoli, il vincitore ha avuto ogni diritto sul vinto, sia militare che civile. Gli eserciti si sostenevano – per quanto riguardava il cibo e ogni altro bene – depredando i territori sui quali passavano e se vincevano una battaglia avevano il “diritto” di ammazzare i prigionieri, di rendere schiavi i vinti, oppure di uccidere tutti gli uomini e di stuprare le donne. Per poi magari uccidere anche loro. Né molto più teneri erano con i commilitoni. Chi era ferito poteva essere lasciato morire. L’accompagnamento musicale del dopo battaglia erano i lamenti dei feriti di cui nessuno o quasi si curava. Naturalmente parecchi lettori protesteranno, leggendo queste righe, come se le conseguenze devastanti del cancro fossero colpa dell’oncologo che le descrive.

L’umanità ci ha messo veramente molto, per accorgersi che questa situazione era intollerabile. Ci sono voluti secoli e secoli, prima di arrivare a Florence Nightingale e alle Convenzioni di Ginevra. Finalmente s’è fatta strada l’idea che, se non si possono evitare le guerre, si possono almeno limitare quegli orrori che non sono utili alla guerra stessa. Si possono proteggere i prigionieri, perché ce ne sono da una parte come dall’altra, e si può rispettare la popolazione civile, perché il suo eventuale massacro non conduce di per sé alla vittoria.

Gli obblighi nei confronti della popolazione civile hanno posto immediatamente il problema di riconoscerla e per questo s’è stabilita la regola che la distinzione la fa il vestiario. I militari vestono in uniforme, i civili no. Nel film “Il Pianista” un ebreo polacco, miracolosamente scampato alle camere a gas, rischia di essere ammazzato dai russi solo perché un ufficiale tedesco gli ha regalato un cappotto e i soldati sovietici hanno giustamente tendenza a sparare a quel cappotto, chiunque ci sia dentro.

Naturalmente i civili non devono aggredire i vincitori. Sarebbe strano che, a fronte della pietà per gli inermi, gli inermi avessero poi il diritto di attaccare chi li ha risparmiati. Per questo, secondo le convenzioni internazionali, i civili che aggrediscono l’esercito nemico non beneficiano dello status di prigionieri: se presi, sono immediatamente passati per le armi. Questo è durato, senza sostanziali problemi, fino a tutta la Prima Guerra Mondiale.

Purtroppo, considerando ormai intangibili certi principi, durante la Seconda Guerra Mondiale la popolazione civile si è creduta in diritto di prendere le armi contro l’esercito invasore: l’hanno chiamata resistenza. Naturalmente questo ha provocato ritorsioni, ma gli Stati che militarmente hanno perso la guerra hanno avuto interesse a glorificare i partigiani come la fiammella da cui sarebbe rinata l’indipendenza nazionale. Inoltre i tedeschi si sono resi odiosi e si è dunque posta la più ermetica sordina sull’illegittimità, sulla base delle Convenzioni di Ginevra, della lotta partigiana. Il caso dell’Italia è stato ancora più drammatico: essa ha perduto rovinosamente la guerra contro gli Alleati ed ha cercato di rifarsi una verginità attaccando l’ex-alleato. Ha dunque completamente dimenticato la legittimità della rappresaglia proporzionata e ha fatto assurgere il partigiano senza divisa a mito nazionale.

Tutto questo contribuisce a spiegare la situazione attuale a Gaza e l’atteggiamento dell’opinione pubblica meno informata. Nel 1943-44, tedeschi in divisa, cattivi, e partigiani in borghese, buoni. Oggi israeliani in divisa, cattivi, e palestinesi in borghese, buoni. Ecco perché gli striscioni dicono: stella di Davide uguale svastica. Né il pensiero politico nazionale più serio sa che cosa opporre, a queste sciocchezze. Per farlo, dovrebbe sconfessare la Resistenza e legittimare la rappresaglia, anche se quella degli israeliani non è tale in quanto non punisce intenzionalmente la popolazione civile.

Dominano sentimenti confusi e ricordi sfocati. Dal momento che si condannano le stragi naziste si condannano i soldati con la stella di Davide che sparano contro una casa da cui un cecchino ha sparato contro di loro. Ci potrebbero essere dei civili: quei soldati dovrebbero farsi sparare e basta.

Ecco perché Gerusalemme ha sempre torto. I palestinesi, per anni, hanno lanciato migliaia di razzi sulla popolazione civile e la comunità internazionale non si è risentita: erano partigiani in borghese che sparavano sull’invasore. Anche se l’invasore in questo caso era una scuola o un condominio. Ancora oggi Israele propone ed attua una tregua ma i palestinesi lanciano altri razzi, perché loro hanno il diritto di toccare Israele mentre Israele non ha il diritto di toccarli.

Con le buone intenzioni, partendo da Florence Nithgingale, si è francamente andati troppo lontano.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

18 gennaio 2009

GAZA E LE CONVENZIONI DI GINEVRAultima modifica: 2009-01-18T14:48:18+01:00da Giannipardo
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15 pensieri su “GAZA E LE CONVENZIONI DI GINEVRA

  1. Il suo ultimo intervento, caro Pardo, conferma ogni singola parola dei miei interventi: il vero maleducato è lei, che non ha neppure il coraggio di scusarsi per delle affermazioni aberranti e deliranti – non ha ancora risposto alla mia richiesta di spiegazioni sulle “scaramucce” nei Balcani… della “scaramucce” caratterizzate, le ricordo, da una vera pulizia etnica, con un acclarato tentativo di genocidio! – e che soprattutto, con il suo “ME NE FREGO!” ribadisce il suo squadrismo verbale. Cita Pansa, un giornalista eccezionale che non ha remore ad affrontare anche le verità scomode, un uomo che sono onorato di aver incontrato e conosciuto di persona. Lui ha raccontato fatti reali, lei infanga la memoria: SI VERGOGNI! E ripensi attentamente alle sue ultime parole: “rimane il fatto che [i partigiani] hanno provocato indirettamente la morte di innocenti, senza abbreviare o influenzare il corso della guerra.”… se davvero è così, mi spiegherebbe per quale motivo gli Alleati paracadutarono armi ed aiuti ai partigiani francesi prima del D-Day? E perchè fu fornito loro aiuto logistico (non ai da lei tanto vituperati comunisti) sempre dagli stessi soggetti pure nel nord del nostro Paese? Ed in virtù di quali ragioni i nazifascisti furono costretti, in Italia, Francia e Jugoslavia (oltre che nell’URSS e nella Polonia occupate) a dispiegare intere divisioni (non solo di fanteria, ma anche meccanizzate e corazzate) in funzione antipartigiana, distogliendo quindi tali preziose risorse dal fronte, se la lotta clandestina era, come lei dice, così inutile e marginale? Tutti gli storici (ad eccezione di qualche revisionista) concordano nel definire che senza la guerra di resistenza in Europa difficilmente il nazifascismo sarebbe stato abbattuto entro il 1945. Inoltre, in un ultrà atlantista come lei, dovrebbe sorgere il dubbio della fondatezza delle proprie assurde tesi, visto e considerato che fu proprio il ricordo dell’esperienza partigiana (unita alle disfatte francesi in Indocina ed Algeria, causate da formazioni paramilitari non regolari) a partorire prima “Stay Behind” e poi la guerra non ortodossa, teorizzata in Italia al famoso convegno del Parco dei Principi del 1965… Si rende conto delle molteplici sue affermazioni che stridono palesemente con il corso della storia?
    Parlando del resto, ribadisco il mio accostamento di lei con il generale Curtis LeMay: le assicuro che dalle idee balzane che propone, lei sembra la sua perfetta reincarnazione.
    Per fortuna, non è lei a decidere i destini del pianeta, che in caso contrario credo sarebbe ridotto ad una landa desolata degna del racconto di Ph. K. Dick “Second Variety”.

  2. Senta Buzzer,
    Più scuse di me, all’ANPI, dovrebbe Giampaolo Pansa. Ma qualcosa mi dice che lei non lo prende sul serio, quel giornalista di sinistra. E comunque, a parte i loro crimini (non tutti erano eroi, caro Sergio), rimane il fatto che hanno provocato indirettamente la morte di innocenti, senza abbreviare o influenzare il corso della guerra. Ecco perché considero i morti delle Ardeatine non solo morti innocenti ma anche morti inutili. E mi dispiace per loro e per i loro parenti: della retorica me ne frego. Tutti quelli che fanno retorica non si mettono nei panni di quelli che si sono visti mettere al muro senza aver fatto nulla. L’eroismo a spese degli altri!
    Ma, lo so, contro la retorica la ragione non vale. E con quest’ultima parte mi son lasciato andare a rispondere ancora a Sergio.
    Comunque in futuro, caro Buzzer, non so se le risponderò ancora o se la mia cecità m’impedirà di vedere la sua firma.
    Lei è uno che attribuisce agli altri la cecità, la zoppia, la malafede, la capacità di confezionare pasticci immangiabili e non vado a rivedere i suoi precedenti interventi, c’era sicuramente dell’altro.
    Io le attribuisco solo maleducazione.

  3. Per Sergio.
    Leggendo un famoso e grosso libro di storia sulla Seconda Guerra Mondiale (quello di Shirer), ho visto che alla resistenza italiana sono dedicate poche righe. Insomma non ha avuto alcuna importanza sulle sorti della guerra che, già allora, si faceva con armi costose e pesanti, non con un mitra. Dunque preferisco piangere sugli innocenti uccisi nelle rappresaglie germaniche. Viceversa capisco che i giovani si dessero alla macchia, per non servire nella Rsi (la guerra era ormai perduta) o per non essere deportati in Germania. Ma, dopo questo, non avevano nessuna necessità di provocare, indirettamente, delle stragi.
    Quanto al darsi del lei o del tu, mi dia pure del tu. Io continuerò a darle del lei. Saremo più contenti tutti e due.

  4. Vede, Sig. Pardo, lei continua nella sua cecità e di fronte a questo posso solo arrendermi ed alzare le braccia: un vecchio adagio recita “camminando con lo zoppo, si impara a zoppicare”… ecco, io non ho alcuna voglia di zoppicare. Mi è bastato sollevare la questione, visto e considerato non solo che la sua posizione non rispecchia minimamente la verità assoluta (sempre che questa esista), così come neppure io la possono conoscere, ma anche dimostrare la sua malafede nell’argomento, in cui ha confezionato un pasticcio immangiabile, confondendo Hamas (organismo politico-militare cui comunque va riconosciuta dignità internazionale in quanto espressione di una volontà popolare elettorale manifestatasi democraticamente) con i partigiani. Quantomeno, come qualcun altro mi pare abbia già scritto, lei dovrebbe delle scuse all’ANPI. Qualcosa mi dice che non lo farà.
    Buona sera.

    Colgo l’occasione per salutare Nadia, sperando di visitare presto il suo blog e ringraziandola per il suo giudizio.

  5. Al di là di una risoluzione pacifica che mi auguro possa avvenire e che pacifica rimanga per sempre, voglio dire solo una cosa, senza addentrarmi nella Convenzione di Ginevra: la Resistenza non è stata chiamata così tanto per dire e come tu, caro Gianni, sarcasticamente dici. La Resistenza ha fortunatamente partorito i partigiani, che sì, erano e rimarranno sempre degli eroi. E poi, diamoci del tu: non è la forma che fa sì che due persone si stimino e si rispettino, ma il modo di comportarsi. Odio le persone che si danno del lei e si dicono: ma vada a fareinculo.

  6. I commenti lunghissimi mi scoraggiano. Questi non sono commenti, sono articoli. E mentre è un dovere leggere i commenti, e magari rispondere, diventa pesante dover rispondere – naturalmente scrivendo a lungo – a lunghi articoli. Comunque, ci proverò. Pregando però, ancora una volta, che mi scriva proponendo un argomento alla volta, se possibile.
    Non ho bloccato nessuna sua replica in nessun altro post e non so di che parla.
    “credo non sia difficile per un giurista quale lei appare rintracciarne il testo completo”. Qui si sbaglia, oppure io sono particolarmente incapace. Per questo le ho chiedo – e glielo chiedo di nuovo, se lo ha – di indicarmi il link per leggere la Convenzione di cui lei parla. Tenga presente che ce n’ê piu di una. La tastiera non mi batte pi# le vocali accentate.
    “Rappresaglie Il diritto internazionale umanitario non vieta in generale le rappresaglie”. E questo intanto mi dà ragione. “Molte prescrizioni vietano tuttavia determinati tipi di rappresaglie, in particolare contro →persone protette come feriti e →prigionieri di guerra”. Si sapeva. “Sono inoltre vietate le rappresaglie contro determinati beni, per esempio contro beni culturali e luoghi di culto, contro l’ambiente naturale o contro impianti che possono liberare forze pericolose (p. es. centrali nucleari e bacini di accumulazione).” Giusto. Ma gli israeliani hanno sparato contro le moschee quando dalle moschee si è sparato su di loro.
    Partigiani. “…anche se questo territorio è occupato”. Gaza non era occupata. “sempreché… b. rechino un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza; c. portino apertamente le armi; d. si uniformino, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra;”. Hamas non fa nulla di tutto questo.
    “Analizzando quanto è dato vedere dalle immagini fotografiche e televisive che ci giungono dal Medio Oriente, mi sembra che almeno 3 condizioni su 4 di quelle appena esposte siano pienamente rispettate”. Quali sono le tre? A me comunque basta che obbediscano alle disposizioni b e c, cosa che Hamas sicuramente non fa. O forse i kamikaze che andavano ad ammazzare gente in Israele andavano in divisa?
    “Gradirei ovviamente che questo mio intervento venga pubblicato e non censurato come già accaduto”. Non dica sciocchezze. Se lei ha sbagliato nell’inserire il suo commento, non dia la colpa a me. S’immagini se mi do la pena di vietarle di scrivere. Al massimo non le rispondo.
    “Un’altro”. Una distrazione puo capitare a tutti, e a me a soprattutto, perch sono un distratto, ed ora per giunta mi si [ impazzita la tastiera. Comunque lei ed altri non m’avete dato dell’ignorante per distrazione.

  7. Peccato Buzzer, perchè il suo modo di esprimersi è interessante. Apra un blog e vista la sua cultura potrebbe essere molto vario ed educativo. A questo punto il sig. Gianni si arrabbierà, visti i vostri scontri, ma mi sento di dare ragione a lei.
    Io ho appena aperto il mio, che per il signor Gianni è troppo semplice e personale e non so se anche lei la pensa così. Ma non si può sempre parlare di guerra o di politica!
    Spero di vedere almeno una sua visita. A presto, Nadia

  8. Noto con disappunto che ha bloccato la mia replica al suo intervento nell’altro post. Questo la qualifica in pieno quale persona decisamente antidemocratica.
    Evito di risponderle su ogni argomento, visto che sta sfociando nel ridicolo, giustificando l’ingiustificabile: le ho citato uno dei protocolli delle Convenzioni, credo non sia difficile per un giurista quale lei appare rintracciarne il testo completo. Riguardo alle rappresaglie:
    “Sulle rappresaglie:
    Rappresaglie
    Il diritto internazionale umanitario non vieta in generale le rappresaglie. Molte prescrizioni vietano tuttavia determinati tipi di rappresaglie, in particolare contro →persone protette come feriti e →prigionieri di guerra. Sono inoltre vietate le rappresaglie contro determinati beni, per esempio contro beni culturali e luoghi di culto, contro l’ambiente naturale o contro impianti che possono liberare forze pericolose (p. es. centrali nucleari e bacini di accumulazione).”
    Ecco alcune delle discriminanti cui accennavo prima.
    Per quel che riguarda le formazioni paramilitari quali partigiani o, nella fattispecie, Hamas:
    “2.
    i membri delle altre milizie e degli altri corpi di volontari, compresi quelli dei movimenti di resistenza organizzati, appartenenti ad una Parte belligerante e che operano fuori o all’interno del loro proprio territorio, anche se questo territorio è occupato, semprechè queste milizie o questi corpi di volontari, compresi detti movimenti di resistenza organizzati, adempiano le seguenti condizioni:
    a. abbiano alla loro testa una persona responsabile dei propri subordinati;
    b. rechino un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza;
    c. portino apertamente le armi;
    d. si uniformino, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra;”.
    Analizzando quanto è dato vedere dalle immagini fotografiche e televisive che ci giungono dal Medio Oriente, mi sembra che almeno 3 condizioni su 4 di quelle appena esposte siano pienamente rispettate. Oppure lei mi vuole dire che vanta una conoscenza tale del fenomeno Hamas e dei conflitti della zona per affermare con certezza di saper distinguere le mostreggiature e le buffetterie delle diverse unità combattenti, abilità acquisita tramite studio o meglio ancora acquisizione diretta (“sul campo”, come si diceva un tempo) dei dati?
    Gradirei ovviamente che questo mio intervento venga pubblicato e non censurato come già accaduto. Capisco dia fastidio avere un contraddittorio di livello culturale invece dei soliti applausi a scena aperta, ma se non si sa dibattere è meglio astenersi dall’aprire dei blog. Non trova?

    P.S.: mi scuso per il refuso, semplicemente avevo inizialmente utilizzato un sostantivo femminile, per cui l’apostrofo tra articolo ed aggettivo sarebbe stato obbligatorio; sosituendo il sostantivo con uno di genere opposto, ho corretto la desinenza ma non ho tolto l’apostrofo. Capita a tutti una distrazione, no?

  9. Lei parla della Convenzione di Ginevra, dimenticando che sono parecchie, e dunque farebbe bene a scrivere la data. Le sarei anzi grato se me ne inviasse il link di quella che ha letto.
    Poi scrive che sono tenuti all’osservanza della Convenzione di Ginevra “le formazioni irregolari dotate di struttura organica e facilmente riconoscibili”. Secondo lei i terroristi sono facilmente riconoscibili? Da che cosa, dal fatto che sparano a tradimento? Inoltre, non mi darò la pena di andare a rileggere le varie convenzioni di Ginevra, ma lei sostiene che non esiste il diritto alla rappresaglia?
    “la sua balzana teoria sulla giustezza e sull’inevitabilità della rappresaglia, anche crudele (quest’ultima vietata espressamente)”. Il fatto che quest’ultima sia vietata espressamente significa che la rappresaglia normale è permessa. Lo deduco dalle sue parole, oltre che da ciò che già sapevo. Inoltre, mi sa dire come distinguere la rappresaglia normale da quella crudele? Io credo di ricordare che si parla solo di rappresaglia “adeguata”, “proporzionata” o qualcosa del genere. Così se ne è parlato, per esempio nel processo per la strage delle Ardeatine. E a quei tempi credo che la rappresaglia permessa fosse quella di uccidere dieci innocenti per ogni soldato ucciso. Grande gloria per i partigiani, ma chissà che divertimento, per quei dieci poveracci. Prova ne sia comunque che Kappler fu condannato per cinque o quindici ostaggi in eccesso, non per i trecento.
    “i partigiani hanno pieno diritto di esercitare una forma di resistenza nei confronti dell’occupante”. Dove sta scritto? E Israele occupava forse Gaza?
    “Riguardo ad Hamas: i suoi membri sono persone inquadrate in formazioni politiche e militari”. Mi mandi una fotografia delle divise dei soldati di Hamas. In modo da distinguerli dai civili, sa?
    “i secondi, responsabili del lancio dei Qassam, sono appunto dei combattenti inquadrati e riconoscibili”. Dunque, dal momento che il lancio di razzi sulla popolazione civile israeliana non è un crimine di guerra, l’eventuale lancio di razzi israeliani su Gaza non sarebbe un crimine di guerra. E secondo lei perché se ne sono astenuti, gli israeliani, dal rispondere nello stesso modo, se non per evitare una universale condanna per crimini militari? Ci sono in giro forme di strabismo che sfidano tutti gli oftalmologi.
    Lei dichiara aberrante il mio scritto. Ma ora prova a rispondere alle mie obiezioni. Senza scrivere “un’altro”, però.

  10. Leggo in questo blog un’altro esempio di paurosa disinformazione ed ignoranza. La invito, caro Gianni, a leggere attentamente la Convenzione di Ginevra: scoprirà come (protocollo I, art. 51 e 75) i soggetti primari tenuti all’osservanza della stessa siano proprio gli eserciti regolari combattenti ed in subordine le formazioni irregolari dotate di struttura organica e facilmente riconoscibili. Ecco dunque che i partigiani hanno pieno diritto di esercitare una forma di resistenza nei confronti dell’occupante, smentendo la sua balzana teoria sulla giustezza e sull’inevitabilità della rappresaglia, anche crudele (quest’ultima vietata espressamente).
    Riguardo ad Hamas: i suoi membri sono persone inquadrate in formazioni politiche e militari. I primi, essendo rappresentanti di un governo democraticamente eletto, vanno trattati come tali in un consesso internazionale; i secondi, responsabili del lancio dei Qassam, sono appunto dei combattenti inquadrati e riconoscibili, per cui rientrano pienamente nella Convenzione di cui sopra. I civili palestinesi cosa c’entrano in tutto ciò? Vanno forse puniti per aver scelto di votare Hamas e non Fatah? Israele può arrogarsi il diritto di scegliere direttamente o di imporre la scelta del governo palestinese con cui parlamentare annullando la volontà popolare?
    Unico commento possibile: ABERRANTE!

  11. Gentile Federico,
    le sarei riconoscente di volermi indicare in quale parte del mio articolo si può ravvisare il negazionismo, il revanscismo fascista e la disinformazione storico-militare. In secondo luogo, mi rivolgo ad adulti che presumo già educati, o definitivamente diseducati, tanto da non propormi di correggerli.
    Lei dice di essere a favore di una pacifica coesistenza Israele-Palestina, e mi induce a pensare che lei mi attribuisca un desiderio diverso. Non rispondo neppure. Piuttosto le chiedo se, di questa pacifica coesistenza, lei non dovrebbe andare a parlare ad Hamas, che ha nel suo statuto il programma della distruzione di Israele, non della coesistenza con Israele.
    Poi lei scrive: “Sono gli eserciti regolari i primi a dover rispettare le Convenzioni, non i civili”. Affermazione temeraria. Lei sembra dire che i civili hanno meno obblighi di non attaccare gli eserciti di quanti ne abbiano gli eserciti di non attaccare i civili. In altre parole, il leone, essendo più forte, ha meno diritti di attaccare la gazzella di quanti ne abbia la gazzella di attaccare il leone. Lo vada a spiegare nella savana, questo principio.
    Seconda affermazione temeraria: “E se i primi non osservano le regole, i secondi hanno ben diritto di tutelarsi”. Prima metà di novembre, era ancora in vigore una tregua fra Gaza ed Israele, dopo che, precedentemente, da Gaza erano state sparate migliaia di razzi sul sud di Israele. Seconda metà di novembre, Gaza dichiara che pone fine alla tregua e si rimette a sparare razzi. Israele invade Gaza, alla ricerca dei responsabili. E ora mi dica, chi ha cominciato?
    E poi i suoi civili si tutelano inviando razzi sulla popolazione civile israeliana? Lei ragiona in maniera veramente strana.
    Il resto è un pistolotto retorico – come andava di moda fino a qualche decennio fa – che non merita risposta. Si astenga comunque dal giudicare tanto severamente il prossimo, se non vuol essere giudicato con pari – e forse più efficace – severità.

  12. Gent. Sig. Pardo,

    Spero ci si renda conto che lo scritto sopra esposto rappresenta un coacervo di negazionismo storico, revanscismo fascista e disinformazione storico-militare. Il suo è un pessimo articolo che esprime un pensiero altamente diseducativo.
    Personalmente sono a favore di una pacifica coesistenza Israele-Palestina, con spazi vitali e dignità nazionale ad emtrambe gli schieramenti. Non si può tuttavia giustificare una rappresaglia pura e semplice con la scusante della “popolazione inerme che vìola le Convenzioni”… Sono gli eserciti regolari i primi a dover rispettare le Convenzioni, non i civili. E se i primi non osservano le regole, i secondi hanno ben diritto di tutelarsi.
    Concludendo, caro Sig. Pardo, mi auguro che avrà il buon gusto e la cortesia di scusarsi innanzitutto con la Repubblica Italiana, sorta suo malgrado dalla Resistenza, e secondariamente proprio con quelle persone che dedicarono la propria gioventù a combattere una dittatura ed un regime occupante che si faceva beffe della Convenzione di Ginevra. Viceversa, mi aspetto almeno la sua cortesia di restituire il passaporto italiano dopo essersi trovato un Paese che ammetta e sopporti le sue aberrazioni antidemocratiche (visto che il nostro ordinamento giuridico vieta la creazione dello status di apolide). Altrimenti spero vivamente che Lei possa venir chiamato a rispondere nelle opportune sedi di dichiarazioni lesive della dignità altrui ai limiti della diffamazione.

  13. Chi si sentirà in diritto di protestare su quanto scritto, vuol dire che non capisce niente sul valore della vita.
    Purtroppo con le opinioni personali otteniamo poco ma se ben espresse, può darsi che giungano a chi ha tolto dal proprio vocabolario la parola “sensibilità”.
    A presto signor Gianni, buona giornata.

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