PUTIN E IL GIOCO D’AZZARDO

Vladimir Putin ha infilato la testa nel cappio ed oggi, se volesse fare marcia indietro, otterrebbe soltanto di stringere il nodo. Somiglia a quegli universitari che dicono in famiglia di avere sostenuto molti esami, o addirittura di essersi laureati, e temono il momento in cui fatalmente si scoprirà che hanno mentito.
Non si vuole affatto fare del sarcasmo. Questo genere di situazione è talmente tragico che – non si trattasse di Putin, cioè di qualcuno che ha scatenato una guerra che è già costata forse trecentomila morti – si avrebbe pietà del malcapitato. È il paradigma di chi ha commesso un errore e poi, con una lentezza tanto esasperante quanto spietata, vede avvicinarsi la punizione e il disonore.
Putin ha sbagliato quando, avendo visto che l’Ucraina resisteva, non ha fatto immediatamente marcia indietro. Ha detto di avere superato il primo esame e il resto è venuto da sé. Il mondo gli è rovinato addosso. Come chi volesse rubare un solo barattolo di marmellata e prendendolo facesse cadere a terra mille barattoli, che si rompono irrefrenabilmente con un frastuono orrendo. L’errore di Putin – quello di credere che l’Ucraina si sarebbe immediatamente arresa – l’abbiamo commesso tutti; ma lui, per non perdere la faccia, si è messo a rilanciare, e rilanciare, e rilanciare, fino a doversi chiedere per quanto tempo ancora potrà sedere al tavolo da gioco.
La sequenza dei rilanci è infinita. L’Ucraina non accoglie con gioia la proposta di unirsi alla Russia? “La invaderò con la forza nel giro di un paio di settimane”, pensa Putin. “Impossibile prendere Kiev? Prenderò il Donbass e tutto il sud. Gli ucraini resistono ancora? Manderò sempre più uomini, dovesse morirne un milione. Proclamerò la mobilitazione, stabilirò la dittatura, manderò in galera chi è contro e chi esita, dirò a tutti che è in gioco il destino della Russia, che questo destino è fatalmente imperiale, ed userò tutte le armi in mio possesso. Minaccerò la Terza Guerra Mondiale, sventolerò le armi nucleari, mi affiderò al Gruppo Wagner, (che vergogna, aggiungiamo: recluta ‘combattenti’ nelle carceri) e farò qualunque cosa, assolutamente qualunque cosa, pur di avere partita vinta”.
La sua tragedia è che, secondo le prospettive attuali, non avrà partita vinta. Il suo impegno è lungi dal bastare. Il suo è il comportamento del giocatore che non si rende conto che non può vincere contro la roulette. Non esiste un sistema vincente, e men che meno è vincente la “martingala semplice”. L’unico modo di vincere contro un casinò è quello di non entrarci. Ma il vero giocatore questo non lo capirà mai. Non si capacita che la fortuna non possa finalmente girare a suo vantaggio ed è sempre pronto a riprovarci. Come Putin.
L’Occidente ha deciso di sostenere Kiev e, se manterrà la parola, Putin ha perso. Infatti in nessun caso riuscirà ad annettersi l’intera Ucraina: cosa che non prevedono nemmeno i putiniani più scatenati. E poiché, purtroppo, questo è lo scopo dell’“operazione militare speciale”, proclamato dall’inizio del 2022, qualunque pace sarà vista da tutti come la sua sconfitta.
Ci si chiede, questo sì, che cosa concederà l’Ucraina. O che cosa gli Stati Uniti forzeranno l’Ucraina a cedere: ma di una resa totale a Putin, in modo che la Russia possa confinare con la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia e la Polonia, non se ne parla. E purtroppo per Putin – sulla base della sua stessa propaganda di regime – nessuna soluzione diversa da questa potrà essere presentata al popolo russo come una vera vittoria. Soprattutto non dopo che saranno morte decine e decine di migliaia di soldati; non dopo che la Russia avrà subito tante pesanti sanzioni; non dopo che avrà subito un tale discredito da essere un paria internazionale. L’unico vero appoggio alla Russia lo danno due Stati Canaglia, la Corea del Nord e l’Iran. È più che difficile essere contenti di una simile situazione. Perfino se ad un certo momento Putin avesse l’aria di vincere la guerra, otterrebbe soltanto che l’Occidente, seriamente allarmato, si batterebbe molto di più per l’Ucraina. Per evitarne il crollo. E le capacità di ripresa degli Stati Uniti sono incredibili: si pensi alla guerra di Corea.
A questo punto si comprende perché Putin e i suoi accoliti mentano ed esagerino tanto, con le parole. Il fatto è che sono spaventati. Per come stanno le cose, qualunque pace, qualunque fine della guerra sarà per loro un disastro. Da quel momento sarà evidente al popolo russo che il sogno di ricostituire l’Unione Sovietica, o comunque una parvenza di Impero Russo, è sfumato. Non appena si allenterà la morsa della dittatura e cominceranno a circolare tutte le verità, incluso il numero dei morti, Putin avrà crescenti difficoltà a giustificarsi. Fra l’altro l’indignazione della gente sarà resa enorme dal fatto che il regime, finché ha potuto, ha raccontato più balle del necessario, e il contrasto con la realtà ne risulterà amplificato. Si ricordi ad esempio che Putin ha avuto il coraggio di dire che: “La Russia non ha mai perso una battaglia”. Infatti ha vinto quella di Tsushima, vero?
Nel momento in cui la realtà sarà nota, la gente misurerà i costi sopportati e i guadagni ricavati, e nessuna scusa di Putin potrà mai bastare. Quest’uomo è un personaggio tragico, quasi shakespeariano, nella sua solitudine. La Nemesi si accanirà contro di lui con la sua implacabile crudeltà.

PUTIN E IL GIOCO D’AZZARDOultima modifica: 2023-03-18T14:28:41+01:00da gianni.pardo
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