LA GARA

Ora sappiamo che con la vittoria di Elly Schlein il Pd sarà nuovo, nel senso che sarà vecchio. Infatti tornerà al massimalismo, cioè all’estremismo, questo essendo secondo Lenin, “la malattia infantile del comunismo”. Il Partito dunque, invece di distanziarsi da quel Movimento pagliaccesco che è il Partito di Conte (PdC), vuol fargli concorrenza sul suo stesso terreno: quello della demagogia ingenua, sommaria e contemporaneamente aggressiva. E uno si chiede chi vincerà la gara. A meno che non ci sia un limite oltre il quale non si può andare, e in questo caso, alla fine, sarebbero ex aequo.
Forse vale la pena di chiedersi se ci sia un limite, all’estremismo. Per la velocità, sappiamo che nulla mai potrà essere più veloce della luce; ma c’è un limite all’irrealismo, alla mancanza di senso critico, alla mancanza di scrupoli intellettuali? C’è un limite all’imbecillità? Purtroppo, secondo Einstein, la risposta è no. Ha detto: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma non sono sicuro dell’universo”.
Tutte le definizioni che dà la Treccani dell’imbecille (e di tutti i sinonimi: stupido, cretino, sciocco) finiscono col risultare il contrario di “intelligente” e si riportano dunque – rovesciandolo – al concetto di intelligenza. E questa che cos’è? Qualcuno, un po’ sul serio e un po’ paradossalmente, l’ha definita: “Quella cosa che misurano i test di intelligenza”. I quali, come è noto, consistono nella soluzione di alcuni problemi. E questa risposta mi pare molto meglio di niente.
Ecco un mio esempio. Dice un tale: “Ho un problema con mio fratello. Dobbiamo stabilire come dividerci la casa che abbiamo ricevuto in eredità, chi deve tenersela e quanto deve ricevere l’altro quale metà del valore. E non riusciamo a metterci d’accordo”. Il suo amico gli risponde: “Se in teoria sei disposto ad ambedue le soluzioni, dici a tuo fratello: ‘Stabilisci tu quanto vale metà della casa e io sceglierò se, al prezzo da te stabilito, preferisco vendere o comprare. Se il sistema non ti convince, stabilirò io il prezzo, e tu sceglierai se vendere o comprare. In nessun caso potrai dire che ti ho imbrogliato’. E se lui dice di no significa che è in malafede. In questo caso non devi liberarti solo della casa, ma anche di lui”.
Così arriviamo ad un dato tutt’altro che trascurabile: il controllo dell’intelligenza è l’utilità, il confronto vittorioso con la realtà. Non possiamo definire “intelligente” l’idealista le cui eleganti teorie sono inapplicabili: perché quelle teorie tendevano a risolvere un problema e non lo risolvono. Questo semplice criterio basta a demolire l’intera economia marxista. Marx voleva migliorare la condizione degli operai, ma la sua teoria, applicata in Russia (e purtroppo non solo lì) ha prodotto uno dei più grandi fenomeni storici di miseria di massa. Dunque la teoria marxista era sbagliata e per affermarlo non è necessario leggere nessun libro.
Così abbiamo trovato l’essenza della stupidità (l’incapacità di risolvere un problema) e il metro concreto per misurarla: l’insuccesso. Qual è la sanzione di chi si intestardisce a guidare un’azienda in cui i costi superano i ricavi? Il fallimento. Qual è la sanzione del marxismo? La miseria. Qual è la sanzione della stupidità di chi, senza competenza, gioca con l’alta tensione? La folgorazione.
Tutto quanto precede permette di superare uno steccato che pareva separare campi diversi come l’intelligenza, la politica e l’economia. Potremmo definire un imbecille il piccolo politicante di paese che pontifica nella bettola, ma potremmo definire un imbecille anche il grande politologo che sostiene in televisione una ricetta economica disastrosa. I personaggi sono diversi dal punto di vista culturale, ma si equivalgono nella concretezza: tanto che possiamo serenamente definire ambedue cretini. Perché lo sono agli effetti pratici.
Parlando di imbecillità, a proposito dei Cinque Stelle e di Elly Schlein, non si intendeva dunque insultarli. Si voleva soltanto dire che le loro ricette politico-economiche, se applicate, produrrebbero quei disastri che potrebbe provocare un imbecille. In questo senso anche Karl Marx fu un imbecille, e certo non perché fosse un ignorante: soltanto perché l’applicazione delle sue teorie ha avuto effetti nefasti. Era addirittura sciocca e ingenua l’idea che gli uomini potessero lavorare per il bene comune come lavorerebbero per sé stessi. Per questo l’umanità non ha nessuna ragione di essere grata a Marx.
Il Partito di Conte e il Partito di Schlein si avviano ad una gara di irrealismo. Basta citare la loro volontà di procedere alla redistribuzione della ricchezza (“re”? E quando mai è stata distribuita, prima?) senza pensare che prima quella ricchezza bisogna produrla. E certo non ci si riesce facendo la guerra alle imprese e aumentando le tasse.
Quale sarebbe il limite dell’azione di Conte e Schlein, se potessero seriamente influire sul governo del Paese? Il collasso della nazione. Infatti anche le nazioni possono andare in coma: per una guerra sbagliata, come la Germania del 1945, o per avere applicato le teorie economiche di sinistra, come l’Argentina e soprattutto il Venezuela.

LA GARAultima modifica: 2023-03-10T13:47:09+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA GARA

  1. Che mi sia permesso questa riflessione critica sul Papa attuale, il quale sembra dare spesso lezioni di economia ai governi.
    La Chiesa dà l’insegnamento della bontà: “La chiesa cristiana è la sola che abbia per sua base l’amore per coloro che sono capaci di amare”. (G. Prezzolini) L’incomparabile dono che la Chiesa sa dare è inoltre la promessa di una vita ultraterrena, dove si ristabiliranno finalmente per noi la verità e la giustizia, e dove ci ricongiungeremo agli esseri amati che non ci sono più. Questa speranza aiuta a vivere arrecando sollievo a chi soffre.
    La cosa peggiore che potrebbe capitare alla religione è di divenire un’ideologia laica. La speranza nell’al di là si trasformerebbe in speranza nell’al di qua. La fede nel paradiso sarebbe rimpiazzata dalla fede nella giustizia sociale. E il prete da uomo straordinario, come lo definisce Prezzolini, diventerebbe un uomo ordinario. E anche il Papa, da simbolo in terra del Signore dei cieli quindi da essere eccezionale dalla potente forza simbolica, discenderebbe al livello di un essere comune, come esseri comuni sono i sociologi, i sindacalisti, i politici. E difatti l’immagine che papa Bergoglio, che ha dismesso i panni regali di un sovrano pontefice, dà di sé è quella di un attivista ecclesiastico che fa lodevoli discorsi politici a favore dei poveri e degli afflitti, denuncia gli occidentali e critica l’esistenza stessa delle nazioni con le loro leggi e i loro confini.
    Io credo che un Papa che invade il campo degli economisti, dei sociologi, dei politici, dei sindacalisti, ha molto da perdere, poiché ridimensiona l’enorme potere che il messaggio d’amore e la speranza in una vita ultraterrena danno al rappresentante del Signore. Il Papa rischia di somigliare sempre più al capo di un partito: il partito del Vaticano. Un partito che si trova a dover competere con altri partiti, fazioni, movimenti, in forte conflitto tra loro.
    Ma se applicassimo per davvero il Vangelo faremmo fare la fame all’intera nostra società, che cadrebbe in pezzi, perché noi confideremmo nella provvidenza grattandoci la pancia, e dovremmo tenere le porte delle nostre case socchiuse a beneficio del nostro prossimo da amare – “da amare come noi stessi ci amiamo” – anche se il nostro prossimo decidesse di presentarsi di notte e non di giorno, da noi. E inoltre, applicando integralmente il Vangelo diventeremmo vittime dei violenti; refrattari questi ultimi al Vangelo.

  2. E dàlli con la natura umana! Un pensatore chiaro e comprensibile – Ortega y Gasset – sosteneva che la natura umana era di non averne una ben definita. Tanto è vero che oggi possiamo cambiare allegramente anche il sesso …
    Scherzi a parte, credo che una natura umana esista e di questa faccia parte anche un sano egoismo: vengo prima io e la famiglia, poi gli amici, i conoscenti e magari anche i connazionali. Poi tutti gli altri, anzi l’intera umanità (abbondiamo, diceva Totò). Per il papa e i comunisti invece viene prima l’intera umanità o, se non prima, siamo tutti alla parti, ci salveremo tutti insieme o sarà la fine.
    Una ventina d’anni fa si leggeva nel mensile del fanatico Flores d’Arcais, in MicroMega: socialismo o barbarie! E invece anche i veri e forse unici socialisti, quelli dei kibbutz, hanno mollato. Non c’è niente da fare, sembra: prima io e la mia famiglia, poi gli amici, i conoscenti e magari anche i connazionali. Il socialismo proprio non sembra funzionare, o solo nella fase iniziale quando si è entusiasti.
    E tuttavia chiedo: siamo 8 miliardi e saremo presto 10 miliardi. Tutti questi miliardi hanno bisogni primari da soddisfare (acqua, cibo innanzi tutto, e poi un tetto, e poi magari anche l’istruzione e la sanità, e poi magari anche gli svaghi, insomma tutti hanno diritto a una “vita decente” – o no?). Come assicurare a tutti i 10 miliardi una vita decente? Col libero mercato o l’economia sociale di mercato? Ma stiamo scherzando? Dovremo pure metterci d’accordo su alcuni principi irrinunciabili o non negoziabili.

  3. Una volta esisteva un (unico) esempio di successo del socialismo, i Kibbutz israeliani. Fiorivano piu’ per dedizione alla nuova Nazione che per libera scelta. In Russia il Sol dell’ avvenire non aveva mai avuto molti entusiastici seguaci (a parte eccezioni come il famoso Stakanov). L’unica cosa che importava era la bottiglia di vodka da bere alla sera. In Israele invece, c’era l’entusiasmo dei pionieri e la genuina speranza per un futuro migliore. Da qui il senso di collaborazione spontaneo.

    Beh, non e’ durato molto. Il sistema dei kibbutz e’ oggigiorno fallito. E la ragione, come scrive l’autore del seguente articolo, e’ nient’altro che “Socialism is incompatible with human nature”. Articolo molto ben scritto, a mio avviso.

    https://www.spectator.co.uk/article/the-rise-and-disastrous-fall-of-the-kibbutz/

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