IL PD NEL BOSCO

La vittoria di Elly Schlein è una pessima notizia. Per il Partito Democratico.
Come sa chi è in grado di leggere i necrologi, il comunismo è morto. Non solo è morto storicamente, con l’implosione dell’Unione Sovietica, ma è morto culturalmente, nel senso che nessuno oggi suggerisce le ricette di Karl Marx per risolvere i problemi della società. È rimasta certo la spinta di sinistra: popolare, demagogica, pauperista e in larga misura selvaggia. Ma, senza la spina dorsale di un’ideologia praticabile, o almeno plausibile, o almeno decente. Da questo i problemi insolubili del Pd. I suoi dirigenti meno irrazionali hanno ben compreso che a sinistra (il passato) non c’era speranza, e al centro (almeno come forma di tentativo, il Terzo Polo) non c’era spazio.
Ovviamente non si ignorava che esisteva ancora, nel Paese, un nocciolo duro di “vandeani” che si opponevano ad ogni novità e ad ogni tentativo di modernizzazione in senso socialdemocratico del Partito. Addirittura convinti che la salvezza fosse quella di tornare al Pci d’antan, quelli degli Anni Settanta, quando ancora si sperava – confessatamente o sottotraccia – nella Rivoluzione Proletaria. Ma questi “vandéens”, anche se non lo capivano, avevano perso l’autobus della storia. La salvezza non poteva stare che altrove. E nello sforzo di non lasciare nessuno fuori, cioè di non perdere neanche un voto, il Partito è divenuto irriconoscibile, rischiando così di perderli tutti, i voti.
Ora, con Elly Schlein, è come se il Partito avesse risolutamente imboccato una via: quella dell’estremismo, fino a considerare accettabili i Cinque Stelle scervellati, le Sardine primitive e giovaniliste, i comunisti irredenti, rozzi e, all’occasione, violenti. La Rivoluzione, come diceva Lenin, non è un pranzo di gala. In altri termini, il mondo di Schlein sembra essere quello in cui, constatato che l‘alcolismo mina il cervello e conduce alla morte, si è deciso di bere di più, senza alcun limite. E al riguardo sia consentito riportare un aneddoto divertente e indimenticabile.
C’era una volta un sant’uomo che viveva in una caverna, in perfetta solitudine, pregando e facendo penitenza. Il diavolo avrebbe voluto indurlo a peccare ma non sapeva come fare. Che genere di peccati poteva commettere, quel vecchio? Il diavolo provò dunque con l’ira. Gli rovesciava il catino con l’acqua, gli faceva trovare il pagliericcio per terra, gli sporcava la Bibbia col fango, ma il vecchio se la prendeva con filosofia. “Questo è il diavolo che vuol farmi arrabbiare”, diceva, e andava a riprendere, lontano, un altro catino d’acqua, rimetteva il pagliericcio sul letto, aspettava che la Bibbia si asciugasse e la ripuliva.
Un giorno però il diavolo ebbe un’idea. Sapendo che il vecchio eremita faceva ogni giorno una passeggiata nel bosco, si trasformò in una vecchina e cominciò a cercare di caricarsi sulle spalle una fascina di legna. Ma la fascina era troppo pesante. Allora disfaceva il nodo sulla corda che la teneva insieme, aggiungeva altra legna, riannodava la corda e cercava di caricarsi la fascina sulle spalle. Non ci riusciva, allora disfaceva il nodo…
Il sant’uomo, che aveva visto tutte queste manovre avvicinandosi, giunto accanto a lei non poté trattenersi dal dirle, con indignazione: “Accidenti, benedetta donna, ma non lo capite che dovete togliere legna, non aggiungerne? Siete scema?”
Il diavolo allora riprese il suo aspetto normale e rise. Aveva vinto. Se c’è qualcosa che fa perdere la pazienza anche ai santi, è la stupidità. Nel partito “comunista” attuale si è deciso di aggiungere problemi ad un partito che già ne aveva molti, ma forse questo è un bene. Da un lato il Pd della Schlein non vincerà certo dove hanno fallito Togliatti, Cossutta e Berlinguer; dall’altro forse molti votanti di sinistra, ma non dementi, capiranno che non possono affidare l’Italia a persone come Mattia Santori o la stessa Schlein. Tutto questo potrebbe rinvigorire un partito socialdemocratico di centro, fino alla fusione del Terzo Polo (che invece aveva imboccato la via giusta) con quella parte del Pd che, in un primo momento, aveva cercato di imbarcare Calenda e sbarcare Fratoianni. Invece, per come si prospetta oggi il programma della Schlein, si direbbe che il Pd sia divenuto il camion della Nettezza Urbana, che va per ogni dove raccogliendo ciò che di negativo tutti rifiutano. Una versione motorizzata di quella “spazzatura della storia” di cui parlava Trotzskij.
Quando, guidando male, si arriva sul bordo del burrone, anche ad avere quattro marce avanti, ce n’è solo una giusta, la marcia indietro. Meno legna, non più legna.
giannipardo.myblog.it

IL PD NEL BOSCOultima modifica: 2023-02-27T09:30:47+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “IL PD NEL BOSCO

  1. Chi ha votato la Schlein ragiona in modo diametralmente opposto: moltissimi sono convinti che la crisi del PD sia dovuta al fatto che questo partito ha perduto la propria anima di sinistra e che quindi la soluzione sia “più sinistra”. Finalmente, aggiungono.
    I pasti gratis per queste persone esistono, eccome se esistono. Basta volerli.
    Una possibile soluzione potrebbe essere introdurre lo studio dei rudimenti dell’economia nella scuola dell’obbligo.

  2. Sì, tutto vero e giusto. La Schlein potrebbe anche far pena. Ma … Già, c’è un ma.
    Come gestire una massa di otto miliardi di esseri umani, destinata ad accrescersi ancora? Col libero mercato, con l’economia sociale di mercato? Col reddito di base incondizionato (che in Svizzera sarebbe stato di ben 2’500 franchi a persona)? 2500 franchi o 5000 per coppia sembra una cifra enorme, ma coprirebbe appena le spese fisse, la gente avrebbe lo stesso bisogno di un lavoro per arrotondare il reddito di base. E dove lo trovi il lavoro se ce ne sarà sempre meno?
    E se la soluzione fosse l’esecrato comunismo, come pensa anche il papa? E come pensa anche l’élite di Davos, quella di Klaus Schwab. Che dice: nessuno possederà più nulla, ma saranno tutti felici (dunque niente casa o auto di proprietà, essendo la proprietà abolita per decreto). Ma com’è che tutti sarebbero lo stesso felici? Perché l’élite fornirebbe alle masse tutto ciò di cui hanno bisogno, e non solo pane e giochi. Insomma, l’antica Roma in versione moderna: élite ricchissime grazie alle guerre continue (solo nel 236 a. C. i romani se ne stettero quieti, se no sempre in giro a razziare), e popolo miserabile ma contento col pane e il circo. Persino un non comunista, anzi un cattolico fervente come Ettore Gotti Tedeschi, ha detto che in fondo siamo (noi le élite) in grado di soddisfare tutti i bisogni delle masse senza che lavorino. E non solo pane e giochi come una volta bensì ogni ben di Dio (cibo, acqua, casa, istruzione, sanità, svaghi, turismo, sesso à gogo ecc.). Però niente proprietà, eh! Solo le élite avranno proprietà.
    Scusate, non me le sono inventate o sognate io queste cose: sta tutto scritto papale papale nell’opera di Schwab. Un mondo di fiaba o un incubo?

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