BORIS JOHNSON

Forse sono un inguaribile conservatore, ma quando qualcuno si dimette da un’alta carica, invece di essere contento sono preoccupato: non perché ami chiunque sia importante ma perché, essendo pessimista (per esperienza), mi chiedo sempre se il successore non sarà ancora peggiore. E poi trovo indecente la gioia per la sconfitta di qualcuno. Naturalmente a meno che non si tratti di un personaggio come Recepit Erdogan o – soprattutto – Saddam Hussein. Anche se poi uno è costretto ad ammettere che certi Paesi gli somigliano. La Turchia da dieci anni sta dimostrando di meritare il Sultano e di non aver meritato Atatürk.
Di Boris Johnson avevo sentito parlare come sindaco di Londra e non mi era simpatico, fondamentalmente per due motivi, e dovrei vergognarmi di ambedue. Il primo era il nome. Boris? Andare a chiamare un inglese Boris è più o meno come chiamare un italiano Ahmed. Da che genere di famiglia veniva, costui? Che imprinting aveva, che educazione gli avevano dato? Poi mi dicevo che il nome non se lo era dato da sé, e mi davo dell’imbecille.
Il secondo motivo, forse ancora più futile, è la questione dei capelli. Ho avuto un compagno di classe, tutt’altro che un Adone ma per niente cretino il quale, uscito dal liceo prese ad andare in giro con la pipa in bocca. Sempre. Più spesso spenta che accesa, ma volutamente, immancabilmente presente, come nel caso del Commissario Maigret o di Sandro Pertini. Ed io in cuor mio ridevo di lui. Perché diamine volere somigliare ad un personaggio, perché diamine volersi dare un connotato riconoscibile, tanto da poter dire: “Quello che porta sempre un berretto verde”, “Quello con gli occhiali dalla montatura rossa”, “Quello sempre con la pipa”? Se si ha veramente una personalità fuori dall’ordinario la gente se ne accorgerà. E se non la si ha, non la si acquisterà con una pipa.
Il procedimento non conosce eccezioni. Ho letto che una volta Charles Baudelaire, per sbalordire gli amici, si tinse i capelli di verde. Ma gli amici lo seppero in tempo e gli giocarono un tiro tremendo. Quando si presentò al café, nessuno fece caso a lui. Finché lo stesso Charles, disperato, li affrontò: “Ma non notate niente, in me?” “Hai i capelli verdi, gli rispose uno. E allora?”
Perfino le persone più importanti a volte non resistono a questa tentazione. Margaret Thatcher aveva una pettinatura così catafratta nella sua perfezione che sembrava l’opera di uno scultore. In marmo. E Boris è stato tanto accuratamente spettinato quanto the Iron Lady era pettinata. Ed io mi chiedevo: ci tiene tanto a recitare la parte dell’inglese eccentrico?
Ma qui si fermavano le mie critiche. Infatti l’inglese eccentrico è talmente un personaggio diffuso, su quell’isola, che a volte rimane una persona perfettamente seria. Né mi sono scandalizzato per i suoi party vietati in tempo di Covid. Peccatucci di cui gli inglesi, dimenticando certi comportamenti di Carlo VIII, hanno menato immenso scandalo. Se Jerome K.Jerome ha potuto scrivere “Tre uomini a zonzo” è stato perché poteva mettere a confronto gli inglesi disordinati e i tedeschi ordinati. E gli inglesi disordinati lo sono veramente. Come poi possano essere anche autentici guerrieri conquistatori di un impero, vincitori di Due Guerre Mondiali (mentre i tedeschi stanno a Zero Tituli) ed anche oggi un Paese militarmente da prendere del tutto sul serio, è un mistero. Ma un mistero al quale gli anglofili si sono rassegnati da sempre. Del resto, anche in occasione di questa dissennata guerra scatenata da Putin, gli inglesi di Boris sono stati fra i più aggressivi e i più risoluti. Credo che il missile che ha affondato l’ammiraglia russa sia stato inglese (un “Harpoon”?). Insomma, col suo ciuffo biondo proteso in avanti, Johnson si è dimostrato degno della tradizione.
Speriamo che chi lo seguirà sia utile alla Gran Bretagna, la renda se possibile un po’ meno estrosa e non la metta in pericolo – nemmeno se fosse laburista – come è avvenuto negli anni precedenti la Thatcher. Ma nondimeno mille volte un personaggio da vaudeville come Johnson o un personaggio da commedia dell’arte come Giuseppe Conte, che il serioso, salutista, forse astemio Vladimir Putin. Come ha detto Ernest Renan, ho conosciuto molti furfanti che non erano moralisti, ma non ho conosciuto moralisti che non fossero furfanti.
giannipardo1@gmail.com

BORIS JOHNSONultima modifica: 2022-07-08T08:24:45+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “BORIS JOHNSON

  1. Non ci avevo pensato. Carmelo Hitler. Peppino von Bismarck. Alfio Heine. Certo, Alfio è più facile da pronunciare che Heinrich, ma potrebbe poi dedicarsi alla letteratura del Nord, come avrebbe detto Madame de Stael?

  2. Boris Johnson non suona poi così male, però.
    I nomi stranieri sono effettivamente di dubbio gusto, in questo i paesi di lingua tedesca battono tutti. È praticamente impossibile trovare un tedesco under 35 che abbia un nome tedesco: i nomi maschili più diffusi in Germania da anni sono Ben, Luca, Noah, Levi…
    Provi ad immaginare il nome Luca abbinato ad un cognome tedesco. Terrificante.

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