CHE COSA CONTA DI FARE LA CINA

Che cosa cosa conta di fare la Cina? A questa domanda nessuno di noi è in grado di rispondere. È possibile che a Pechino aspettino di saperne di più, oppure è possibile che sappiano già che cosa faranno, ma certo non ce lo fanno sapere. Sicché siamo costretti a contentarci dei dati obiettivi.
La Cina è un Paese immenso. Ha un territorio enorme e una popolazione che è più di quattro volte quella degli Stati Uniti. Una popolazione che non sta con le mani in mano: prova ne sia che il mondo è invaso dai prodotti cinesi. Solo la follia autolesionista del maoismo ha potuto rendere affamata e stracciona una nazione con simili potenzialità.
Lo stesso accostamento agli Stati Uniti è fuorviante. Questi, essendo una democrazia, ne hanno tutte le debolezze. La Cina invece, essendo una dittatura (o, ad andar bene, un’oligarchia) non ha problemi politici. Non ha un’opposizione e può formulare programmi anche per dieci o quindici anni. Gli americani sono bambini viziati che passano il tempo a dire peste e corna del loro Paese mentre i cinesi, con l’anima pragmatica e prosaica che si ritrovano, sono contenti dei vantaggi materiali e si disinteressano di politica. Per noi il colmo del cinismo è “Franza o Spagna, basta che se magna”; per loro non si tratterebbe di Francia o Spagna ma di tutti gli Stati dell’Onu.
La Cina non teme nessuno e non ha bisogno di nessuno. Già oggi possiede un esercito, una marina e un’aviazione che la rendono una grande potenza (tanto da far vivere nell’angoscia Taiwan) ed è una grande potenza che, a differenza della Russia, non affama la propria popolazione pur di armarsi. È abbastanza ricca per avere il burro, i cannoni, e anche le vacanze all’estero. Il livello di vita, dai tempi di Mao, si è moltiplicato non so più per quale cifra.
Per riassumere, la Russia amerebbe essere una superpotenza ma, malgrado il suo armamento atomico (che ha anche il Pakistan) non lo è affatto. E infatti è costantemente spaventata perfino dagli Stati Baltici o dall’Ucraina. Gli Stati Uniti sono una superpotenza che non ha paura di nessuno ma è costantemente afflitta da problemi politici e da scrupoli democratici. La Cina invece ha la serenità della belva che sta al top della scala alimentare. Ed oggi ha già mangiato. Certo, deve tenersi buoni gli Stati Uniti, perché sono una grande potenza economica, militare e tecnologica. E soprattutto perché sono insostituibili clienti. Né la Cina ha difficoltà, in questo. Perché persegue i suoi scopi con estremo realismo. Non cercherà mai di ottenere ciò che è molto costoso e tiene costantemente il conto del dare e dell’avere. Ai Paesi europei qualcuno ha potuto illustrare l’impresa delle Crociate come qualcosa di doveroso; la Cina, se fosse stata qui, avrebbe chiesto: “E io che ci guadagno?”
Così veniamo all’attualità. Personalmente sono sicuro che la Cina non comprende la folle guerra di Putin in Ucraina. A Pechino si chiederanno: “Che cosa ci voleva guadagnare? E soprattutto, che cosa ci ha guadagnato?” E nel dubbio, finché le bocce non si fermeranno, la Cina starà a guardare, per vedere che cosa le convenga fare. “Convenga” nel più preciso significato economico. L’insopportabile prevaricazione giuridica e morale della Russia, che fa ribollire il sangue a noi e soprattutto agli americani, lascia Pechino indifferente. Se la Russia inghiotte l’Ucraina per la Cina si applica la regola per la quale pesce grosso mangia pesce piccolo. Se invece il pesce piccolo si pianta come una spina di traverso nella bocca del pesce più grosso, ebbene, tanto peggio per il pesce grosso. Avrebbe dovuto avere migliori informazioni sul pesce piccolo.
Ecco perché ci risulta tanto difficile capire quello che pensano a Pechino. Mentre noi facciamo mille calcoli militari, storici, morali e giuridici, loro si chiedono soltanto se c’è da guadagnare o da perdere. Cosicché, se alla fine alla Cina converrà correre in soccorso del vincitore non se ne priverà di certo. E non rischierà nemmeno di doversi rimangiare qualche affermazione o qualche promessa, perché non ne ha fatte.
Che un simile Paese abbia potuto seguire come un profeta l’assurdo Mao Tse Tung è uno dei misteri della storia. Ma è anche vero che Mao – per esempio con la famigerata “Rivoluzione Culturale” – si è fatto forte dei giovani. Della parte più vigorosa e meno saggia della nazione.
giannipardo1@gmail.com
18 aprile 2022

CHE COSA CONTA DI FARE LA CINAultima modifica: 2022-04-18T07:26:10+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “CHE COSA CONTA DI FARE LA CINA

  1. x Roberto S.

    Io credo che se la Cina sta alla finestra a guardare, non se la gode certamente.

    Secondo le stime di ANZ Research, a causa della guerra in Ucraina il surplus commerciale della Cina quest’anno potrebbe ridursi a 238 miliardi di dollari, appena il 35% circa del massimo storico di 676 miliardi di dollari raggiunto nel 2021. E un default finanziario della Russia, in parallelo con un calo dell’economia europea (il secondo partner commerciale della Cina dopo gli USA), avrebbero ampi effetti sull’economia cinese e in generale sui mercati emergenti di tutto il mondo.

  2. La Cina non ha bisogno di fare nulla, e giustamente “sta alla finestra” a godersi lo spettacolo. La “decadenza dell’Occidente” è già iniziata e tutto ciò che la Cina fa per rafforzare la propria potenza è gradito e benedetto dal suo popolo che in esso trova il riscatto delle “umiliazioni” del passato. Fesso l’ “Occidente” che gli ha dato in mano le chiavi per intrufolarsi nei suoi mercati e appropriarsi delle tecnologie. E alla Cina si accoderà l’India come vassalla e beneficiaria di sostegno e contributo.
    In tutto questo, rimane isolata e ininfluente l’Africa, infettata da divisioni tribali e religiose, povertà, corruzione; terra di conquista economica destinata alla sudditanza.
    All’ “Occidente” non resta che continuare a battersi il petto e esecrare i suoi peccati (la schiavitù al denaro, il sessismo, il razzismo, il mangiare animali eccetera), presenti e passati, che vede il suo tramonto come giusta punizione.
    E l’Europa, “culla della civiltà”? Sì, me ne hanno parlato… dov’è? Ho vaghe notizie di un borgo chiamato Italia, che afferma di essere il migliore perché ha il 70% delle bellezze artistiche del mondo e ha il Parmigiano Reggiano. Ah, sì, l’Europa deve forse essere quel condominio litigioso e sempre indeciso popolato da gente eterogenea e chiassosa; ma divertente, però, e ancor più quando vuole atteggiarsi a “persona seria”, ma col cappello a sghimbescio e la camicia fuori dei pantaloni.
    (Ah, come mi sento soddisfatto di questa “lezione di geopolitica”! Corro a pubblicarla su Facebook, almeno 10 like li guadagno, e magari mi chiamano in tv).

  3. Gianni, la figura di Mao e’ cosi’ complessa che non credo sia possible liquidarla con poche parole di condanna.
    La Cina non sarebbe cio’ che e’ oggi, se non fosse stato per Mao. Prima che la rivoluzione prendesse il potere nel 1949, la Cina era stata dominata da potenze imperialiste straniere. Praticamente da ogni punto di vista, l’economia era vicina al fondo della scala dello sviluppo mondiale. L’industria era quasi inesistente. L’agricoltura era una servitù brutale. La Cina aveva l’inflazione più rovinosa nella storia del mondo moderno. Aveva un vasto mondo criminale di gangster e società segrete e quasi 90 milioni di tossicodipendenti da oppio. Per le donne era un vero inferno: la fasciatura dei piedi, i matrimoni combinati e le spose bambine erano pratiche sociali diffuse. La prostituzione era dilagante nelle città.

    Questo tipo di mali sociali e l’estrema polarizzazione della ricchezza che esisteva prima del 1949 furono sradicati dalla rivoluzione, attraverso l’instaurazione del potere statale proletario.

    Ma certamente non possiamo dimenticare i circa 45 milioni di vittime della Rivoluzione Culturale, i quali rendono Mao il piu’ grande criminale della storia. Mao ne fu parzialmente al corrente, ma venne tenuto inconsapevole di buona parte delle morti nelle aree rurali. Quando si rese conto della situazione, nel 1960, per solidarieta’ decise di non mangiare carne per sette mesi. Ben poca cosa, purtroppo.

    Il seguente giudizio su Mao si puo’ trovare sull’Encyclopedia Britannica.

    “There is no single accepted measure of Mao and his long career. How does one weigh, for example, the good fortune of peasants acquiring land against millions of executions and deaths? How does one balance the real economic achievements after 1949 against the starvation that came in the wake of the Great Leap Forward or the bloody shambles of the Cultural Revolution? It is, perhaps, possible to accept the official verdict that, despite the “errors of his later years,” Mao’s merits outweighed his faults, while underscoring the fact that the account is very finely balanced.”
    Stuart Reynolds Schram – Encyclopedia Britannica
    Traduco:
    Non esiste un’unica valutazione accettata di Mao e della sua lunga carriera. Come si fa a pesare, ad esempio, la fortuna dei contadini che acquistarono terre contro milioni di esecuzioni e morti? Come bilanciare le reali conquiste economiche dopo il 1949 con la fame che arrivo’ sulla scia del Grande Balzo in Avanti o il sanguinoso caos della Rivoluzione culturale? Forse e’ possibile accettare il verdetto ufficiale secondo cui, nonostante gli “errori dei suoi ultimi anni”, i meriti di Mao hanno superato i suoi difetti, sottolineando il fatto che il conto è molto finemente equilibrato.
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    Commento piuttosto lunghetto, di cui mi scuso.

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