NONNA PILAR

Un apologo

NONNA PILAR

Forse perché di antico ceppo castigliano, Pilar i suoi ottantadue anni se li godeva in piena salute. Aveva una mente chiara e una gran voglia di vivere. Mangiava come un portuale, faceva spesso le scale a piedi, per arrivare al suo quinto piano, e, se non andava al cinema o a teatro, passava le serate a giocare a ramino con amiche vecchie quanto lei. I parenti non la frequentavano più anche perché, spesso, invece di essere la classica anziana signora grata della carità di un po’ di compagnia, era sarcastica e dimostrava a tutti quanto fossero ignoranti e sciocchi. Era una rompiscatole: fra l’altro, invece di essere tenera con i nipotini, pretendeva che fossero bene educati e non accettava di badare a loro neanche per un paio d’ore. La soluzione che fece felici tutti fu la distanza. I parenti non andavano a trovarla e lei dimostrava in ogni modo che non aveva bisogno di loro. Fra l’altro, era di abitudini sobrie e la sua piccola pensione le era più che sufficiente.

Tutto sarebbe andato avanti così chissà per quanto tempo se il diavolo non ci avesse messo la coda: da un giorno all’altro un biglietto della lotteria regalò alla vecchia Pilar due milioni di euro. Due milioni di euro! E che poteva farne, un’anziana come lei? cominciarono a chiedersi i parenti. Qualcuno concepiva che avrebbe magari potuto fare quel “viaggio intorno al mondo” di cui amava parlare ma con meno di diecimila euro di quei viaggi poteva farne uno o due. L’unica cosa sicura è che non poteva tenere quel denaro per sé. Che farne, dunque?

Si riunì il consiglio di famiglia e parteciparono tutti i parenti, anche quelli che normalmente vivevano in Argentina. Costoro vennero dichiarando untuosamente che avevano da molto tempo in animo di venire a trovare i cari cugini. In tutto, poco meno di sessanta persone. Visto l’argomento di cui si trattava, Pilar non fu invitata: si prevedeva un aspro scontro di interessi e non si voleva che lei assistesse ad un simile spettacolo. Anche se era ovvio che lei non avrebbe potuto tenersi tutto quel denaro, non sarebbe stato bello farle capire che si era troppo impazienti per aspettare che morisse. Il suo dovere morale era di far sì che i suoi discendenti beneficiassero subito della fortuna che era naturalmente destinata a loro, senza aspettare inutilmente per qualche anno.

Malgrado questa convergenza sui doveri di Pilar, il diavolo si fece di nuovo vivo durante la riunione. Credevano di essere partiti da idee condivise e invece la discordia fu presto evidente. Bisognava lasciare una parte della somma alla vecchia: ma quanto, esattamente? Il denaro doveva distribuirlo lei stessa o darlo ad uno di loro, che si occupasse della spartizione? Il massimo del contrasto, quello che spinse tutti ad alzare la voce, si ebbe però a proposito del criterio di divisione: bisognava dividere come se si trattasse di un’eredità ab intestato, oppure semplicemente dando una quota uguale a tutti quelli che erano lì? E il cugino Alfredo con i suoi figli, che non era potuto venire, bisognava contarlo? E come reagire, se lei non fosse stata d’accordo sul criterio di spartizione? Bisognava interdirla? “Ma che dite, interdirla, quella farebbe interdire noi!” Alla fine si fece mezzanotte e i vicini telefonarono chiedendo che il baccano cessasse. La seduta fu aggiornata.

I muri delle case moderne non garantiscono certo la segretezza e qualcuno riferì il fatto all’anziana. Pilar rise divertita. “Mi avessero avvertita, gli avrei risparmiato la fatica”, spiegò. Non avrebbe dato niente a nessuno. Si sarebbe tenuto tutto, esattamente. E questo significava che la discussione era stata molto, molto prematura.

Naturalmente, quando i parenti seppero la notizia, furono sbalorditi, rattristati, indignati, addolorati, sorpresi, sconvolti, arrabbiati. Si chiesero come passare al contrattacco. Si riunirono ancora. Qualcuno propose di punirla non andando più a trovarla, ma così le si faceva un favore. Qualcun altro propose di farla decadere del titolo di nonna, ma ci si accorse che questo non è giuridicamente possibile. E comunque le sarebbe stato indifferente. Finalmente si decise che si sarebbe letto di domenica, sul sagrato, un documento in cui il comportamento di Pilar era definito immorale, egoista ed inumano. Pilar era una vecchiaccia avida e nessuno le avrebbe più rivolto la parola, finché non avesse consegnato il denaro. Avida? rise qualcuno: ma non sono loro, che vogliono i soldi? I parenti si videro dare ragione da tutti, ufficialmente, ma in realtà molti lettori di giornali, a casa loro, con quella vicenda si facevano le più matte risate.

Pilar andò ad abitare in un grande albergo, si mise a spendere a piene mani, sembrava ringiovanita ed era l’immagine stessa della serenità soddisfatta. Inoltre, faceva beneficenza a colpi di centinaia di migliaia di euro e si capì che non avrebbe lasciato un centesimo a nessuno. Ai parenti non rimase che continuare a litigare fra loro.

A questo punto si deve rivelare che Pilar di cognome si chiamava Riccardo Villari.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

12 gennaio 2009

NONNA PILARultima modifica: 2009-01-13T17:09:16+01:00da Giannipardo
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