L’ASSOLUZIONE

L’ASSOLUZIONE COME CATASTROFE

Ogni processo penale si conclude con una condanna o con un’assoluzione. Salvo ad essere malevoli, di quest’ultima non si può essere che contenti. Si può essere delusi per il fatto che non si è trovato il colpevole ma bisogna che sia il reo, a pagare, non qualcun altro.

L’assoluzione è un fatto positivo per l’accusato e dimostra lo scrupolo con cui è amministrata la giustizia: ma è una sconfitta per l’amministrazione della giustizia in generale. Significa che la polizia e i vari magistrati che hanno lavorato al caso, fino a mandare l’imputato a processo, hanno operato male. Se fossero stati più accurati, più competenti, più scrupolosi, non avrebbero fatto perdere tempo ai giudici; non avrebbero fatto spendere un bel po’ di soldi allo Stato (i processi costano moltissimo) e soprattutto non avrebbero fatto pagare carissimo ad un cittadino innocente, in termini di denaro e in termini di angoscia, la loro inefficienza. L’assoluzione è un trionfo della giustizia ma una sconfitta dello Stato.

Purtroppo in Italia non solo si rinvia disinvoltamente a giudizio ma a volte si tiene l’accusato in carcere non tanto per evitare l’inquinamento delle prove o il pericolo di fuga – come dice compuntamente il codice – quanto perché “così un po’ di galera se la sarà fatta”. Il p.m. abusa della legge e si sostituisce al giudice naturale.

Tutto questo è già abbastanza drammatico ma negli ultimi decenni la situazione si è perfino aggravata. È fisiologico che il giudice assolva qualcuno: ma se questa assoluzione arriva dopo che si è accusato a lungo  una singola persona per molti reati, si ha contemporaneamente la riprova dell’accanimento dei requirenti e dell’inconsistenza dell’imputazione. Il risultato è che si delegittima la stessa magistratura.

Anche i sassi sanno che un gruppetto di magistrati avrebbe amato vedere Giulio Andreotti in galera. O quanto meno morto mentre era accusato di reati infamanti. Purtroppo per loro, il senatore è longevo ed è stato costantemente assolto. Qualcuno (uno scandalo giuridico) si è contorto per dichiararlo colpevole malgrado il proscioglimento ma gli italiani hanno capito una cosa: che se appena appena Andreotti fosse stato colpevole di avere sputato per terra, i giudicanti l’avrebbero stangato. Se non l’hanno fatto, è perché non sono disonesti. Ma la conseguenza è la perdita di fiducia nella giustizia. Se qualcuno oggi accusasse Andreotti, molti direbbero: ma lasciatelo in pace! Quand’anche stavolta fosse colpevole.

Un secondo esempio: coorti intere di magistrati sarebbero stati felici di veder condannato ed eliminato dalla scena Corrado Carnevale, il quale invece ha sempre vinto, in ogni stato e grado di procedimento, sia penale che amministrativo. Qualche requirente aveva messo da parte la bilancia e la spada per attentare alla vita professionale di un alto magistrato garantista: per fortuna esiste ancora una magistratura giudicante che non si presta a queste infamie. Ma, anche qui, che figura ci hanno fatto, gli accusatori?

Un esempio ancora è Silvio Berlusconi. Da quando è sceso in politica, la Guardia di Finanza, non certo per propria iniziativa, è entrata poco meno di cinquecento volte negli uffici delle imprese di Berlusconi alla ricerca di reati. Nientemeno, alla ricerca di reati: come se la magistratura fosse sfaccendata e dovesse cercarsi il lavoro. Il Cavaliere è stato fatto oggetto di una miriade di accuse e di processi, uscendone sempre assolto, col risultato che alla fine gli italiani hanno giudicato i magistrati inaffidabili, faziosi, politicizzati e peggio. Oggi, se Berlusconi fosse condannato, molti penserebbero: è solo che stavolta hanno organizzato meglio la calunnia. Il fatto che si possa pensare questo è una catastrofe.

Tutto questo senza parlare di Enzo Tortora, di Calogero Mannino e di tanti altri.

Gli accusatori dovrebbero capire che l’assoluzione dell’imputato non è un caso anodino: è la loro personale sconfitta. La prova che hanno lavorato male. Che si sono lasciati trascinare dall’istinto del cacciatore che corre dietro la preda non per motivi alimentari ma per il piacere di ammazzarla. Non ci si deve stupire se il prestigio dei magistrati è al suo minimo storico.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

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14 dicembre 2008

 

L’ASSOLUZIONEultima modifica: 2008-12-14T10:59:28+01:00da Giannipardo
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6 pensieri su “L’ASSOLUZIONE

  1. Cara Giulia,
    lei cambia argomento e darle una risposta in due righe diviene difficile. Il Lodo Alfano? È stato il risultato patologico ma necessario di una situazione patologica. Io sono per l’immunità parlamentare, com’era prima di Tangentopoli. E non per amore dei politici quanto perché ricordo le ragioni che l’hanno fatta nascere. La politica non si fa col codice penale. Né facendo sì che il popolo mandi in carcere i capi (i parlamentari e i membri del governo) né permettendo che quelli mandino in carcere gli oppositori. La Ragion di Stato vuole che il capo sia processato, se del caso, quando il suo processo non danneggia più lo Stato. Lei sa che il Presidente della Repubblica può essere imputato solo di alto tradimento? Attualmente non può essere imputato neanche per omicidio. Ma – vede? – quante probabilità ci sono che Giorgio Napolitano ammazzi qualcuno? L’errore è stato avere pensato che potesse farlo Andreotti. E questa è stata quella patologia di cui parlavo all’inizio.

  2. Verità e giustizia: a cosa di più alto può aspirare un uomo e una donna per essere liberi?
    Lei allora, visto il dibattito attuale, ritiene giusta e vera una legge di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato?
    Ma al di là di questo, forse ha ragione, il clima è quello da lei percepito, mentre sarebbe opportuno togliere il velo (verità) e cercare di capire perché questo sia avvenuto. Analisi critica della realtà: se è come dice lei, è davvero triste ma bisogna trovarne anche la soluzione.
    un salutone,
    giulia

  3. Gentile Giulia,
    l’assoluzione di un imputato è un fatto fisiologico, nell’amministrazione della giustizia. Se non ci fossero assoluzioni, i giudici sarebbero direttamente i requirenti. L’assoluzione è una conseguenza naturale della terzietà del giudice, cioè del magistrato giudicante, rispetto all’accusa. Quello cui lei non vuol badare è il fatto che l’articolo si riferisce ai processi di grande risonanza mediatica. Se avviene troppo spesso che questi processi siano diretti verso certe persone e non verso altre, e queste persone perseguitate alla fine siano assolte, il risultato è quello che scrivevo io. Lei sta confondendo amministrazione della giustizia normale e amministrazione della giustizia influenzata dalla politica. Le è sembrato verosimile che Giulio Andreotti fosse accusato di omicidio?
    Lei spera che i magistrati siano “solo alla ricerca della verità”. Ebbene, questa è la tragedia: gli italiani si sono convinti che alcuni di loro siano solo alla ricerca del trionfo della loro idea politica, anche a spese della verità, o anche facendo finta di credere a ciò che dicono dei collaboratori di giustizia il cui credito è inferiore a quello di Barabba.

  4. Mi scusi, ma non capisco l’illogica assurdità nel voler a tutti i costi definire sconfitta l’assoluzione di un imputato. Se fosse così si dovrebbe indagare e accusare solo in flagranza di reato, ed anche lì ci sarebbe da ridere: mi viene in mente Travaglio quando parla della flagranza nel caso di reato di prostituzione (“ops, ero qui con la mia fidanzata :-).
    Non vedo i magistrati come cacciatori, spero siano solo alla ricerca della verità e se poi errare humanum est…beh, assolverò anche loro.
    un salutone
    giulia

  5. Gentile Maria,
    più appassionata che razionale.
    La prescrizione – che è colpa del sistema giudiziario e non dell’imputato – esclude non solo la condanna ma anche l’indagine sui fatti. Dunque l’accusato non è posto in grado di difendersi. Ma lei condanna lo stesso Andreotti. Sancta simplicitas.
    Se i giudici assolvono Berlusconi, sono stati comprati. Se lo condannassero alla galera a vita farebbero bene. Insomma lei sa tutta la verità e loro no. Peccato che lei non sia il solo giudice d’Italia. E peccato che non abbia la barba: dal barbiere (in Toscana) i suoi discorsi farebbero furore.
    Mi scusi, ma non posso discutere più a lungo, con lei, rimanendo cortese. Lei è tanto lontana dal diritto quanto io lo sono dalla chiromanzia.

  6. stai dicendo il falso,andreotti è colpevole, non perseguibile per prescrizione,berlusconi poi i giudici e finanza se li compera, io mi vergogno il loro essere italiani, ma per moi interesse poetico, li vorrei in galera a vita, mi fanno schifo e basta,meno male che sono vecchi e ne avremo per poco, almeno questo

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