LA SOLUZIONE TECNICA

Nel corso della sua lunga storia, l’umanità si è accorta che esistono problemi per i quali è ipotizzabile una soluzione tecnica e problemi per i quali essa è inconcepibile. La leva – la prima macchina semplice – ha permesso di spostare enormi pesi, ma la macchina più complicata del Ventunesimo Secolo non è in grado di far vivere in armonia due coniugi che ormai si detestano.

 

Nel corso dell’ultimo secolo tuttavia i progressi della tecnica e della scienza sono stati tali da indurre in esse una sconfinata fiducia. Per milioni di anni, l’ansia è stata uno stato d’animo, ora è qualcosa da combattere con l’ansiolitico; l’insonnia, a qualunque causa dovuta, ora si sconfigge col sonnifero; perfino le debolezze erettili recentemente hanno trovato un rimedio nel Viagra. Questo è avvenuto nel campo della medicina ma le cose non sono andate in modo diverso negli altri campi. Una volta lo Stato era in grado di mantenere l’ordine pubblico, ora perfino le casse di credito di provincia hanno doppie porte e metal detector. Una volta il bravo guidatore sapeva dosare la frenata, in modo che le ruote non si bloccassero per poi patinare, oggi l’ABS (Anti-block system) risolve per lui il problema. Certi prodotti sono addirittura “fool proof”, nel senso che , sono “a prova di cretino”, neanche lui riesce ad usarli male. Il risultato è che l’atteggiamento comune, dinanzi ad un problema, non è più: “come posso risolverlo?” ma: “che cosa può fare la scienza per me?”

 

Un esempio magnifico l’ho avuto giorni fa dinanzi al bancone di un negozio di telefonini. Una giovane coppia discuteva del modo di arginare le intemperanze del figlio dodicenne, che scaricava parecchie schede telefoniche al mese, inviava centinaia di sms, telefonava indefinitamente a lungo ad una compagnuccia (di già! E non era neppure la prima), tanto che quei genitori erano disperati. La soluzione che veniva loro proposta era quella di una tariffa speciale per un solo numero (quello della compagnuccia); marchingegni atti a rendere impossibile una spesa giornaliera che andasse oltre una certa cifra ed altre cose ancora, ma quel punto l’indignazione mi ha vinto e mi sono allontanato. Perché in tutta questa discussione mancavano le domande fondamentali: “Avete provato a togliergli il telefonino? Avete provato a non dargli denaro, quando la scheda finisce? Avete mai provato ad educarlo?”

 

Mentre ascoltava interessatissima la commessa, la giovane coppia sembrava trovare naturale e senza rimedio “umano” che il figlio si comportasse male. Cercare di contrastarlo sarebbe forse stato come rimproverare alla pioggia di cadere durante una festa di matrimonio. Tutto quello che si poteva fare era chiamare in soccorso la scienza. Spendere denaro in soluzioni tecniche. Dimettersi da educatori per divenire consumatori.

 

Questo episodio basta da solo ad illustrare il disorientamento contemporaneo. L’individuo non cerca in sé la soluzione dei propri problemi e per cominciare, in questo aiutato e sostenuto dalla mentalità corrente, dà la colpa agli altri. Se un giovane non studia, si droga, è violento, tutti si chiedono che colpe abbiano la scuola, i compagni, i genitori. Ora è vero che, se i genitori quel giovane l’avessero educato meglio, non si sarebbero avuti problemi: ma è anche giusto chiedersi se i nonni abbiano educato bene i genitori. Infatti, se l’ultimo rampollo è giustificato perché i suoi genitori non hanno saputo tirarlo su, perché non dovremmo perdonare questi genitori, a loro volta vittime della stessa incapacità? Inoltre, se essi fossero stati severi col minore, forse che la società non li avrebbe chiamati crudeli? Chi si può permettere di dare uno scapaccione al figlio?

 

Il buon senso è ridotto alla disperazione e vorrebbe chiedere, sommessamente: non sarebbe più semplice cominciare col dare la colpa della cattiva azione a chi l’ha compiuta? Se le colpe dei genitori fossero veramente determinanti, sarebbero ugualmente anormali tutti i figli: mentre è esperienza comune che i figli, a cominciare da Caino e Abele, raramente hanno comportamenti identici.

 

Il perdonismo impera. Se proprio non si può fare a meno di accusare qualcuno, pur di assolvere l’imputato, si ricorre all’alibi di Rousseau: l’uomo nasce buono e la società lo corrompe: eccola, la colpevole. Essa, oppure le scienza, che non ha risolto il problema.

 

Gli uomini sembrano bambini in attesa di una mamma che venga a salvarli, mentre il mondo va avanti a tentoni, pigiando nel buio i vari pulsanti che la scienza ha messo a sua disposizione.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

10 giugno 2008

 

 

LA SOLUZIONE TECNICAultima modifica: 2008-06-11T19:46:25+02:00da Giannipardo
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