GIORNALISTI PRESUNTUOSI

GIORNALISTI PRESUNTUOSI

 

In questi giorni ci sono scontri fra Georgia e Russia e, ovviamente, tutti i giornali ne parlano. Essi però, non si limitano a riferire i fatti: ne forniscono un’interpretazione. E qui gli opinionisti si dividono in due categorie: ci sono dei giornalisti come Ronchey, Bettiza, R.A.Segre e pochi altri, che o sono già competenti della materia – e possono dunque giudicare i fatti nuovi inastandoli su quelli vecchi – o, prima di scrivere, hanno l’onestà d’informarsi; e ci sono gli altri altri, moltissimi invece, che dopo una prima infarinatura sparano verità perentorie. Condannano ed assolvono. Dipingono quadri in cui le linee nette delle certezze sono sommerse da schizzi di colore e passione. Ovviamente non si parla neppure di tutta la pubblicistica di estrema sinistra che in ogni avvenimento trova un’occasione di predicazione e tutto fa rientrare nel suo schema manicheo.

 

Una delle prove dell’insopportabile superficialità della maggior parte dei giornalisti è data dalla facilità con cui dànno del cretino e dell’incompetente, quando non del delinquente, a qualunque Capo di Stato. A cominciare dal Presidente degli Stati Uniti e da Putin. Intendiamoci, non è che costoro, e in generale gli uomini politici le azzecchino tutte: la storia è piena di errori enormi, non raramente tragici. Tuttavia non bisogna dimenticare che chi comanda, a meno che non sia un pazzo come Adolf Hitler, si circonda di consiglieri e di competenti in tutte le branche. Ci sono staff interi che studiano i vari problemi per il governo. Quando dunque un Paese fa una certa mossa, la fa disponendo di un numero di dati enormemente maggiore di quello del giornalista. A questo punto si può ancora sbagliare, ma non è presuntuoso chi, seduto alla sua scrivania, giudica gli altri in modo sprezzante, quasi dicendo: “se solo ci fossi stato io, al suo posto”?

 

È vero, Bush si è illuso quando ha pensato che l’Iraq invaso si sarebbe presto e da solo trasformato in una pacifica democrazia. Ma non hanno sbagliato altrettanto pesantemente le migliaia di giornalisti che per anni hanno dichiarato quella guerra era disastrosa, persa, senza via d’uscita? Oggi il capitolo Iraq non fa nemmeno parte della campagna presidenziale americana, tanto quel generale Petraeus ha fatto miracoli.

 

Ci sono casi in cui stabilire chi ha torto e chi ha ragione è più che azzardato. In politica internazionale aggrapparsi al codice penale o alle leggi morali non serve a niente. Se il paese A invade il paese B e lo annette, è inutile stare a dire che la cosa è contraria al diritto: ex facto oritur ius, il diritto nasce dai fatti. Del resto, come si sono stabiliti i confini fra gli Stati che siamo abituati a considerare sacrosanti? Non certo in pacifiche conferenze internazionali. Diversamente Kaliningrad si chiamerebbe ancora Königsberg e, se il Tibet rimarrà cinese abbastanza a lungo, alla fine nessuno ricorderà come lo è diventato.

 

È vero, la stessa cosa non è riuscita a Saddam Hussein col Kuweit, ma perché ha sbattuto contro la forza delle armi americane. È col cannone, non col diritto, che gli irakeni sono stati sloggiati.

 

Nel recente dramma del Caucaso, non bisogna dimenticare che, accanto alla presunta inviolabilità della frontiere, esiste il principio di nazionalità. Un principio che nell’Ottocento è stato vangelo e che gli occidentali hanno ancora in questi mesi imprudentemente applicato nel Kosovo. Dunque, nel caso del Caucaso, si ha il contrasto fra l’inviolabilità delle frontiere, che dà ragione alla Georgia, e il principio di nazionalità che dà ragione all’Ossezia e al suo possente alleato russo. Ce n’è abbastanza per non tranciare giudizi con l’accetta.

 

Sbagliare è lecito ai Capi di Stato, benché circondati da esperti e consiglieri, e lo stesso diritto dev’essere consentito ai giornalisti. Ma ad una condizione: che non abbiano l’atteggiamento di Barbara Spinelli. Costei potrebbe concludere tutti i suoi articoli con questa semplice frase: “L’errore del Mondo è stato quello di non affidare le sue sorti alla sottoscritta. Ora, qualunque cosa gli succeda, è colpa sua”.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

12 agosto 2008

 

GIORNALISTI PRESUNTUOSIultima modifica: 2008-08-14T11:29:46+02:00da Giannipardo
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